Ieri sera ho ricevuto un messaggio in privato da parte di un professionista, giovane “assiduo lettore del blog che passo in rassegna ogni mattina”, nonché lettore sin dal 2020 del mio saggio “Piano contro mercato per un salario sociale di classe”. Poneva questioni complesse, ma ci teneva a dire che, avendo a che fare con colleghi cinesi, questi gli confermavano le mie tesi circa l’evoluzione economica e sociale di quel Paese. Ma non voglio parlare di questo, quanto di cosa ha scritto successivamente. Eccolo: “sarei interessato anche ad approfondire determinati temi, ma sembra assurdo…ma la ricerca su quel terreno è ferma ai primi anni 80 forse. L’idea poteva essere utile anche a valutare le performance di sistemi a più ampio respiro…per esempio a me era venuta l’idea di valutare le performance del sistema sanitario del 1980 con quello attuale che abbiamo. Il prof mi disse: non troverai nessun editore disponibile a pubblicare un articolo scientifico simile…” Mi parla di storia rimossa, Federico Caffé e colleghi cancellati, non si trova nulla di quel periodo fervido per il pensiero italiano, è come se ci fosse l’eterno ritorno del presente, il presente del dominio che cancella qualsiasi voce fuori dal coro. Gli rispondo che nel libro e nel blog non faccio altro che opera di memoria. Ho avuto la fortuna durante gli anni universitari di frequentare molte persone più avanti di età che mi hanno trasmesso una sorte di storia orale del periodo sessanta settanta, arricchita da libri che loro mi consigliavano di leggere, Stavo molto nella biblioteca comunale, dove c’era Roberto che mi mise in contatto con tutte queste persone, tra cui Franco, Sergheji, Paolo e Spatto. Generazioni diverse, molti di essi ritenevano me una mosca bianca, la mia generazione era dedita al conformismo consumista o al conformismo dell’anticonformismo. Ho imparato da essi il metodo dell’inchiesta. Loro erano e sono marxisti. Quando mi fidanzai spesso cenavo con i miei suoceri e i loro amici. Erano democristiani e/o comunisti. Gente di ferro, di una certa età, mi raccontavano il dopoguerra italiano da una città del sud, il mondo agricolo, l’urbanizzazione, l’emigrazione, le battaglie politiche, il benessere anni settanta/ottanta. Non ho preso spunto dai docenti universitari ma solo dalla storia orale di tutte queste persone. Ho voluto raccontare la Prima Repubblica, il movimento operaio, le lotte di classe che portarono a riforme sociali, spazzate via dopo la fine dell’autunno caldo. Ho fatto un blog, ho deciso di continuare con la storia orale, questa volta del presente, ho intervistato industriali, manager, professionisti, volontarie. Continuerò con questo percorso, l’inchiesta serve come presa di coscienza della realtà presente, per trasformarla. Se parlo di Cina è perché voglio parlare d’Italia, di certo un Fanfani ha da dire molto di più di un Draghi.