Ieri ho pubblicato la notizia degli interventi economici cinesi per far fronte alla crisi derivante dal Covid, con i lockdown metropolitani, e dalla crisi mondiale. Notavo che in Cina si parlava di interventi economici contro la crisi mentre in Occidente non si fa altro che parlare di armi e guerra. Sottolineavo che la popolazione dell’Occidente era zittita, in realtà già con la pandemia, ed era il risultato della guerra di classe condotta dal capitale contro i proletari che osarono ribellarsi e provare l’assalto al cielo. Dopo 50 anni di controffensiva del capitale, vincente, quel che rimane degli istituti democratici viene prosgiugato. Iniziò 30 anni fa l’Ue con il Trattato di Maastricht, siamo andati a finire con il “tiranno ateniese” Draghi che chiude in una stanza tutti i partiti e, dopo aver fatto loro conoscere la sera prima i provvedimenti, se li fa approvare il giorno dopo dal Parlamento. Il popolo italiano, ma si può dire, il popolo dell’Occidente, nulla sa delle misure decise nei mesi scorsi sulla guerra, non è stato informato se non bombardato dalla propaganda dei media, tutti al servizio dei dominanti. La dialettica dominanti-dominati è ormai assoluta nel nostro Paese e la democrazia è solo un simulacro, tenuta lì per differenziarsi dai “regimi totalitari”. Regime totalitario, come quello cinese, che vara provvedimenti in vista della tenuta sociale, organici, che abbracciano tutte le sfere economiche e sociali per rendere fluida l’economia. Nell’epoca del benessere cinese ci si preoccupa della disoccupazione dei laureati, spia di disagio sociale che loro affronteranno. C’è chi dice che a livello economico la situazione in Cina sia un disastro, ma vivaddio prendono provvedimenti risoluti. Due giorni fa sul blog e ieri ho scritto due pezzi, riportando siti cinesi, sulla politica economica prossima cinese. Stanotte il Politburo ha confermato le parole di Xi e Li che avevo riportato. Oggi la borsa di Hong Kong fa +4%, Shanghai e Shenzen +2% (inusuale, dopo gravi perdite). Avevo scritto che l’unica guerra che fa la Cina è contro la crisi. Le borse occidentali fanno seguito alle performance asiatiche, come da 15 anni. Per contro una decina di giorni fa un articolo de il Sole 24 ore diceva che l’economia Usa era in pieno boom. Ieri è uscito dato trimestrale PIL Usa visto a -1.4. I dominanti mascherano bene grazie alla propaganda dei media la propria situazione di debolezza, la Cina monstra la sua debolezza decidendo provvedimenti monstre. Lo svuotamento della democrazia da noi fa il paio con il dominio assoluto, cioè sciolto da ogni vincolo, dei dominanti rispetto ai dominati. La ricchezza che si genera è l’altra faccia della decisione, presa 50 anni fa, grazie alla controffensiva del capitale, di aumentare il disagio sociale, zittire il proletariato ed impedire qualsiasi nuova sollevazione. Poi si prenderà il “modello Argentina” dei generali volto a rastrellare gli oppositori, qualora la crisi si aggravasse e la guerra avesse come teatro l’intera Europa. Il poeta Franco Fortini scrisse: “L’irta, la nera Europa la sua ombra allunga su di me, e mi fa orrore”.
