Chi ha letto il mio libro Piano contro Mercato saprà che in alcuni iscritti ammonivo sul disastro europeo. La politica espansiva monetaria, decisa da Draghi sin dal 2011 con a diminuzione dei tassi d’interesse, poi portati a zero, e l’immissione successiva di liquidità per 4 mila miliardi, che, non trovando sbocchi europei, si indirizzò verso Wall Street gonfiando i titoli azionari, e verso i T-Bond, coprendo parte dell’enorme debito americano, unito a politiche fiscali restrittive e deflazione (diminuzione) salariale, con l’attacco al salario globale di classe, avrebbe portato futuri disastri. Dare armi agli speculatori, in un contesto deflazionistico, avrebbe aumentato l’asset inflation, in questi anni azionari e obbligazionaria, da un anno e mezzo sulle materie prime. Ora abbiamo tale scenario: tasso di inflazione Usa 7.7%, tasso di interesse 0.50. tassi reali negativi per 7.2 punti percentuali. Tasso di inflazione area euro 5.7, tasso di interesse 0, tassi reali negativi per 5.7. Tasso di inflazione Cina 0.9%. tasso di interesse primario 3.7, tassi reali positivi per 2.6. I primi due bruciano risparmio e abbattono per via inflazione il debito, i terzi attirano capitali e difendono il risparmio (47% tasso di risparmio dei cinesi) dei loro cittadini. E’ la contrapposizione che scrivevo nel libro tra “hausmanizzazione monetaria” e “lotta di barricata” (della Pboc) che si svolge da decenni. La Cina ha sempre mantenuto una politica monetaria ortodossa, salvaguardando i risparmi dei cinesi, e sin dal 2008 ha deciso politiche fiscali espansive e reflazione salariale, diminuendo fortemente l’apporto delle esportazioni al pil (ora al 17%, minimo mondiale).Nel 2017 durante il sub-forum Testing the Limits of Monetary Policy, del Forum asiatico di Bo’ao, il govenatore della Banca del Popolo cinese Zhou Xiaochuan affermava che non si può essere troppo dipendenti dalle politiche monetarie e che occorre mantenere alta al guardia su un ritorno dell’inflazione. Zhou Xiaochuan rivelava che il processo della ripresa economica globale era tortuoso e che in Europa la crisi del debito sovrano non era ancora risolta. Si tratta di un processo graduale ed anche le politiche monetarie globali devono essere modificate. Per lui era necessario considerare attentamente quando e come uscire dal periodo di alleggerimento quantitativo. Dunque i cinesi erano perfettamente consapevoli che l’immissione di liquidità avrebbe portato inflazione e ammonivano gli europei, oltre che gli americani. Per questo si premunirono in tempo. Altro che sapevano della guerra .Era già noto a loro che sarebbe schizzata, tramite il QE, l’inflazione mondiale. Per contrapporsi alcuni giorni la Cinafa ha deciso un taglio di tasse per 400 miliardi di dollari. Confermati, tra questi, 157 miliardi per piccole imprese, come ho scritto due mesi fa. Volevo sottoporvi un particolare: la pressione fiscale sui redditi, mediamente, nei paesi Ocse, i più industrializzati, è pari al 34%. In Cina al 21%. Questo dà ai lavoratori cinesi un vantaggio maggiore in termini di consumi e risparmi rispetto ai lavoratori Ocse. Costruiscono, nel mentre in occidente, tramite il boom delle materie prime, si distrugge capitale industriale, un capitale industriale “integrato” – colossi pubblici, grandi imprese private – e ora PMI, dando loro sostegno fiscale. L’asset inflation colpisce ora le popolazioni occidentali tramite i rincari energetici e, da qui, alimentari (si parla addirittura di futura carenza). Lo scenario è di stagflazione, ma è diverso dagli anni settanta: le banche centrali occidentali, a partire dal 2008, hanno inondato di liquidità il sistema monetario, non arrivando a beneficio delle popolazioni – anzi, per loro gli hanno riservato la deflazione salariale -ma regalando fiumi di denaro agli speculatori che da un anno e mezzo sono andati a capofitto sulle materie prime. Quando si parla di speculazione, questa è. I bilanci delle banche centrali occidentali non rispondono più alla realtà economica, ma sono preda della finanza di Davos. Hanno distrutto in 30 anni economia reale e popolazioni, come cavallette. Si parla di stagflazione, ma negli anni settanta c’era un periodo di alti salari, e da noi c’era la scala mobile, tolta definitivamente da Amato nel 1992. Poi, 30 anni di tagli ai salari. C’è stata l’illusione del RdC, giusto per acquietare un pò di gente, ma con queste bollette anche loro sono punto e a capo. Le cavallette, fomentate dalle banche centrali occidentali, si riversano sulle popolazioni tagliando drasticamente la capacità d’acquisto, mentre chi ha risparmi, come scritto sopra, se li vede decurtare. Un disastro economico che non può essere risolto da chi lo ha creato.
Mese: Marzo 2022
Oggi Il Sole 24 Ore si chiedeva come mai lo yuan nell’ultimo anno si sia rafforzato sul dollaro, specie da settembre in poi. Faceva presente che il dollar index, il paniere di valute internazionali rapportate al dollaro, negli ultimi tempi è passato da 91 a 98 (a favore del dollaro, specie negli ultimi due mesi con le tensioni ucraine), ma lo yuan si è apprezzato da 6,50 a 6,37, dunque apprezzandosi su tutte le valute. Le ragioni sono molteplici: la politica monetaria cinese, che negli ultimi tempi è andata verso un sentiero accomodante, avendo comunque tassi reali positivi per circa 2.1 punti percentuali. La politica fiscale che è proattiva, la fermezza della Pboc a non importare inflazione dall’estero e soprattutto l’enorme afflusso di capitali verso la Cina, visto ora come paese rifugio. Ma non basta questo per capire. Occorre andare molto indietro: l’enorme tasso di investimento, pubblico e privato, pari al 47% del pil, ha aumentato enormemente la produttività totale dei fattori produttivi. Ciò si è riversata in parte in reflazione salariale (consistente), l’altra in efficienza produttiva che ha fatto si che i prezzi alla produzione fossero inferiori a quelli occidentali. Lo stesso boom dei prezzi delle materie prime, causato in primis dall’immissione di liquidità durante la pandemia da parte di Fed e Bce (Fed per 8 trilioni di dollari), si è riversato sulle materie prime; il conflitto ucraino ha fatto il resto. Ma la Cina, durante la pandemia, aveva fatto un enorme stoccaggio di materie prime, di tutte, quando i prezzi erano crollati, dunque, avendo centrali d’acquisto centralizzate, ha potuto in seguito parare il colpo: avevano fieno in cascina. Ciò ha portato ad un differenziale inflazionistico, a livello produttivo, e a livello di indice dei prezzi (a febbraio è stato pari allo 0.9%) con l’Occidente enorme: l’indice dei prezzi alla produzione cinese a febbraio è cresciuto dell’8%, a gennaio nell’eurozona del 25%. Ciò porta ad una competitività, malgrado lo yuan forte, grande. Inoltre, se si vedono i giornali economici, si leggono industriali che sono a caccia di materie prime e semi-lavorati (avendo il pieno di commesse). Questo porta ad un vantaggio non solo cinese, ma lo stesso russo (questo paese detiene materie prime per un ammontare enorme). A meno che si voglia distruggere la catena del valore, questo è lo scenario. La Cina, malgrado lo yuan forte, continuerà ad esportare massicciamente, forse frenata dall’ondata di Covid (ieri 2300 casi). La stabilità monetaria, dei prezzi, e la politica fiscale portano dunque gli operatori economici a confluire parte del loro risparmio sulle piazze cinesi, rafforzando vieppiù lo yuan. Non è la Cina di 30 anni fa con yuan debolissimo per aumentare le esportazioni, ora è, a livello finanziario, una sorte di paese rifugio, come Singapore, come la Svizzera. Può sorprendere questo, visto che ancora si definiscono un paese in via di sviluppo, ma è la realtà. Avendo riserve monetarie, avendo tanto oro, avendo crediti internazionali (due trilioni sono verso il debito americano) ora passano alla politica dello yuan forte e dell’attrazione di capitali, con la Borsa, ai minimi lo scorso anno, che ora è appetibile. E’ come se avessero tutto: politica monetaria accomodante (sebbene con tassi reali positivi in modo da tutelare il risparmio dei suoi cittadini), politica fiscale proattiva, reflazione salariale, taglio tasse, probabile nei prossimi mesi altre misure in termini di salario sociale. La Lunga Marcia, di cui parlava Xi, sembra approdare verso un assetto del paese all’avanguardia anche dal lato finanziario, dopo che già deteneva il 30% del capitale industriale mondiale. Che dire: chapeau.
