UNA VERITA’ SCOMODA

Invece di tirare l’acqua al mulino di questo e quel partito o di qualche personaggio che vuole fare il beppe Grillo degli anni venturi, vi invito ad essere analitici. Il capitale è una cosa serissima, non una battuta “politica”. Nell’economia italiana ci sono settori che non dovevano nemmeno prosperare. L’economista Marcello de Cecco, nei primi anni duemila, scrisse che si svilupparono aziende di produzioni leggere che altri paesi occidentali avevano smantellato per puntare su alta tecnologia, che non dovevano venire in Italia, o meglio nascere, ma essere insediati nei paesi in via di sviluppo, come in seguito avvenuto. Per 50 anni gli industriali, tutti, grandi, medi, piccoli, hanno preso la scorciatoia del plusvalore assoluto, cioè salari da fame, orari di lavoro lungo, lavoro nero, ecc. pensando di fronteggiare la competizione mondiale. Così non è nella legge del capitale, la competizione ti spazza via, all’alto e in basso. La miopia degli industriali la stanno pagando cara e amara gli italiani e c’è chi sostiene che occorre cambiare registro. Non poche aziende italiane sono all’avanguardia, lo stesso Mezzogiorno nel 2020 ha avuto una caduta delle esportazioni inferiore a quella del nord ovest, grazie a farmaceutica e agroalimentare. Bonomi non voleva firmare contratti, aveva in mente il feudalesimo, ma il feudalesimo non è adatto al modo di produzione capitalistico .Occorre conoscere la storia di questo Paese. La grande tragedia che stiamo tuttora pagando è la svendita dei colossi pubblici, gli unici che facevano ricerca e sviluppo. Gli altri, molto spesso, non sono all’altezza del mercato mondiale. Le verità diciamocele. Personalmente non ho aziende, vivo di lavoro, e la storia, prima o poi, presenta il conto.