Mese: Aprile 2022
Ieri ho pubblicato un intervento del Global Times su mega spese per investimenti decise da Xi. Oggi un altro bazooka, questa volta per lavoratori, studenti, piccole e medie imprese e per l’ampio settore dei trasporti e della logistica, oltre che per il settore delle consegne a domicilio. Questa volta a parlare è il Consiglio di Stato presieduto dal Premier Li Keqiang, che aveva già la settimana scorsa parlato per una subitanea apertura dell’economica colpita dal Covid, quasi in contrasto con l’intransigenza di Xi e per la qual cosa si era parlato addirittura di contrasti. Ma è come se Xi e Li giocassero a ping pong, a beneficio del loro paese. Ognuno di loro prende misure per contrastare la crisi dovuta all’epidemia e all’incertezza globale a seguito del conflitto ucraino. Usa e Ue da due mesi non fanno altro che parlare di sanzioni e armi, e guerra. Non hanno altri discorsi. Dopo di che del caro vita, della disoccupazione, della crisi economica non gli importa nulla. In Italia è un rimpallarsi tra Governo e Confindustria per dare un minimo aumento salariale dopo 40 anni di guerra di classe al salario. Dall’articolo che vi sottopongo oggi potete chiaramente capire che la dirigenza cinese, anche per la tenuta sociale, ci tiene al benessere del proprio popolo, mentre in Occidente da 50 anni non si fa altro che impoverirlo. L’articolo è di People’s Daily, il Quotidiano del Popolo. L’unica guerra che fanno loro è alla crisi, alle difficoltà economico sociali pur in un contesto di vivacità economica che noi ci sogniamo. Buona lettura.
Più supporto impostato per buste paga. Di WANG KEJU (China Daily) 09:12, 28 aprile 2022
Li: La stabilizzazione dell’occupazione deve avere un’alta priorità tra le nuove riacutizzazioni del COVID La Cina fornirà un maggiore sostegno politico per mantenere stabili i salari e aumentare la creazione di posti di lavoro, nel tentativo di garantire una performance economica costante, secondo una decisione presa mercoledì in una riunione esecutiva del Consiglio di Stato presieduta dal Premier Li Keqiang. “Ora dobbiamo attribuire maggiore importanza alla stabilizzazione dell’occupazione. Il nuovo ciclo di riacutizzazioni del COVID ha colpito abbastanza duramente l’occupazione. Saranno prese misure più energiche per consentire la ripresa anticipata della piena capacità produttiva delle imprese sulla base di una solida COVID -19 controllo”, ha detto Li. “È particolarmente importante garantire il normale funzionamento delle imprese chiave nelle catene industriali e di approvvigionamento, nei trasporti e nella logistica, e quelle per la risposta al COVID-19, e garantire infrastrutture chiave. A questi sarà fornita assistenza punto a punto affrontando enormi difficoltà”, ha detto Li. Le politiche per differire temporaneamente i pagamenti dei premi per l’assicurazione vecchiaia, l’assicurazione contro la disoccupazione e l’indennità dei lavoratori saranno estese dai settori della ristorazione, del commercio al dettaglio, del turismo, dell’aviazione civile, delle autostrade, delle vie navigabili e dei trasporti ferroviari a tutte le micro, piccole e medie imprese, o MSME e famiglie autonome che affrontano difficoltà legate al COVID nelle loro operazioni. La percentuale di rimborso dei premi dell’assicurazione contro la disoccupazione per le PMI e le famiglie autonome che non effettuano o riduzioni minime al personale sarà aumentata fino al 90%. Le località saranno supportate nell’attuazione di sconti temporanei sui consumi di energia elettrica per i settori in particolare difficoltà. Inoltre, alle MSME saranno forniti servizi Internet a banda larga e dedicati a tariffe agevolate. “Dobbiamo compiere sforzi dedicati per sostenere le entità del mercato e mantenere stabile l’occupazione. Allo stesso tempo, dobbiamo fare tutto il possibile per aumentare la creazione di posti di lavoro, specialmente per gruppi chiave come i laureati”, ha affermato Li. Verrà lanciato un gruppo di progetti in campi, tra cui l’irrigazione dei terreni