ATENE IN MARE, LONTANO DALLA SINISTRA
Pubblico un intervento di Sergio Calzolari “Spatto”. Siamo fieramente, orgogliosamente orfani di un mondo che non c’è più. Lo abbandonammo decenni fa, nelle barricate del ’77, nei bulloni del 1992, nelle manifestazioni del sindacalismo di base contro la politica dei redditi del 1993 condotta dalla “sinistra”. Molti presero altre vie, convinti, tramite formazioni politiche, che un certo dialogo con quel mondo, in nome dell’antiberlusconismo, valesse la pena. Illusione scomparsa con le elezioni del 2008, quando i proletari si decisero, da allora, a non votarli più. Noi, che solcammo altri mari, non fummo sorpresi e continuammo, solitari, il nostro cammino. Questo cammino ora si intreccia con una certa borghesia nazionale produttiva, con una parte del mondo credente, lo stesso Marco Rizzo dopo decenni cambiò posizioni e ora ha una certa linea. Chi non è cambiata è la “sinistra” miliardaria. Ma non farà più storia, il mondo non l’ascolta, potrà anche dominare l’Occidente, ma il mondo è complesso, multipolare, si intreccia con altri interessi. Il 55% degli italiani è contraria all’invio delle armi, la maggioranza silenziosa, magari conservatrice. Tatticamente occorre darle spazio, per fermare la guerra e la follia della “sinistra”. Cercando un’altra Atene. Buona lettura.
“In questi ultimi giorni sto leggendo troppe stramberie, anche sui giornali della parte che più dovrebbe essere attenta all’analisi concreta della situazione concreta.
Come sempre vado per punti.
1. Si continua a parlare di Sconfitta geopolitica di lungo periodo del blocco euroatlantico. Ma in base a cosa? In base a quali analisi? In base al fatto che la Cina e qualche altro paese stanno facendo dichiarazioni e qualche contratto (futuro) di acquisto di materie prime russe? Sono stato tra i primi ad ipotizzare uno scenario di divisione del mondo in due parti.
Ma ora mi sto meravigliando della stupidità che vige dalle parti dei critici ed antagonisti.
Gli accordi commerciali dell’India bisogna leggerli bene. Il prodotto viene ceduto a prezzo fortemente scontato, con spese di trasporto ed assicurative a carico del mittente. Nella classica logica domanda offerta per il profitto. Sarebbero dei pirla se non lo pigliassero. Ha un significato geopolitico? Forse si. Forse no. Troppo presto per dirlo. Il clima da stadio fa male alla mente.
“White House press secretary Jen Psaki said India would not be violating US sanctions by purchasing discounted Russian oil”.
Leggiamo bene le notizie prima di esaltarci. I dirigenti alla Casa Bianca non sono pazzi. La diplomazia lascia sempre una porta aperta ad un alleato. Questo significa che l’India, prima di prendere il prodotto russo, si è accordata con gli Usa sulla gestione di tale acquisto. Cosa d’altronde normale nella geoeconomia.
https://m.economictimes.com/industry/energy/oil-gas/oil-deal-with-russia-to-go-through-soon-sources-say/articleshow/90252575.cms
Gli accordi della Cina per ora impattano poco. La Cina continua a parlare in due direzioni. E potrei produrre diversi documenti a tal proposito.
Solo per farsi un idea della problematica.
https://asia.nikkei.com/Editor-s-Picks/China-up-close/Analysis-China-needs-to-drop-Putin-now-scholar-insists?utm_campaign=IC_editor_in_chief_picks_free&utm_medium=email&utm_source=NA_newsletter&utm_content=article_link
I fatti con le parole non sono ancora sincronizzati. Giustamente d’altra parte. Questa è la realtà bellezza…
La Cina era un partner economico e militare strategico dell’Ucraina da anni, e basta con il campismo cazzo!. Lo era con i nazisti ucraini non con i comunisti ribelli fuorilegge. Si chiama politica del realismo. Ripeto a scanso di dubbi: i soldi non puzzano mai, neanche per i Cinesi.
A.
https://www.institutmontaigne.org/en/blog/china-ukraine-partnership-surviving-deteriorating-strategic-environment
B.
Alcuni parlano poi dei paesi arabi.
Ma basta guardare i fatti da almeno 50 anni ad oggi per capire la politica araba. Il voltagabbana e traditore, nella contrattazione multipla, è sempre stato di casa.
Chiariamo a questo punto, ancora una volta, ai tanti che non capiscono.
Il mondo multipolare, verso il policentrismo conflittuale, significa il tutti contro tutti in una logica di alleanze sempre precarie e temporali. Non significa affatto la lotta per il socialismo o per emancipazione dal giogo imperialistico americano.
Lo vogliamo capire in fretta oppure ci piace l’analisi onanistica consolatoria ed ansiolitica?
