Categorie
Economia USA

Ottobre l’ export italiano verso gli Usa

Visto che gli ” analisti economici”, tutti, nessuno escluso, da novembre del 2016 scrivono del ” pericolo protezionismo americano” con Trump, vi informo che ad ottobre l’ export italiano verso gli Usa è… aumentato del 17% mentre l’import è….diminuito dello 0.5%. In 10 mesi del protezionista trump il surplus commerciale verso gli usa passa da 18 a…..quasi 21 miliardi. Chi è protezionista, allora?

Categorie
Economia Italia

Credito alle imprese italiane

“Per quanto riguarda il credito alle imprese italiane, i dati della Bri segnalano un andamento assai contrastato: mentre era pari a 1.100 miliardi di euro ad inizio 2007 (70,1% del pil), ha toccato il livello massimo nel giugno del 2009 con 1.327 miliardi di euro (81,4% del pil), per mantenersi sostanzialmente a questa quota fino al settembre 2014, quando cifrò 1.309 miliardi (81% del pil). Da quel momento, l’ammontare è sceso in continuazione, in coincidenza con l’avvio della Banking Union e degli esercizi di vigilanza preventiva straordinaria da parte della Bce, arrivando a 1.264 miliardi nel marzo di quest’anno (75,4% del pil). La contrazione negli ultimi due anni è stata di 45 miliardi di euro (-2,6% sul pil).

Con il taglio del credito alle famiglie ed alle imprese italiane, e con un risparmio pubblico sempre positivo con la eccezione di un solo anno, e che nel 2017 è pari all’1,5% del pil, la crescita dell’Italia ha davvero del miracoloso considerando che il deficit del 2,1% serve solo a pagare la quota degli interessi non spesata con il saldo primario”.

Guido Salerno Aletta, La crescita è a debito, Milano finanza 18 novembre 2017

Categorie
Economia Italia

I dati americani non dicono nulla di buono

“I dati americani non dicono nulla di buono e, soprattutto, di nuovo. Nel complesso, lo stock di debito interno americano riferito ai comparti non finanziari (famiglie, imprese, governo federale, Stati ed autorità locali), crebbe all’incirca di 16 mila miliardi di dollari tra il 2000 ed il 2008, (passando da 19 a 35 mila miliardi). Alla fine del secondo trimestre di quest’anno, secondo i Financial Accounts pubblicati dalla Federal Reserve il 21 settembre scorso, il debito interno non finanziario era cresciuto ancora, di altri 13 mila miliardi, arrivando a sfiorare i 48 mila miliardi di dollari. Quest’ultimo ammontare è due volte e mezza più grande rispetto a quello del 2000 e superiore di un terzo rispetto a quello del 2008. L’economia americana, però, anche in termini nominali, non è cresciuta a valori paragonabili, ed infatti il rapporto credito totale interno/pil è passato dal 185% del 2000 al 238% del 2008, fino a raggiungere quest’anno il 247%. A fronte di un pil nominale americano cresciuto tra il 2000 ed il 2008 del 43%, il debito era cresciuto dell’84%. Tra il 2008 ed il 2017, il pil nominale è cresciuto del 32% mentre il debito ancora del 37%, misurato su una base di partenza già molto più alta . Ed infatti, considerando i valori assoluti, negli ultimi nove anni il pil nominale americano è cresciuto in media di 516 miliardi di dollari annui, mentre il debito al ritmo di 1.427 miliardi annui.”
Guido Salerno Aletta, La storia si ripete, la crescita è a debito, Milano Finanza 18 novembre 2017

Categorie
Economia Italia

Bilancia dei pagamenti italiana in surplus

A settembre la bilancia dei pagamenti italiana ha un surplus di 47 miliardi di euro, in crescita rispetto ai 43 di settembre 2016. L’ aumento è derivato dall’ esplosione del surplus dei redditi primari passati da 1,1 miliardi a 9.1 miliardi. Sono redditi da investimenti finanziari all’estero derivanti dal surplus della bilancia commerciale Delle merci, che si attesta a 46,8 miliardi, e dal risparmio gestito, 2 mila 57 miliardi di massa, al 98% investito all’ estero. Dunque, esportiamo, risparmiamo e investiamo all’ estero, facendo ricchi altri paesi e nel frattempo un po’ di gente, anziché investire in Italia, porta i soldi all’ estero campando di rendita. L’ Italia, tra export e turismo, crea ricchezza ma gli industriali la portano all’ estero. Ecco perché non girano soldi nonostante la ” ripresa”.