agricoli, la tutela dell’acqua e le strade rurali, e verranno ampliati i programmi di lavori pubblici, per aumentare le opportunità di lavoro per i lavoratori migranti. Saranno esaminate misure di sostegno come il rimborso differito dei prestiti agli studenti e la riduzione degli interessi e l’esenzione. L’incontro ha anche ascoltato i rapporti sul lavoro per garantire trasporti e logistica fluidi e ha sollecitato maggiori sforzi per sbloccare le strozzature. “Dobbiamo mantenere un trasporto e una logistica fluidi. Questo è fondamentale per sostenere prestazioni economiche complessive stabili e garantire il benessere delle persone. Questo lavoro dovrebbe occupare un posto chiave nella nostra agenda”, ha affermato Li. L’incontro ha richiesto sforzi per garantire il funzionamento efficiente delle arterie di traffico. Le stazioni di pedaggio e le aree di servizio lungo le superstrade dovrebbero rimanere aperte il più possibile. Le piattaforme e le imprese di consegna saranno supportate nell’aumento della loro capacità di trasporto. Verrà fornito supporto affinché i punti vendita che sono stati chiusi a causa del COVID-19, compresi i punti di servizio espresso, possano riprendere a funzionare e in modo che il personale addetto alle consegne possa tornare al lavoro in modo ordinato. L’imposta sul valore aggiunto sarà esentata dalle entrate ammissibili generate dai servizi di consegna espressa dal 1 maggio fino alla fine dell’anno. Una quota di 100 miliardi di yuan (15,2 miliardi di dollari) sarà messa in atto il più rapidamente possibile per sostenere i finanziamenti per le industrie dei trasporti, della logistica e del magazzino. È imperativo rilasciare tutti i permessi di viaggio necessari, ha deciso l’assemblea. La rapida richiesta ed emissione e il riconoscimento interregionale dei permessi di viaggio saranno realizzati su tutto il territorio nazionale. Durante il trasporto verranno forniti test COVID-19 gratuiti ai conducenti di camion.”
La risolutezza del documento fa capire che la situazione la ritengono seria e dunque approntano misure energiche per riavviare l’economia. Questa è la loro guerra, altre non ne hanno, sebbene gli Usa li vorrebbero spingere al conflitto armato.
Oggi nei siti economici la notizia che la borsa di Shanghai era positiva perchè Xi Jinping aveva reso noti mega investimenti pubblici. Sembra quasi la solita litania cinese degli ultimi 25 anni, tanti miliardi agli investimenti nel mentre l’Occidente chiede di aumentare i consumi e quindi le importazioni. Gli analisti non considerano un fatto: i cinesi sono marxisti, non keynesiani, puntano sulla produttività totale dei fattori produttivi, e sulla produttività del lavoro, come misure macroeconomiche per sostenere i salari, diretti ed indiretti. Come ho scritto nel mio libro Piano contro mercato, che prossimamente vedrà nelle librerie la seconda edizione arricchita di 16 articoli, la Cina ha puntato sugli investimenti, come suggeriva ai paesi occidentali Schumpeter, per modernizzare il Paese. Nell’articolo qui sotto c’è l’elenco delle misure, è impressionante, se solo 1/10 venisse realizzato in Italia avremmo il miracolo economico del XXI secolo. La produttività totale dei fattori produttivi è servita ai cinesi come misura propedeutica, dopo il 2008, e attraverso la Legge del Lavoro, per reflazionare i salari e costruire una rete primordiale di salario sociale, sull’esempio italiano e francese del dopoguerra. Simile strategia la applicano a livello internazionale mediante la Belt and Road, la Via della Seta, volta a reflazionare, mediante le infrastrutture, le economie asiatiche e africane. Sul piano internazionale vanno a rilento, anche per la guerra che gli Usa fanno, sul piano interno accelerano. Su questo blog alcuni mesi fa si è data notizia di una forte politica fiscale a favore delle micro e piccole imprese. Ora è la volta delle infrastrutture. Forse in un tempo prossimo di ulteriori misure di salario sociale. Vanno piano, hanno tutto il tempo a disposizione. Buona lettura.