Non si capisce questo aspetto perché molti commentatori non lavorano nel mondo reale delle contraddizioni, non sono nel mondo vero dei soldi. Osservano il mondo, interpretandolo utilizzando libri e gazzette varie. Scrivono appunto la loro critica per i loro amici di lettura. Ebbene, nel mondo dei soldi, quello reale intendo, la pratica commerciale di minaccia per scontare un prezzo, per ottenere vantaggi, il far finta di parlare con A per potere parlare con B o poi vendere a C è pratica normale.
Il gioco multipolare è come il gioco degli affari.
Ma allora perché i volenterosi antagonisti non lo capiscono dopo decenni?
La mia risposta è che ragionano con categorie antiquate. Residuo ideologico del secolo scorso se va bene. Se va male invece dell’ottocento.
Il capitalismo ( nella realtà dei fenomeni si deve usare il plurale, nella astrazione determinata del pensiero analitico il singolare come risultante dei particolari) manageriale di matrice anglosassone ( ancora oggi dominante nella forma-mondo) sono 40 anni almeno che ragiona con altre metodologie.
Bisogna capire che siamo dentro i capitalismi dei funzionari del capitale. Un capitalismo (astrazione) dove operano strateghi e funzionari di vari livelli (concreto) economico-politici. Oggigiorno, nessun vero dirigente d’azienda è interessato soltanto ai soldi ed ai profitti.
Gli strateghi del capitale non sono i padroni delle ferriere di un film in bianco e nero. E dentro la formazione economico sociale si muovono, nelle loro relazioni contradditorie, una molteplicità di fattori.
Occorre stare attenti alla semplificazione. Ne sto leggendo troppe che prescindono dalla realtà, sempre contraddittoria ed in conflitto fra fattori costitutivi e finanche dentro i fattori stessi.
L’uno si divide sempre in due.
2. L’intervento di Gabriele su Marx XXi (mi scuso se lo prendo ad esempio ma serve al discorso) e di molti come lui sul capitalismo americano e la guerra, mi convince di quanto siano arretrate ed assurde certe analisi.
Non esiste il governo americano della guerra. Gli americani qua e gli americani là… ma quali americani? Di chi stiamo parlando? Basta seguire Foxnews per vedere gli attacchi verso il potere di Biden, per esempio sui laboratori in Ucraina.
Esiste invece una cosa semplice. Forse non si riesce a cogliere nella sua drammaticità esistenziale piena perché esistono dei cordoni ombelicali di sinistra. Vasi comunicanti appunto di vita insieme trascorsa. Appartenenze decennali contigue.
Nel mondo esiste il pensiero liberal e progressista delle élites. Sono loro che fanno la guerra. Non sono gli altri. Poi i conservatori devono seguire. Ma chi conduce le danze sono i Biden, i Letta, i Macron.
Le élites mondiali, che hanno nomi e cognomi e centri di operatività ( vi sono diversi libri che dettagliano queste cose, e non sono complotti) sono quasi tutte a principale trazione culturale di sinistra.
Prima si capisce questo punto e meno tempo si perderà ad immaginare mondi che non esistono ed a cercare alleati, fra magari ex amici, contro la guerra che non possono darsi in quanto organici al campo avverso guerrafondaio.
Bisogna leggere le parole di Veltroni ed interpretarle in tutta la loro gravità.
O quelle di Gramellini. O di Fazio.
Quelle sono le ideologie dei ceti che governano i centri attuali del potere mondiale finanziario ed economico.
Non sono i padroni delle ferriere di una volta. Non sono i capitali produttivi nazionali. Non lo sono più da decenni.
Sono i burocrati e consulenti transnazionali cresciuti con le idee progressiste del post 68 che disegnano le linee di azione nei centri esecutivi e di progettazione.
O qualcuno ancora pensa che il furto delle elezioni americane e la messa al bando di un presidente da tutti i social media sia una cosa che si possa tramare fra pochi amici durante una birretta al pub…?
Molti analisti lo dicevano da decenni.
Bastava leggere e capire per tempo.
Infine un aneddoto personale.
Alcuni anni fa il nostro Duce Letta venne in Malesia e Indonesia per fare due conferenze spiegando ai paesi Asean come fare un’unione migliore e solidale fra i paesi membri.
Aprì il suo discorso con una bella figura evocativa ed assai retorica. Una sua presunta visita al cimitero dove vi erano le croci delle migliaia di morti caduti sul fronte germanico francese a Verdun.
Questa figura retorica gli serviva per parlare contro i sovranismi e nazionalismi portatori di guerra, consigliando invece ai paesi Asean di copiare dall’Europa. Sarei curioso di vedere ora la sua faccia con l’elmetto.
Unica cosa positiva, che quando al buffet me lo presentarono, non gli strinsi la mano.
Di ciò ne vado fiero, anzi ancora di più dopo lo schifoso spettacolo attuale.
Ed ora, si dirà, cosa si deve fare?
Prima salvare il mondo con tutti ( TUTTI!) quelli di buona volontà: attestandoci su parole d’ordine di buon senso e assai misurate, come trattativa e neutralità.
Poi, dopo, bisognerà costruire organismi culturali e politico-sociali staccati da quella merda di sinistra, prima che essa ci piova in testa in una guerra mondiale per il Bene che è interna al Segno ed al Verbo progressista.
Costruire oggi la nostra Atene in mare ci renderà più forti nel futuro.
….viceversa Temistocle, allorché Atene corse il rischio di essere distrutta, spinse gli Ateniesi ad abbandonarla e a fondare sul mare, su un elemento nuovo, una nuova Atene.“ — Karl Marx”.
G7 + VERSUS BRICS +
Pubblico il bel editoriale dell’economista Guido Salerno Aletta, che ringrazio, uscito ieri su Teleborsa. Da quando è nato il blog, si è parlato di Usa, Ue, Cina, Russia, ecc. Ora l’economista siciliano mette le carte in tavola: popolazione, ricchezza, posizione finanziaria netta, avanzo commerciale dei due blocchi, che erano in fieri da 15 anni ma che ormai si sono palesati con il conflitto ucraino. Buona lettura.
