Ecco cosa scrivevo nel marzo del 2016 a proposito di Draghi, pezzo contenuto nel libro Piano contro mercato. Buona lettura.
“Draghi ha spronato i governi alla deflazione salariale e ora quasi si rammarica che i salari non aumentino. Gira e rigira, la questione è quella: quanto guadagnano i lavoratori nell’eurozona. A chi crede che gli operai si siano estinti, risponde Draghi, facendogli capire che sono ancora determinanti, anche se alla fine il suo obiettivo è ucciderli con la deflazione e la crisi da domanda. Ora Draghi si è spinto oltre, invitando i governi ad una politica espansiva per spese per investimenti, ad invarianza della stabilità dei conti. In pratica ha detto: fate la Salerno-Reggio Calabria, ma nel frattempo tagliate posti di lavoro nel pubblico, riducete le spese per sanità, e soprattutto tagliate le pensioni. Con quel che risparmiate fate lavori pubblici, fate pagare meno tasse alle imprese, con minor costo del lavoro e minor tassazione sui profitti (protezionismo fiscale). In pratica, tagliate il salario sociale globale di classe, molto più di quanto fatto finora. togliete la contrattazione collettiva nazionale e sostituitela con quella di secondo livello, e noi vi daremo soldi a gratis. Anzi paghiamo noi per darveli”. 2016. Vi risuona qulacosa? Nel 2021 è sorto il PNRR. Ieri casualmente ho letto che un economista ha affermato che sono prestiti e soldi pubblici indirizzati al settore privato, e nulla più. E’ un protezionismo fiscale all’ennesima potenza volto a puntellare il capitale industriale nell’arena mondiale, a dargli, se è possibile, ancora un ruolo nella competizione mondiale. Solo che lo scorso anno, proprio i l6 febbraio, Milano Finanza intervistava Alberto Bombassei, della Brembo, uno dei più importanti, ed intelligenti (una rarità) industriali italiani. Ecco cosa diceva: senza nominarla, parlava della concentrazione capitalistica mondiale in corso, specie nel settore dell’auto, del fatto che, nelle auto elettriche, forse non lo sappiamo, ma abbiamo importanti aziende componentistiche all’avanguardia, dell’importanza del mercato cinese, del fatto che la Cina corre e l’Europa dorme e, soprattutto, della pigrizia degli industriali italiani che non rischiano e non vedono il mondo. Non era meglio concentrarsi sulla ricerca pubblica e favorire la creazione di relatà industriali pubbliche all’avanguardia che trascinassero, come nel dopoguerra, l’apparato industriale? Bombassei lo dice chiaramente chi sono gli industriali italiani (certo, ci sono eccezioni). Saranno soldi buttati al vento?