La guerra di classe, iniziata con la controffensiva del 1973 e proseguita ‘per un cinquantennio porta i suoi frutti al capitale industriale e a quella massa enorme di popolazione che vive di rendita, che costitutisce ormai il 22% del pil. Oggi la Banca d’Italia ha comunicato la Bilancio dei Pagamenti, surplus di conto corrente pari a 61 miliardi (3,5% di pil) e posizione finanziaria netta estera positiva e pari a 105 miliardi (6.1% di pil). La banca centrale italiana, nel suo comunicato, ci tiene a precisare che l’Italia è creditrice netta sull’estero per una cifra consistente. Il dato si ricava dall’avanzo mercantile e dall’aumento dei Redditi secondari, vale a dire dividendi e interessi di attività sull’estero fatto da operatori economici italiani. Il dato non contempla tutti quei depositi che i residenti, a seguito di attività di import export, lasciano la liquidità all’estero, altrimenti sarebbe ben maggiore. Dunque il Paese è creditizio netto estero, frutto del modello export oriented basato su bassissimi salari e di cui godono il 20% dei residenti. I re Mida affogano di liquidità, tagliando i rami dove sono seduti. Un Paese che ha una rendita pari al 22% è in declino, perché la fonte di valore è il capitale industriale, dove non si fanno investimenti e innovazioni (si aspettano i fondi pubblici incidendo ancor di più sul debito, ma ci si arricchisce su quello esistente, tenendo bassi i salari. A marzo sapremo il dato dell’incidenza dell’export sul pil (ora al 32%); sicuramente è aumentato ,visto che si è fatta la guerra anche al capitale commerciale. Allora, il Renzi che nel 2014 voleva l’Italia simil modello tedesco avrà raggiunto il suo risultato. Un risultato senza futuro, visto che la Germania è in crisi nera.