Categorie
Economia USA

USA is back

USA is back. La riforma fiscale di Trump ostacola il buy back azionario delle multinazionali (cioè il riacquisto delle azioni, carta finanziaria) e permette la deducibilità completa degli investimenti per 5 anni. In più l’aliquota passa dal 35 al 20%, misura di protezionismo fiscale che ormai applicano tutti i paesi come concorrenza capitalistica mondiale. Ciò permetterà:1) il rientro di migliaia di miliardi di $ delle multinazionali che finanzierà il deficit estero e pubblico americano;2) il reshoring, vale a dire il rientro delle attività manifatturiere; 3) nuova industrializzazione attraverso una politica commerciale non più multilaterale ma bilaterale (esempio cina usa; vietnam usa). America is back,.Dopo decenni, dalla carta finanziaria ritornano al manifatturiero.

Categorie
Economia Francia

Cura Macron

Cura Macron, il ‘ faro dell’ europa’: il tasso di disoccupazione francese passa dal 9.5% al 9.7%, che è quello che vuole. Ha imparato dall’ italia: fa aumentare la disoccupazione per abbassare i salari e tener testa alla Germania, si fa per dire. Questa è l’ Ue. Si chiama ” svalutazione interna”. Siccome non puoi svalutare la moneta svaluti il lavoro.

Categorie
Finanza

Gettito lavoro dipendente pubblicocresce di 1246 milioni

Nel periodo gennaio settembre il gettito da lavoro dipendente pubblico, nonostante il blocco del contratto decennale e il blocco del turn over, cresce di 1246 milioni (+ 2.4%) ; il gettito da lavoro dipendente privato cresce di 461 milioni (+0.8%). Il gettito ires sui profitti aziendali diminuisce di 671 milioni (-3.1%). 1) Il tanto conclamato boom occupazionale porta ad una crescita del gettito di appena lo 0.8%, segno che è tutto lavoro precario.2) Il gettito dei lavoratori dipendenti copre la diminuzione dell’ aliquota sui profitti dal 27.27.5 al 24%. Il lavoro finanzia fiscalmente i profitti. E ci si stupisce dell’ astensione.

Categorie
USA

USA: tasso di partecipazione al lavoro è calato dal 63.8% al 62%

Ebbene si, dopo la crescita del 3% del PIL, dopo l’ aumento spettacolare della produttività Usa del 3%, dopo il cosiddetto boom occupazionale americano, la crescita dei salari Usa, prevista di uno già striminzito 0.2%, a ottobre è salita di uno spettacolare 0.0%. Il tasso di partecipazione al lavoro è calato dal 63.8% al 62%. Qui quelli che crescono, il vero boom americano, è quello che Marx chiamava i ” lazzari” della forza lavoro. Così in UE e in Italia. In occidente siamo tutti lazzari.

Categorie
USA

Stati Uniti, terzo trimestre la produttività del lavoro è aumentata del 3%

Negli Stati Uniti nel terzo trimestre la produttività del lavoro è aumentata del 3%, il costo del lavoro dello 0.5%. NEl secondo trimestre il rapporto è stato rispettivamente 1.5% e 0.3%. Nel giro di poco tempo il capitale in usa si è mangiato 3.7% di guadagni da lavoro mentre la crescita dei salari e’ al di sotto della stessa inflazione. Ford previde che se i guadagni di produttivita’ non venivano distribuitii al lavoro anche con riduzione di orari ci sarebbe stato il collasso della domanda. Al momento va il debito credito al consumo…