Il presidente Xi chiede di portare avanti lo sviluppo delle infrastrutture Fonte: XinhuaEditore: PECHINO, 27 aprile (Xinhua) – Il presidente cinese Xi Jinping, anche segretario generale del Comitato centrale del Partito Comunista Cinese (PCC), presidente della Commissione militare centrale e direttore della Commissione centrale per gli affari finanziari ed economici (CCFEA) , ha presieduto martedì l’11 una riunione della CCFEA per discutere questioni relative allo sviluppo completo delle infrastrutture e all’attuazione delle decisioni e dei piani presi dalla CCFEA dal 19° Congresso Nazionale del CPC nel 2017. Le infrastrutture sono alla base dello sviluppo economico e sociale. È essenziale coordinare lo sviluppo e la sicurezza e ottimizzare la disposizione, la struttura, la funzione e la modalità di sviluppo delle infrastrutture per sviluppare un moderno sistema infrastrutturale, gettando così solide basi per la costruzione completa di un moderno paese socialista, ha sottolineato Xi. La CCFEA è un’istituzione importante per il Comitato Centrale del PCC per esercitare la leadership sul lavoro economico. Tutte le regioni ei dipartimenti devono comprendere appieno le decisioni ei piani della commissione e compiere sforzi concertati per metterli in pratica. Il premier Li Keqiang, membro del Comitato Permanente dell’Ufficio Politico del Comitato Centrale del PCC, e vicedirettore del CPCEA, Wang Huning, un membro del Comitato Permanente dell’Ufficio Politico del Comitato Centrale del PCC, un membro del Segretariato del PCC All’incontro hanno partecipato il Comitato Centrale e anche un membro della CCFEA, il Vice Premier Han Zheng, un membro del Comitato Permanente dell’Ufficio Politico del Comitato Centrale del PCC e anche un membro della CCFEA. La Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma, il Ministero dell’industria e delle tecnologie dell’informazione, il Ministero dei trasporti, il Ministero dell’edilizia abitativa e dello sviluppo urbano-rurale, il Ministero dell’agricoltura e degli affari rurali e il Ministero delle risorse idriche hanno presentato relazioni sull’avanzamento dello sviluppo delle infrastrutture. La Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma, il Ministero della scienza e della tecnologia, il Ministero dell’ecologia e dell’ambiente, il Ministero dell’agricoltura e degli affari rurali, il Ministero della gestione delle emergenze e la Banca popolare cinese hanno presentato relazioni sull’attuazione delle decisioni della CCFEA e piani dal 2017. Dal 18° Congresso Nazionale del PCC nel 2012, la Cina ha ottenuto una serie di risultati leader a livello mondiale nelle principali strutture sci-tech, progetti di tutela dell’acqua, hub di trasporto, infrastrutture dell’informazione e riserve strategiche nazionali, assistendo a un balzo in avanti nel suo sviluppo complessivo delle infrastrutture, secondo l’incontro. Ma è importante notare che lo sviluppo delle infrastrutture della Cina non è ancora all’altezza delle esigenze dello sviluppo e della sicurezza nazionale. Il progresso dello sviluppo delle infrastrutture è di grande importanza per garantire la sicurezza nazionale, facilitare i flussi economici, promuovere un’interazione positiva tra circolazione interna e circolazione internazionale, espandere la domanda interna e promuovere uno sviluppo di alta qualità. La commissione ha sottolineato che al momento e per un po’ di tempo dobbiamo attenerci alla filosofia di sviluppo incentrato sulle persone e rimanere concentrati sulla risoluzione dei problemi e sul raggiungimento degli obiettivi. Dobbiamo anche bilanciare gli imperativi di sviluppo e sicurezza, garantire una pianificazione sistematica e un coordinamento generale e rafforzare gli anelli deboli in modo mirato. Ha chiesto di migliorare la disposizione, la struttura, la funzione e la modalità di sviluppo delle infrastrutture e di mobilitare tutta la società per costruire