ITALIA ANELLO DEBOLE NEL MEDITERRANEO
Secondo la vulgata marxista, nel corso degli ultimi 70 anni c’era la triade imperialista Usa-Europa-Giappone, che si spartivano le ricchezze mondiali attraverso guerre imperialiste. Con l’ascesa di Mao nel 1949 succede una novità. Il suo Premier Chu En Lai ideò il “Quarto Polo” dei paesi del terzo mondo, anche alternativo, dopo gli anni 50, all’Urss. Il capo dell’esercito popolare di liberazione cinese Lin Biao fu l’attuatore di questa tesi, tragicamente scomparso nei cieli mongoli nel 1971, probabilmente un attentato. L’idea fu bloccata dopo la morte di Mao e il processo alla “Banda dei Quattro”, che voleva proseguire la strategia terzomondista di Mao. Vinse Deng, che nel 1978 si accordò con gli americani per fare arrivare enormi investimenti industriali – cosa poi avvenuta -, anche per delocalizzare industrie americane che avevano la lotta di classe dei suoi operai in casa, e per distaccare definitivamente la Cina dall’Urss. Il “tradimento” di Deng lo possiamo inquadrare solo dopo molti decenni. Forse lui aveva in mente l’industrializzazione del suo paese per colpire meglio il nemico americano, in seguito. Pensava che una popolazione poverissima non potesse fronteggiare l’imperialismo. Questo tacito accordo andò avanti per decenni, gli americani nel frattempo avevano trasferito tecnologia, managerialità e saperi scientifici ai cinesi. Il genio cinese fu quello di avanzare nel salto tecnologico, da una parte teneva a bada gli Usa attraverso l’acquisto del debito, dall’altra si preparava allo scontro. I cinesi non ragionano per anni ma per decenni, se non per secoli. Nel 2013 ascese Xi, che prese via via tutti i poteri, facendo capire che la Cina non avrebbe seguito il modello occidentale. Ideò la Via della Seta, come mezzo per staccare l’Ue dagli Usa e coprire l’eurasia. Le vicende ucraine hanno fatto capire alla dirigenza cinese che gli europei, o meglio, la sua classe dirigente, non sono disposti a scontrarsi con gli Usa, ci hanno provato negli ultimi anni senza risultati (vedi la Via della Seta italiana abbandonata). Oggi la notizia che l’asse eurasiatico – Russia, Uzbekistan, Kazakhistan, ecc. – assieme alla Cina stanno progettando una valuta comune ancorata alle materie prime. Inoltre, secondo il Wsj, l’Arabia Saudita starebbe considerando di vendere il suo petrolio alla Cina in yuan. Oltre a ciò, India e Russia si sono accordati per gli scambi in ruplie e rubli avendo come intermediario lo yuan. Nel libro Piano contro mercato, alla luce della Via della Seta, sostenevo che vi era uno scontro tra asset inflation occidentale e “lotta di barricata” da parte dei cinesi attraverso la Pboc, la loro banca centrale. Questa “lotta di barricata” sta accelerando in maniera impressionante con le notizie di oggi appena dette. La “lotta di barricata” del “Quarto Polo” si sposta dunque nel lato monetario e finanziario, con sconvolgimenti mondiali. Un processo da tenere in mente per vedere gli sviluppi ucraini, il cui fuoco è stato appiccato dagli occidentali proprio per questi motivi, non vogliono rinunciare al privilegio finanziario dell’asset inflation, che tra l’altro non garantisce benessere alle loro stesse popolazioni, come ben sappiamo noi italiani da decenni.
A voi, che nel 1992 vedeste il crollo della Prima Repubblica e non danzaste come la maggioranza. A voi, che non trionfaste per la vittoria di Prodi nel 1996 e l’entrata dell’euro. A voi, che vedeste la scomparsa del tessuto della piccola impresa. A voi, i cui salari in trent’anni sono diminuiti. A voi, che forse non vi siete potuti fare una famiglia o, nel caso ci foste riusciti, privati di tutto. A voi che non partecipaste a no global, girotondini, fantasmi berlusconiani. A voi, che eravate e siete soli in questi decenni, come me, e come l’autore del pezzo, è dedicato questo articolo. Avevamo ragione, fummo derisi, allontanati, emarginati. Ora il corso della storia riprende la sua ragione profonda, un motivo in più per rialzarsi e continuare la battaglia, innanzitutto intellettuale, contro queste misere figure che impazzano da decenni. A voi, a me, all’autore dell’articolo, che dopo decenni ci siamo ritrovati. Benvenuti e buona lettura.
Sergio Calzolari, “Spatto” – direttore generale di una multinazionale asiatica.
Alcune sere fa ero al telefono con un mio amico, a Miami in Florida, e stavamo parlando della situazione di guerra e della sua gestione nella propaganda. Ad un certo punto mi fa vedere in tv, in diretta via telefono, Fox News, che parla a proposito di Biden come un Beggar in chief…un mendicante!
In America del sud sono tutti imbestialiti per la forte inflazione ormai verso le due cifre, odiano la politica di miseria che sta facendo Biden, e vi sono toni da guerra civile.
Certamente stiamo parlando della Florida, roccaforte di Trump, ma credo che il clima da guerra civile sia reale, come molti analisti affermano da mesi.
Beggar in Chief…
Pensate voi sia possibile che in Italia, in pieno clima guerresco, una televisione in orario di punta osi definire il nostro prode presidente del consiglio come un mendicante…No, non ci credo!
Lo spettacolo disgustoso e rivoltante che stanno offrendo i vari intellettuali organici al regime, da Paolo Mieli a Panebianco a Rampini, è indicativo di un clima di guerra che ritengo peggiore oggi che durante il fascismo. Qui siamo a una Piazza Venezia composta da intellettuali, da giornalisti, da scribacchini, da influencers.
Ma dobbiamo porci alcune domande: perché questo clima di guerra è arrivato a colpire perfino il bravissimo Dinucci, di fatto espellendolo dal Manifesto, e ad imperversare in tutti gli ambienti di sinistra, a differenza che presso ambienti di conservatorismo reazionario culturale, quello dei Veneziani, dei Belpietro e Borgonovo (la Verità, unico quotidiano neutrale in questi tragici giorni), dei Cardini e dei molti generali e militari che hanno mantenuto la barra del timone ben ferma?
La mia domanda è chiara: ma come mai siamo arrivati a questo punto divisi ed incapaci di capire la nuova fase? Ci sono alcuni passaggi, che si snodano nel tempo e nello spazio, e la gestione della pandemia (la divisione fra ipocondriaci e paranoici) è stata probabilmente l’ultimo passaggio.
Però, appunto, la storia inizia molto tempo prima; la storia inizia oltre 25 anni fa, nel secolo scorso quindi, quando si è voluto continuare, nonostante tutto e dopo il colpo di stato di Mani Pulite fatto dal PCI e dalla sinistra democristiana in accordo con settori dei grandi capitali anglosassoni e transnazionali, a ritenerci di sinistra, a mantenere canali comunicanti culturali e politici nelle giunte, nelle fondazioni, nelle riviste, nell’università, e non aver avuto, invece, il coraggio, sulla base di un’analisi realistica oggettiva, di definire la sinistra come il servomeccanismo sovrastrutturale del Sistema dominante. Il non aver voluto compiere allora questo semplice passaggio praticoteorico, ci rende oggi muti, non organizzati e quasi impotenti.
Io mi ricordo BENE i molti che ballavano i girotondi e cantavano per la fine di Berlusconi…poveri idioti.
