IL “QUARTO POLO” FINANZIARIO E’ IN FIERI

Secondo la vulgata marxista, nel corso degli ultimi 70 anni c’era la triade imperialista Usa-Europa-Giappone, che si spartivano le ricchezze mondiali attraverso guerre imperialiste. Con l’ascesa di Mao nel 1949 succede una novità. Il suo Premier Chu En Lai ideò il “Quarto Polo” dei paesi del terzo mondo, anche alternativo, dopo gli anni 50, all’Urss. Il capo dell’esercito popolare di liberazione cinese Lin Biao fu l’attuatore di questa tesi, tragicamente scomparso nei cieli mongoli nel 1971, probabilmente un attentato. L’idea fu bloccata dopo la morte di Mao e il processo alla “Banda dei Quattro”, che voleva proseguire la strategia terzomondista di Mao. Vinse Deng, che nel 1978 si accordò con gli americani per fare arrivare enormi investimenti industriali – cosa poi avvenuta -, anche per delocalizzare industrie americane che avevano la lotta di classe dei suoi operai in casa, e per distaccare definitivamente la Cina dall’Urss. Il “tradimento” di Deng lo possiamo inquadrare solo dopo molti decenni. Forse lui aveva in mente l’industrializzazione del suo paese per colpire meglio il nemico americano, in seguito. Pensava che una popolazione poverissima non potesse fronteggiare l’imperialismo. Questo tacito accordo andò avanti per decenni, gli americani nel frattempo avevano trasferito tecnologia, managerialità e saperi scientifici ai cinesi. Il genio cinese fu quello di avanzare nel salto tecnologico, da una parte teneva a bada gli Usa attraverso l’acquisto del debito, dall’altra si preparava allo scontro. I cinesi non ragionano per anni ma per decenni, se non per secoli. Nel 2013 ascese Xi, che prese via via tutti i poteri, facendo capire che la Cina non avrebbe seguito il modello occidentale. Ideò la Via della Seta, come mezzo per staccare l’Ue dagli Usa e coprire l’eurasia. Le vicende ucraine hanno fatto capire alla dirigenza cinese che gli europei, o meglio, la sua classe dirigente, non sono disposti a scontrarsi con gli Usa, ci hanno provato negli ultimi anni senza risultati (vedi la Via della Seta italiana abbandonata). Oggi la notizia che l’asse eurasiatico – Russia, Uzbekistan, Kazakhistan, ecc. – assieme alla Cina stanno progettando una valuta comune ancorata alle materie prime. Inoltre, secondo il Wsj, l’Arabia Saudita starebbe considerando di vendere il suo petrolio alla Cina in yuan. Oltre a ciò, India e Russia si sono accordati per gli scambi in ruplie e rubli avendo come intermediario lo yuan. Nel libro Piano contro mercato, alla luce della Via della Seta, sostenevo che vi era uno scontro tra asset inflation occidentale e “lotta di barricata” da parte dei cinesi attraverso la Pboc, la loro banca centrale. Questa “lotta di barricata” sta accelerando in maniera impressionante con le notizie di oggi appena dette. La “lotta di barricata” del “Quarto Polo” si sposta dunque nel lato monetario e finanziario, con sconvolgimenti mondiali. Un processo da tenere in mente per vedere gli sviluppi ucraini, il cui fuoco è stato appiccato dagli occidentali proprio per questi motivi, non vogliono rinunciare al privilegio finanziario dell’asset inflation, che tra l’altro non garantisce benessere alle loro stesse popolazioni, come ben sappiamo noi italiani da decenni.