Domenica sono stato contattato da un ingegnere che aveva letto il libro Piano contro mercato. Ci teneva a sottolineare che quanto avevo letto, più gli scritti di Vladimiro Giacché, trovavano conferma in conversazioni informali con cinesi. Lui è un ingegnere, settore infrastrutture, per lavoro viaggia in Europa. Alcuni anni fa andò nel Regno Unito e conobbe colleghi cinesi. Questi gli confermavano due dati di fatto: i salari sempre più crescenti, un lavoratore specializzato riesce ad ottenere aumenti mensili di 100 euro ogni anno, e coinvolge tutta la popolazione, chi più chi meno. Dai colloqui traspariva che, contrariamente al sentire comune europeo, quello cinese è sempre più ottimista, la popolazione si aspetta di avere in futuro una qualità della vita sempre migliore. L’ingegnere afferma che questo dato in Europa lui non lo ha mai trovato in questi anni. Quanto ai risparmi, altra tesi del libro e degli interventi dell’economista Giacchè, il professionista, sentendo colleghi cinesi, mi dichiara che i cinesi riescono, contrariamente agli europei, a risparmiare tantissimo. I salari non sono quelli europei, anche se stanno via via crescendo, ma il costo della vita è bassissimo. Nel Regno Unito si è accorto che, contrariamente a quanto pensava, gli studenti cinesi, che pagano rette inglesi altissime, non sono solo figli di milionari ma anche di gente comune. Succede che gli studenti fanno la triennale in Cina, poi lavorano due tre anni (lì il lavoro si trova facilmente), risparmiano e, assieme alle borse di studio governative affollano le facoltà britanniche (ultimamente anche italiane, anche se di meno). Si parlava di lavoro. Il professionista ha avuto conferma che in Cina il tasso di disoccupazione è controllato, nel senso che appena il tasso aumenta di molto, subito scattano forti politiche fiscali espansive. Hanno una forchetta da cui non devono superare. Lui lavora nelle infrastrutture, i suoi colleghi cinesi gli hanno raccontato che in Cina la terra è collettiva, è dello Stato, per cui, quando costruiscono infrastrutture che passano per quartieri non devono espropriare (con tutte le lungaggini burocratiche nostre); semplicemente offrono agli inquilini nuovi appartamenti nei pressi (se qualcuno vuole cambiare quartiere fa lo stesso) e l’inquilino si ritrova una casa nuova che vale di più. Questo è il tipico esempio del mix proprietà privata e pubblica, presente in ogni lato in quel Paese. Infine mi racconta che forse hanno deciso tardi la fine della politica del figlio unico ma i suoi colleghi pensano che forse il Governo ha fatto bene i conti.