Così come ricordo i moltissimi che ironizzavano su quell’uomo con le corna a Capitol Hill, dopo il furto del voto presidenziale americano, e ironizzavano sulla caduta di Trump e la sua messa al bando in quasi tutti i canali socialmedia…
Ebbene cari amici, vi siete inginocchiati alla guerra, perché era ovvio allora quello che sta succedendo oggi. Io lo avevo detto, e, chi mi conosce ne è testimone; avevo detto che Biden avrebbe provocato la guerra in Ucraina non perché io fossi un profeta (come me pochi altri ed è ora che noi iniziamo a parlare, ne abbiamo adesso legittimità) ma perché bastava analizzare la situazione del mondo, smettendola di interpretare il mondo stesso con i paraocchi di una divisione tra fascisti ed antifascisti (confondendo fascismo con autoritarismo), tra sinistra e destra, categorie che non esistono più nella loro storicità reale, se non nella mente di chi continua a riproporci queste puttanate per altri fini divisivi e pavloviani, senza comprendere la loro solidarietà antitetico/polare, come invece lungamente hanno argomentato, nel deserto e dal confino culturale, sia Preve sia La Grassa.
Ebbene allora abbandoniamo il più in fretta possibile queste dicotomiche allucinazioni e per adesso almeno godiamoci il titolo di foxnews:
Il mendicante in capo!
Stamane il Jerusalem Post parla in molti articoli di possibile compromesso fra le parti. Di trattative importanti nei prossimi giorni. Ho voluto quindi intervenire circa la misera situazione nel campo italiano del dissenso, affinché si capisca di non dare mai più alcun spazio, un domani, alle anime finte ingenue. Prima di unirsi con chicchessia, prima di parlare con forseamici e avversari e nemici, è fondamentale perimetrare con cinica chiarezza ed intrasigenza il proprio campo.
Intanto leggete qua le dichiarazioni recenti di Trump che in tv si rifiuta di dire che Putin è il Male.
https://www.washingtonpost.com/politics/2022/03/11/sean-hannitys-remarkable-failed-attempts-get-trump-call-putin-evil/
https://www.independent.co.uk/tv/news/donlad-trump-vladimir-putin-evil-b2033910.html
Oppure leggete le parole realiste (oggigiorno il sano realismo affaristico è il vero nemico della guerra) del suo segretario all’energia già qualche mese prima della guerra.
https://www.cnbc.com/2021/11/08/rick-perry-biden-policies-could-lead-to-disaster.html
Ma senza fare lunghe analisi basterebbe leggere con attenzione Massimo Fini.
https://www.ilgiornale.it/news/mondo/fini-vi-spiego-ragioni-putin-e-errori-delleuropa-2016699.html
Le cose che dice dovrebbero essere la bussola per ogni analisi di una classe dirigente italiana non dico socialista, ma almeno seria nella difesa del non allineamento del nostro paese.
Ogni popolo, nei grandi snodi storici, si merita quello che ha contributo a costruire. Forse, davvero, noi italiani ci meritiamo il Duce Letta, il servo con l’elmetto che gestirà un economia di guerra ormai in arrivo, fatta di lacrime e sangue per tutti.
LA BRETTON WOODS 3
Tasso di inflazione a febbraio in Cina pari alo 0.9% (5.9% area euro), tasso di inflazione alla produzione Cina 8.8% (Germania a gennaio 17.8%). Inflazione core Cina 1.1%. Aumento mensile dello 0.5% dovuto a energia e materie prime. La Cina para la tempesta mondiale inflazionistica mondiale dovuta al boom delle materie prime. Il differenziale inflazionistico a livello di produzione con la Germania le erode a quest’ultima quote di mercato, avendo ormai la Cina raggiunto target tecnologici quasi alla pari. Come sostenevo giorni fa il differenziale inflazionistico Cina-Area Euro e Cina-Usa pone quest’ultimo in vantaggio a livello industriale, prova la performance delle esportazioni a gennaio-febbraio che hanno battuto le stime, con boom surplus commerciale. L’area euro intanto si prepara a nuovi strumenti finanziari per sostenere la base industriale attraverso il protezionismo fiscale (aiuti alle grandi imprese, mentre li si manda alla deriva le piccole). La guerra commerciale continua e sembra che la Cina, terzo attore globale nello scontro Usa Russia, si avvantaggi, come avevo sostenuto due settimane fa nel blog .Il surplus commerciale serve loro per penetrare nel mercato russo. Ieri la notizia che colossi pubblici cinesi, sotto la guida del governo, sono in trattative con il governo russo per aumentare /entrare in colossi energetici industriali russi. L’asse Mosca_Pechino ha un risvolto industriale con effetti mondiali. Questi accordi probabilmente serviranno ai cinesi ad ottenere contratti a lungo termine a prezzi inferiori in modo che il differenziale inflazionistico con l’Occidente aumenti e dunque ,assieme al salto tecnologico, possa eroderle quote di mercato.
Il dato dell’inflazione cinese allo 0.9% a febbraio, considerate le turbolenze nelle materie prime, lascia loro spazi. Infatti il governo ha fissato per il 2022 un tasso di inflazione al 3%. Qualora il tasso di inflazione reale si mantenesse nella forchetta 0-9-1,5% avrebbero enormi spazi in termini di politica monetaria espansiva, soprattutto taglio alle riserve obbligatorie delle banche cinesi, ora al 20% (il massimo mondiale). Ciò porterebbe a raggiungere il target di crescita fissato al 5.5%, nel mentre l’Occidente si ritroverebbe in uno scenario di produzione, investimenti e consumi simili alla pandemia, se non peggio, qualora la situazione non volgesse a soluzione. In ogni caso la Cortina di Ferro è stabilita, anche a livello commerciale. Da qui si spiega l’atteggiamento di Francia e Germania (oltre che di Olanda, che non vuole perdere la rotta marittima che porta a Rotterdam) nei confronti della situazione. Ieri Guido Salerno Aletta scriveva che vi è un blocco (rispetto a quanto succede in Ucraina) tra Israele, Turchia, Iran (sembra assurdo), Cina, Russia, Francia e Germania, volto alla negoziazione. Dall’altra parte Usa, Uk, e Italia, volto allo scontro aperto.
Oggi nella rubrica Rosso e Nero lo strategist Alessandro Fugnoli parla di Bretton Woods 3 con queste considerazioni: “La terza Bretton Woods, che sta nascendo sotto i nostri occhi in questi giorni, vede la creazione di due sistemi paralleli che rispecchiano la divisione del mercato globale delle materie prime in due blocchi. Nel primo, il nostro, le materie prime trattano a prezzo maggiorato e creano inflazione. Nel secondo la Cina (cui si aggiungerà probabilmente l’India) compra le materie prime russe a forte sconto e mantiene stabili i suoi prezzi. Le materie prime acquistate possono servire alla produzione cinese, ma possono anche essere accumulate in scorte strategiche che vanno a sostituire le riserve valutarie di carta americana. Il risultato è la creazione in prospettiva di un nuovo blocco valutario in cui la moneta è garantita da materie prime e oro”.