una rete infrastrutturale moderna, che dovrebbe garantire non solo benefici economici, ma anche benefici sociali, ecologici e di sicurezza. Tutto ciò servirà alle principali strategie nazionali, sosterrà lo sviluppo economico e sociale e getterà solide basi per la costruzione di un moderno paese socialista a tutti gli effetti. La commissione ha sottolineato la necessità di rimanere orientati al futuro mentre avanza lo sviluppo delle infrastrutture. Aumenteremo il sostegno allo sviluppo e alla protezione dello spazio territoriale, alla distribuzione delle forze produttive e alle grandi strategie nazionali e accelereremo la costruzione di nuove tipologie di infrastrutture potenziando quelle tradizionali. È necessario agire in modo proattivo, ha affermato. Saranno elaborati piani per la costruzione di infrastrutture che aiutino a guidare lo sviluppo industriale e a salvaguardare la sicurezza nazionale, ma il ritmo della pianificazione futura dovrebbe essere mantenuto appropriato. Dovrebbero essere fatti piani sani. Seguendo la nuova filosofia di sviluppo, procederemo da una prospettiva del ciclo di vita completo per bilanciare il layout di tutti i tipi di infrastruttura e promuovere l’interconnettività, la crescita condivisa attraverso la collaborazione, il coordinamento e l’interazione, ha affermato la commissione. Dovrebbe essere adottato un approccio su più fronti per promuovere lo sviluppo delle infrastrutture a diversi livelli su base categorizzata, sfruttando appieno i ruoli del governo e del mercato, delle autorità centrali e regionali, nonché del capitale pubblico e privato. I vantaggi contano. Prenderemo in considerazione i vantaggi economici su un ampio orizzonte e miglioreremo i rendimenti globali dei progetti infrastrutturali durante l’intero ciclo di vita. Dobbiamo migliorare tutti i tipi di reti nell’ambito delle infrastrutture cinesi, come quelle per i trasporti, l’energia e la tutela dell’acqua, con l’obiettivo di aumentare la loro interconnettività, rafforzare i collegamenti deboli e consolidare i collegamenti forti, in modo da aumentarne i benefici, la commissione notato. Costruiremo il quadro per le reti di trasporto multidimensionali integrate nazionali a un ritmo più rapido. Miglioreremo la pianificazione e la costruzione di porti e corsi d’acqua costieri e interni per migliorare il sistema nazionale di trasporto dell’acqua. Svilupperemo reti intelligenti distribuite, costruiremo una serie di nuove basi energetiche verdi a basse emissioni di carbonio e miglioreremo rapidamente gli oleodotti e i gasdotti. Accelereremo la costruzione della struttura e delle arterie dei corsi d’acqua nazionali, con particolare attenzione allo sviluppo e alla modernizzazione delle principali fonti d’acqua, delle aree irrigate e dei bacini di contenimento delle inondazioni. Le infrastrutture per le industrie dell’informazione, della scienza e della tecnologia e della logistica devono essere potenziate. Verranno elaborati piani per costruire strutture per una nuova generazione di supercalcolo, cloud computing, piattaforme di intelligenza artificiale e reti a banda larga. La pianificazione e la costruzione di importanti infrastrutture sci-tech saranno avanzate. Costruiremo hub di trasporto completi e relativi sistemi di raccolta, distribuzione e trasporto. Formuleremo anche piani per costruire una serie di aeroporti per il trasporto di merci regionali, generali e. Le infrastrutture urbane saranno migliorate per creare spazi abitativi di alta qualità nelle città. Richiede sforzi per promuovere il trasporto integrato nei cluster urbani, costruire reti ferroviarie interurbane convenienti e altamente efficienti, sviluppare ferrovie intraurbane e sistemi di trasporto ferroviario urbano e costruire sistemi di traffico stradale completi. È anche importante costruire in modo ordinato gallerie sotterranee e sviluppare i sistemi per il controllo delle inondazioni urbane, il