Oggi è uscito il dato del Pil 2021 dell’Italia. Dopo aver perso l’8.9% nel 2020, nel 2021 la crescita si è attestata al 6,5%, la seconda dell’eurozona dopo la Francia. Giubilo di ministri, politici e media, tutti osannanti alle gesta di Draghi. In realtà, come ho già avuto modo di affermare, lui centra un fico secco. Tutti i paesi del mondo hanno attuato misure fiscali espansive, che hanno favorito l’export in maniera massiccia. Inoltre, durante la pandemia, gli italiani non hanno speso, semplicemente perché era tutto chiuso, al punto che il tasso di risparmio schizzò dall’8,7% (media storica) al 18,4%, per poi scendere, dopo l’inverno 2020, fino al 12,4%. Una serie di misure adottate dal secondo Governo Conte, tra cui l’allargamento di Industria 4.0 e soprattutto il Superbonus edilizio (che ora Draghi ha praticamente smantellato) rinvigorirono gli investimenti aziendali e il mercato edilizio, con quest’ultimo che ha trascinato, assieme al manifatturiero, il pil 2021. Ora ci sono caro energia, caro materie prime (come rilevato dall’industriale nell’intervista del 31 dicembre che trovate nel blog) e soppressione Superbonus edilizio; hanno fatto di tutto per frenare l’economia, anche con assurdi divieti presso ristoratori, alberghi, bar e servizi in genere. C’è del metodo nella loro follia. Ma soprattutto l’Istat oggi rivela che le retribuzioni dei lavoratori sono state anche quest’anno inferiori al tasso di inflazione, perdendo ancora una volta potere d’acquisto.
La deflazione salariale dopo 30 anni continua imperterrita, senza freni e l’accumulo di ricchezza, come si è visto con la posizione finanziaria netta estera di novembre, positiva per 105 miliardi, dà l’idea del livello spaventoso di disuguaglianza che c’è nel nostro Paese. La classe dominante sta tagliando le radici su cui fonda la propria ricchezza e il proprio smisurato benessere.
In ultimo, permettetemi una riflessione. Lavoro temporaneamente in un istituto di Welfare di assicurazioni infortuni sul lavoro. Ho modo di vedere le retribuzioni dei lavoratori. Sono spaventosamente basse, spesso parti time involontario ma che nasconde 8-10 ore di lavoro al giorno. Non facciamo lezioni ad altri paesi, il feudalesimo è da noi, quel feudalesimo che la classe dominante celebra in nome della competitività, delle riforme e della stabilità. Nomee che celano il dominio antistorico di questa classe dominante, che sta portando il Paese ad essere uno dei più arretrati d’Occidente in termini di diritti sociali.