Nel libro Piano contro mercato sostenevo nel 2015 che la Banca Centrale cinese, Pboc, era intenzionata ad aumentare le riserve in oro, piano portato avanti in tutti questi anni attraverso la dismissione di Treasury Bond Usa per 300 miliardi e mediante stoccaggio di materie prime, energetiche, industriali e agricole, specie con la pandemia dove i prezzi crollarono. Dunque la Cina sin dal 2015 si preparava ad uno scenario di de-dollarizzazione. Il blocco russo.indo.cinese è completo, materie prime, industria, popolazione, consumi. Può far fronte al blocco occidentale, specie se si aggiungono altri paesi della Conferenza di Bandung, e sovrastarli. L’asset inflation e la deflazione salariale cinquantennale, vista come guerra di classe ai salariati, mostra il suo boomerang. L’Occidente è ormai privo di armi, l’immissione di liquidità e la delocalizzazione, associata alla bassa crescita di questi decenni, sono un mix micidiale. Certo, si potrà rispondere con le armi, ma forse sono armi spuntate. Le turbolenze saranno continue nei prossimi anni. Il nostro Paese deve decidersi che fare, ritornare ad una prospettiva di semi neutralità, come nella Prima Repubblica, o perire. Certo, nel far questo, occorre fare piazza pulita di chi c’è stato negli ultimi 30 anni, a tutti i livelli. Pena la morte industriale.
VERSO IL SECOLO ASIATICO
Come ormai sapete Sergio Calzolari, “Spatto” è direttore generale di una multinazionale asiatica. Per lavoro copre il mondo d’affari mondiali, con un occhio particolare all’intera Asia. Per far questo vede le rassegne stampa asiatiche, sconosciute da noi. Oggi ci offre un contributo sull’India, terzo attore dopo Russia e Cina. Occorrerebbe considerare anche il Pakistan, ma per il momento ci focalizziamo sul subcontinente asiatico. Ciò offre spunti di analisi preziose. Ecco perche vi invito a leggere questo lungo articolo.
” Continuo qua la mia critica alle false rappresentazioni di mondi semplificati ed a narrazioni geopolitiche ingenue e rassicuranti in ambito della teoria critica.
La guerra in corso, purtroppo, sta accelerando fughe semplificatorie anche nei campi culturali del dissenso.
Dobbiamo prendere sul serio ed in modo assai forte la tendenza al policentrismo in un mondo multipolare. Ho già accennato a questa tematica, e qua ora porto un esempio riguardo al problema indiano.
La guerra umanitaria e arcobalenica, portata avanti in varie forme in questi ultimi due decenni, ha tentato, senza riuscire in tutti i suoi tasselli, di annientare gli anti-globalisti – serbi, irakeni, pashtun afgani, siriani, libici, fino ai tanti altri a dimensione regionale e/o quasi tribale – per portare ovunque la legge delle élite dominanti anglosassoni ed europee, in posizione subordinata.
La guerra in Ucraina sta però accelerando la formazione di un grande blocco strategico di medio periodo russo-sino-indiano nella nuova epoca multipolare ( penso che gli strateghi di Biden e della sinistra al potere siano dei veri principianti in teorie geopolitiche e sistemi mondiali). Perché è ciò che è ora in atto davanti ai nostri occhi: un grande percorso (ovvio non lineare e scontato) su base di accordi nazionali, tra mondo induista indiano, mondo grande russo della quarta teoria politica e il corporativismo socialista-capitalistico neo-confuciano di Xi. E’ questa situazione che il conflitto nell’Est Europa, sta avendo come risultato combinato collaterale. Quindi dobbiamo leggere ed iniziare a conoscere le opere di un vero stratega indiano, sconosciuto ai più. Quando nel 2020, in pieno lockdown in Malesia, lessi il suo libro rimasi folgorato. Tutti parlano dei cinesi. Di Xi e del sua via confuciana, ma nessuno coglie il perno filosofico della rinascita di un pensiero geopolitico indiano di alto spessore. Ho cercato su wikipedia in italiano. Ma, a dimostrazione che ormai siamo un popolo provinciale di ignoranti, non ho trovato neanche la traduzione italiana della pagina.
In ogni modo la mando in inglese per chi volesse intanto iniziare a capire di chi sto parlando.
https://en.m.wikipedia.org/wiki/S._Jaishankar
Subrahmanyam Jaishankar, The India Way: Strategies for an Uncertain World. Harper Collins. 2020. p. 240. ISBN 978-9390163878.
Ministro degli Esteri, teorizzatore del nuovo corso indiano, interessato lettore di Machiavelli e C. Schmitt.
Per Jaishankar, ancora prima dell’elemento religioso, è l’identità Nazionale un importante strumento per gestire, ed in tendenza impedire, il caos globale e la “guerra di tutti contro tutti”. Jaishankar, geopoliticamente anti-occidentale, analizza la possibilità dell’alleanza strategica di area continentale Indiana, con il fine di integrare il Medio Oriente nell’Indo-Pacifico prevenendo smagliature di faglia (prevenzione quindi verso l’azione delle élite dei capitali transnazionali), il cui obiettivo è impedire la definitiva nascita di un nuovo secolo asiatico sinoindiano in primis.
Ma rimando per ragione di spazio ad un prossimo intervento.
Per comprendere bene l’azione dell’India suggerisco di stare sempre connessi alla voce dei pensatori e non dei giornalisti di regime.
Qua indico un analista molto bravo, ovvio pensa il contrario di quello che penso io, ma credo sia un acuto stratega per il nuovo mondo che ci vogliono imporre.
Michael Kugelman@MichaelKugelman
Deputy director @AsiaProgram @TheWilsonCenter
. Writer of @ForeignPolicy
Per inquadrare in tutta semplicità il tema, inserisco un articolo di ieri nel quale appunto Kugelman prende parola, e la sua traduzione.
Buona lettura
https://www.aljazeera.com/news/2022/3/9/what-india-position-russia-ukraine-war-means-european-union-ties
Cosa significa la posizione dell’India sulla guerra Russia-Ucraina per i suoi legami con l’UE
Funzionerà la strategia dell’India di rafforzare i legami con l’UE per scongiurare la Cina mantenendo strette relazioni con la Russia?
Di Priyanka Shankar
Pubblicato il 9 marzo 20229 marzo 2022
Sono passate quasi due settimane da quando la Russia ha iniziato il suo assalto all’Ucraina, uccidendo centinaia di persone e sfollando oltre 2 milioni.
Oltre a generare una crisi umanitaria e inviare onde d’urto in tutto il mondo, le azioni del presidente russo Vladimir Putin in Ucraina hanno anche messo sotto i riflettori le politiche estere dei
Paesi.
Mentre alcuni paesi, come la Germania, hanno completamente spostato le loro politiche di difesa ed energetiche per rimproverare la Russia e proteggere i confini europei, altri come l’India continuano a mantenere una posizione relativamente restrittiva nei confronti della vecchia amica Russia.