drenaggio, nonché la raccolta e lo smaltimento delle acque reflue e dei rifiuti. Inoltre, gli sforzi saranno raddoppiati per costruire infrastrutture di prevenzione e mitigazione dei disastri, strutture di emergenza sanitaria e infrastrutture intelligenti su strada, alimentazione elettrica e trasporti pubblici. Anche le infrastrutture agricole e rurali saranno migliorate in modo che le infrastrutture modernizzate favoriscano la modernizzazione agricola e rurale. Miglioreremo l’irrigazione dei terreni agricoli e la tutela dell’acqua, costruiremo terreni coltivati di alto livello e garantiremo che le strade rurali siano ben costruite, gestite, mantenute e gestite per aggiornare i sistemi di trasporto rurali. Accelereremo inoltre la costruzione di strutture logistiche della catena del freddo urbane e rurali, avvieremo progetti di approvvigionamento idrico su larga scala e costruiremo ulteriormente strutture per la raccolta e il trattamento delle acque reflue e dei rifiuti rurali. Inoltre, dobbiamo rafforzare l’infrastruttura di sicurezza nazionale e muoverci più rapidamente per migliorare la nostra capacità di rispondere a situazioni estreme. La commissione ha sottolineato la necessità di aumentare il sostegno allo sviluppo delle infrastrutture. Sotto la guida unificata del Comitato Centrale del PCC, stabiliremo un meccanismo di coordinamento per lo sviluppo delle principali infrastrutture, per coordinare la pianificazione e lo sviluppo delle infrastrutture in vari settori e regioni e garantire la fornitura di terra, mare, energia e altre risorse e fattori di produzione. Per soddisfare le esigenze di finanziamento per lo sviluppo delle infrastrutture, amplieremo i canali di finanziamento a lungo termine, aumenteremo il contributo fiscale e garantiremo meglio il fondo per lo sviluppo di grandi progetti infrastrutturali nazionali. Standardizzeremo anche il modello di partenariato pubblico-privato (PPP) per garantirne lo sviluppo in trasparenza e guideremo il capitale privato nel funzionamento dei servizi pubblici comunali. Dobbiamo perseguire una crescita guidata dall’innovazione, aumentare la ricerca e lo sviluppo nelle tecnologie di base e assicurarci che le nostre tecnologie relative alle infrastrutture siano autosufficienti e che i loro rischi siano meglio controllati. È necessario coltivare una miriade di scienziati e ricercatori, ampliare il team di lavoratori qualificati e formare un gran numero di ingegneri eccezionali. Dal 19° Congresso Nazionale del PCC, la CCFEA ha condotto studi approfonditi su una serie di questioni importanti di importanza fondamentale e di vasta portata e ha fornito una guida strategica, ha osservato la commissione. Per rafforzare la leadership del Comitato Centrale del PCC sul lavoro economico, dobbiamo enfatizzare la guida politica e adottare un approccio olistico. Dobbiamo anche coordinare lo sviluppo e la sicurezza, formulare strategie valide e promuovere l’innovazione nella pratica e nella teoria. Inoltre, devono essere presi in considerazione sia i bisogni a breve che a lungo termine, affrontando sia i sintomi che le cause profonde e tutte le politiche attuate alla lettera.
Come sapete, non scrivo di guerra, in questi mesi ho lasciato scrivere manager, economisti, imprenditrici/ori, insegnanti, volontarie. Volevo dar voce a loro, che mi rappresentavano. Oggi ospito nuovamente il direttore generale di una multinazionale asiatica, Sergio Calzolari, molto letti in questo sito e anche su Lantidiplomatico, apprezzato molto dal direttore. E’ una sua prospettiva, che faccio mia. Da mesi non vado su siti di sinistra, vedo solo numeri, telefono a gestori e imprenditori, che mi chiariscono le idee. Ho una pagina telegram, gli iscritti dicono sempre cose interessanti, che mi arricchiscono. Spero che questa disquisizione del manager trovi il loro favore e il favore dei lettori de Lantidiplomatico. Buona lettura.
“Buongiorno rivoluzionari.
