E’ domenica. I miei dormono. Come al solito mi alzo presto, prendo il caffé, vedo le prime pagine dei giornali: qualcuno vuole defilarsi, altri annunciano tempeste produttive. Chiamo Flix: sei sveglio? Si, fa lui, qualcuno vuole defilarsi, d’altronde è un governo mortifero, funereo, con quelle facce. Daniela mi manda un messaggio, firma contro questo ministro. Penso io, firmerei contro tutti i ministri degli ultimi 30 anni, uno è poco, è l’epoca che è da buttare. Un’epoca di massacro sociale, di arricchimento smisurato per pochi, di conformismo dell’anticonformismo, di gente dei media camuffata pur di non andare a lavorare. E’ il fine settimana, mi sovviene il ricordo dei miei 5 giorni lavorativi, di lavoratori che chiedono soluzioni ai loro problemi, ai loro drammi. E vedo oggi Prodi fare un’editoriale su Unione Europea e Africa, poveri loro, penso io. Il peccato originale, non dell’Europa, che non esiste più da 30 anni (facevo l’Interrail per visitarla) ma dell’Unione Europea è che ha ucciso la creatività di 350 milioni di persone rese schiave della deflazione salariale, con drammi familiari e di vita connessi. E penso: sono fortunato, la mia famiglia resiste. L’altro giorno Leo Essen mi raccontava degli alunni nelle scuole del milanese, stanno a scuola fino alle 6, poi i nonni li portano in palestra, i genitori li vedono alle 20:00, un’ora e poi, distrutti, vanno a letto .Leo Essen mi dice che è il capitalismo. Al sud le donne sono disoccupate, precarie, in nero, ma molte, per fortuna riescono ad avere tempo, i mariti spesso lavorano in nero, in qualche modo si è trovata la formula per crescere i figli in modo diverso. E poi leggi Draghi, non ha fatto altro nella sua vita che togliere reddito e diritti al proletariato. Fitoussi, un mese fa, su Il Fatto Quotidiano, disse che non faceva altro che favorire i ricchi. D’altronde i rapporti di forza sono quel che sono, e loro hanno occasione per infierire senza protesta. Ma hanno sulla coscienza lo sfruttamento, la depressione, la tristezza, i morti sul lavoro del proletariato italiano. La civiltà del lavoro non abita più in questo Paese, lo schiavismo è sfacciato. Penso ai miei anni universitari, alla militanza, avevo speranze. Finite nel 1992, sono 30 anni, 30 anni di funerale del Paese. Mi rifuggo nella mia famiglia, vivace, ironica, che mi prende in giro, e nei miei amici, li contatto, come state, che dite. Una via d’uscita ci sarà?