Ma dopo che l’invasione russa ha colpito l’India più vicino a casa, con l’uccisione di uno studente indiano nella città ucraina di Kharkiv, e centinaia di studenti indiani ancora in attesa di evacuazione, il primo ministro indiano Narendra Modi è sotto pressione per condannare le azioni della Russia.
La scorsa settimana, P Chidambaram, un parlamentare indiano del partito di opposizione del Congresso, ha twittato: “Il governo indiano dovrebbe interrompere il suo atto di bilanciamento verbale e chiedere severamente alla Russia di fermare immediatamente i bombardamenti di città chiave in Ucraina”.
Nel frattempo, Modi ha tenuto colloqui sia con Putin che con il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy e ha chiesto l’immediata cessazione delle violenze.
Eppure, sulla scena mondiale, l’India si è astenuta cinque volte tanto dal condannare le azioni della Russia alle Nazioni Unite e ha solo ribadito un “impegno nei confronti dei principi della Carta delle Nazioni Unite, del diritto internazionale e del rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale di tutti gli Stati” .
L’atto equilibrato dell’India di placare sia la Russia che l’Occidente nella crisi ucraina ha colto alla sprovvista l’Unione Europea.
Secondo i resoconti dei media indiani la scorsa settimana, gli inviati dell’UE insieme all’inviato dell’Ucraina a Nuova Delhi hanno incontrato alti funzionari del ministero degli Esteri indiano prima di un voto fondamentale all’Assemblea generale delle Nazioni Unite e hanno esortato l’India ad adottare una posizione più forte sul conflitto.
Anche il presidente francese Emmanuel Macron ha tenuto consultazioni con Modi sulla questione. La Francia detiene attualmente la presidenza del Consiglio dell’UE e un proattivo Macron ha tenuto colloqui regolari con i leader dell’UE e i leader globali per attenuare la crisi.
Dopo la telefonata di Macron con Modi, una dichiarazione rilasciata dall’ambasciata francese in India afferma che i due leader hanno concordato di “assicurare un accesso umanitario senza ostacoli” all’Ucraina e coordinarsi per affrontare la crisi al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Il simbolo “Z”: come i russi stanno mostrando sostegno alla guerra
Negli ultimi anni, l’India ha rafforzato i legami con l’UE per scongiurare le minacce provenienti dalla Cina. Al recente Forum indopacifico, i ministri degli Esteri dell’UE e il ministro degli Esteri indiano Subrahmanyam Jaishankar hanno concordato di approfondire le relazioni di sicurezza coordinando la presenza marittima nell’Oceano Indiano e rafforzando la sicurezza informatica.
Garima Mohan, membro del Programma Asia del Fondo Marshall tedesco degli Stati Uniti, afferma che mentre i legami tra Europa e India hanno fatto molti progressi negli ultimi anni, l’India potrebbe dover rivalutare la sua posizione sull’invasione russa dell’Ucraina.
“I funzionari europei che lavorano con l’India sono delusi, ma certamente capiscono la sua posizione. La linea ufficiale è che tutto è come al solito con l’India. Ma per gli attori politici e il pubblico europeo che non hanno familiarità con la politica estera indiana, sarà una vendita difficile”, ha detto ad Al Jazeera.
“È importante notare che la posizione dell’India si sta evolvendo e con l’accelerazione della crisi, l’India dovrà rivalutare la sua risposta”, ha affermato.
Anil Trigunayat, ex ambasciatore indiano a Malta, membro dell’UE, condivideva un’opinione simile.
“L’UE comprende la posizione dell’India e la sua autonomia strategica. La posizione dell’India nell’Indo-Pacifico è fondamentale”, ha detto ad Al Jazeera.
“Tuttavia, la vicinanza sino-russa potrebbe avere alcune ripercussioni per l’India”.
Gli indiani che lavorano a Kiev aspettano di salire a bordo di un autobus dopo aver attraversato il confine con la Polonia [Fabrizio Bensch/Reuters]
‘Rapporto speciale con la Russia’
Mosca ha apprezzato la posizione cauta di Nuova Delhi sulla crisi ucraina, con l’India che non figura nell’elenco dei “paesi ostili” stilato dal Cremlino a seguito di una serie di sanzioni imposte da Ue, Stati Uniti e Regno Unito.
Tuttavia, la posizione dell’India nei confronti della Russia sulla guerra in Ucraina non è nuova. Anche nel 2014, quando la Russia ha annesso la Crimea, l’India ha mantenuto la neutralità alle Nazioni Unite.
Michael Kugelman, ricercatore senior per l’Asia meridionale presso il Wilson Center di Washington, DC, afferma che la posizione dell’India è una conseguenza del suo rapporto speciale con la Russia.
“Nuova Delhi considera da tempo Mosca come il suo partner più affidabile e fidato, una percezione plasmata da molti decenni di amicizia, risalenti ai primi anni della Guerra Fredda”, ha detto ad Al Jazeera.
“I leader indiani parlano spesso della Russia come dell’amico più vicino e affidabile dell’India, un Paese che non ha mai avuto alcun tipo di crisi con l’India. E lo vedono come un paese sempre pronto ad aiutare l’India sulla scena globale, comprese le Nazioni Unite, dove i modelli di voto della Russia su questioni come il Kashmir hanno sostenuto l’India”.
La Russia, il principale partner strategico dell’India, ha esportato armi per un valore di 6,6 miliardi di dollari tra il 2016 e il 2020 nella nazione dell’Asia meridionale. Tuttavia, il commercio bilaterale India-Russia a 8,1 miliardi di dollari tra aprile 2020 e marzo 2021 non è così alto come il commercio India-UE, che nello stesso periodo si è attestato a 62,8 miliardi di euro (68,5 miliardi di dollari).
Secondo Kugelman, la nostalgia dell’India per la Guerra Fredda nei confronti della Russia continua a pesare nel loro rapporto. “Si riduce a un semplice calcolo: la Russia ci dà le spalle e anche noi avremo le spalle”, ha detto.
Vivek Mishra, membro della Observer Research Foundation (ORF) di Nuova Delhi, afferma che la posizione diplomatica dell’India sull’Ucraina potrebbe essere vantaggiosa e che c’è stata una “gradua maturità” nell’autonomia strategica dell’India.
“La politica estera dell’India si è evoluta dal non allineamento all’adozione dell’autonomia strategica nelle politiche di difesa e sicurezza. Questa crisi ha mostrato esattamente questo con l’India che discute della crisi con l’UE e gli Stati Uniti, astenendosi dal prendere posizione sul conflitto alle Nazioni Unite e parlando sia con la Russia che con l’Ucraina”, ha detto Mishra ad Al Jazeera.
La domanda cinese
La domanda è: se la Cina pesa sulla crisi ucraina, l’India sosterrà l’Occidente?
Finora, anche la Cina, come la rivale India, ha svolto un gioco di equilibrio tra Russia e Occidente.
In una dichiarazione rilasciata il mese scorso, il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha detto ad alti funzionari europei che mentre Pechino rispetta la sovranità di un paese, compresa quella ucraina, anche le richieste di sicurezza della Russia dovrebbero essere affrontate adeguatamente.
Tuttavia, la crescente vicinanza della Cina con la Russia negli ultimi anni è qualcosa che l’India sta monitorando da vicino, secondo Mishra dell’ORF.
“Putin andrà alle Olimpiadi di Pechino e l’incontro con il cinese Xi Jinping ha reso l’India diffidente nei confronti dei legami sino-russi”, ha detto ad Al Jazeera.
“Anche se la Cina pesa più di quanto non abbia già sul conflitto Ucraina-Russia, l’India continuerebbe a mantenere la sua posizione neutrale. La Cina è una minaccia imminente per l’India, quindi l’India non vorrà assecondare la Russia in un modo che minaccerebbe i suoi interessi nazionali”, ha aggiunto.
Kugelman pensa che se qualcosa spingesse l’India a cambiare posizione, sarebbe il corso degli eventi, non le decisioni di altri paesi.
“È improbabile che la pressione dell’UE influenzi la politica estera dell’India. L’essenza del caro principio dell’autonomia strategica dell’India è che non cederà alle pressioni delle maggiori potenze per assumere una posizione particolare o per allinearsi con un campo particolare”, ha detto ad Al Jazeera.
Kugelman ha affermato che l’India prende le decisioni di politica estera “alle sue condizioni” e non c’è molto che altri paesi, compresi i suoi partner più stretti, possono fare per cambiarlo.
“Ma se Putin espandesse la sua invasione in un territorio della NATO, tutti i lotti sarebbero spenti e, a quel punto, l’India probabilmente non avrebbe altra scelta che uscire allo scoperto e condannare quella che sarebbe effettivamente una nuova guerra mondiale”.
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Pubblico una testimonianza di un caro amico su di un carcere minorile di Bologna. Vi invito calorosamente a leggerla. Con questo preziosissimo contributo il blog si apre ad altre tematiche, per non ingabbiarsi in quelle economiche. Buona lettura.
Sei un’arte terapeuta, da quanti anni e in che settore lavori?
Mi chiamo Antonio Boccalupo, faccio l’arte terapeuta per la Giustizia Minorile di Bologna. Visto che ti dirò qualcosa del mondo carcerario attraverso le lenti dell’arte terapia mi sembra opportuno descrivere brevemente che cos’è.
L’arte terapia nasce negli ospedali inglesi durante la seconda guerra mondiale. Sono soprattutto giovani artisti che, sentendo il bisogno impellente di rendersi utili in quel tragico momento, portano l’arte all’interno dei padiglioni ospedalieri, sia per alleviare le sofferenze traumatiche dei soldati che tornavano dal fronte, sia dei civili. Risaltò a tutti, soprattutto ai medici, che i pazienti che disegnavano e dipingevano miglioravano più velocemente. Furono per primi gli psicanalisti junghiani, da sempre interessati al potere simbolico e curativo dell’arte, a creare un ponte tra arte e terapia, tra arte e logos, da lì la nascita dell’arte terapia. La sua particolarità sta null’utilizzo dei materiali artistici quali strumenti per dare forma, colore e voce ai propri vissuti e renderli possibili di trasformazione. In arte terapia il linguaggio artistico e quello verbale sono come due fili che si intrecciano: le immagini aprono la strada alle parole, guidandone il corso. Personalmente ti racconto che faccio l’arte terapeuta dal 2011, quando la Giustizia Minorile di Bologna mi ha affidato il primo incarico, 200 ore, da allora non ho più smesso, nel 2021 sono diventate 1100. Mi occupo di ragazzi, età media 16/17 anni, che incappano nelle maglie della giustizia, ora ne seguo 27 in individuale e 6 in un setting di gruppo. Appartengono ai ceti sociali più bassi, la povertà è il primo trauma che incontrano venendo alla luce, poi quelli familiari. Il padre disoccupato, in carcere o alcolizzato, la madre figura debole, con traumi irrisolti.
Masticano pane, violenza e trascuratezza fin dalla nascita, non sanno che cos’è la cura, non sanno che cos’è l’amore. Se ti capita tutto ciò, allora è facile che l’unica emozione che ti viene da provare è la rabbia, che si esternalizza in modo distruttivo. La conseguenza è il trauma dell’arresto, e visto che in adolescenza avviene una ristrutturazione soprattutto a livello celebrale, i danni possono essere di lunga durata sia in termini psicologici che penali.
In che consiste il mio lavoro? Inizialmente accolgo il loro dolore, il loro mal essere, poi li aiuto a creare: disegnando, dipingendo, manipolando l’argilla e, attraverso la relazione che si ‘crea’, faccio emergere la loro parte buona, la loro parte costruttiva. Nonostante questo, se ne salvano pochi.
Il carcere minorile è un’istituzione totale, ritieni che sia efficace al recupero, che si faccia di tutto per riportare i detenuti alla vita? Se no, quale soluzione proponi?
Certo, il carcere è un’istituzione totale, solo? Il carcere è tante cose tra cui un contenitore nel quale la società ‘proietta’ le sue parti negative, cosa che diventa evidente davanti a reati eclatanti dove la gente si lascia andare agli istinti più bassi e violenti, quelli intrisi di vendetta, che altro è se non questo quando sentiamo frasi come: ‘bisogna buttare la chiave’, ‘deve marcire in galera’, ‘quando si invoca la pena di morte’.
Secondo, un carcere minorile non ha niente di diverso da quello degli adulti, sono uguali gli agenti con le loro angherie, i cancelli blindati, l’ora d’aria, le visite dei parenti, le perquisizioni nelle celle. Parlano i numeri, più del 60% ricommette il reato, percentuale quasi uguale a quelli degli adulti che sfiora il 70%. Allora il carcere educa? Recupera? I numeri dicono di no. E allora a cosa serve? Soprattutto da monito…e non certo per i detenuti.
Ti dico un’altra cosa, sai che c’è un abuso nella richiesta del certificato penale da parte dei privati? Sai che lo può richiedere solo un Ente Statale? Eppure ti assicuro che i privati lo chiedono quasi sempre, e se sei pregiudicato…e allora di cosa parliamo.
Cosa propongo. Appurato il fatto che il carcere non fa che peggiorare la situazione, per i rimedi non saprei che dire se non che bisogna intervenire negli stadi più precoci della vita, quando il bambino è ancora nella culla, perché anche i bambini più traumatizzati e trascurati a livello emotivo non diventano criminali violenti o sociopatici se hanno una qualche relazione positiva, se incontrano qualcuno che ha a cuore la loro sorte. I soldi ci sono per poterlo fare, e la volontà?
Ti lascio con la frase che apre la mia tesi di specializzazione in Arte Terapia: ‘ Le persone che il mondo onora non sono che delle canaglie che hanno avuto la fortuna di non essere colte in fragranza.’