Ho voluto aspettare l’esito delle elezioni in Francia e la gestione delle manifestazioni per il 25 aprile prima di prendere questa posizione. Così come ho aspettato oltre 1 anno per vedere segni di ravvedimento marxista sulla gestione della pandemia (unico il bravo Rizzo, cui va il merito del coraggio e della coerenza, anche se la sua posizione sta dentro un telaio invecchiato).
Ci si potrebbe chiedere qual è la relazione fra i 2 fenomeni in apertura citati: presto detto: è la stupidità e la connivenza della maggioranza della sinistra estrema con la sinistra di regime.
1. Parliamo delle elezioni in Francia. Tutte le élites mondiali, basta leggere le varie dichiarazioni, erano preoccupate da una possibile vittoria della Le Pen, e non perché di destra fascista, ma per un semplice motivo: perché non equidistante e quindi poteva disturbare la Nato dall’entrata in una potenziale guerra e, nel contempo, destabilizzare l’Unione Europea.
Ebbene, questa semplice motivazione, di buonsenso, doveva essere la giustificazione per portare i voti nostri (chi è contro la guerra) alla Le Pen.
Ma questo non è avvenuto. Per nulla. Anzi, tutt’altro.
Arriviamo così al punto numero 2: la gestione del 25 aprile è chiaramente una gestione filo Nato e filoamericana e filo imperialista.
Le dichiarazioni adottate dai vari sindaci per mettere le bandiere Nato costruiscono un falso mito fondativo della Repubblica.
Come avevo scritto in un precedente intervento, dobbiamo velocemente distinguerci da tutta questa porcheria di sinistra, non in quanto trattasi di sinistra riformista o moderata, bensì in quanto questa sinistra odierna può portarci alla catastrofe termonucleare.
E allora, assai più semplicemente, a fronte del rischio di morte del pianeta, ogni alleanza fra diversi soggetti diventa ammissibile.
Chi non capisce questo aspetto e adduce motivi ideologici oppure teorici di fase è complice. Ma, in fin dei conti, ed a ben vedere, la complicità era già manifesta quando Biden vinse rubando le elezioni a Trump; la sinistra, anche quella estrema, festeggiò senza capire che il mondo sarebbe stato portato in guerra, nonostante lo dicessero tutti gli analisti seri. Nel 2020 esistevano già decine di interventi che mostravano come i circoli attorno a Biden avrebbero portato la guerra con la Russia.
Solo degli stupidi idioti potevano festeggiare contro Trump. Qui ed oggi è la stessa cosa.
Gli esiti, ormai, sono soltanto 2: o la guerra europea con l’entrata della Nato adesso o la medesima situazione fra qualche anno.
Ormai è solo questione di tempo, come diceva Giulietto Chiesa nel deserto attorno a lui, in quanto accusato di essere rossobruno.
A questo punto, dopo 2 mesi, i giochi sono cambiati in peggio, eppure continuano, nell’ambito della sinistra estrema, le discussioni astratte….ancora si disquisisce di questioni astruse senza aver mai avuto la capacità di mettere in campo un’azione forte e chiara e di massa in unione con la borghesia nazionale colpita dalla guerra. Senza avere una chiara visione nella sua prospettiva strategica di lungo periodo, che presuppone una rottura netta e definitiva e totale con ogni propaggine di quella che fu la sinistra del novecento. Se tale rottura non procede poi non ci si meravigli se in Europa ed in Italia non esiste un movimento di massa contro la guerra. Che contro la guerra vi sia la borghesia tedesca oppure i circoli conservatori.
Che il mediatore sia Erdoğan.
Che Modi e la sua India contribuiscano piu di mille cortei.
Questa mancata risposta di massa in Europa ha la sua responsabilità anche presso i pochi teorici rimasti antagonisti.
Specializzati nei futili distinguo e chiacchiere inconcludenti.
All’inizio della guerra, su questo sito, io ed altri, indicammo chiaramente il nuovo scenario mondiale di divisione del mondo in 2 blocchi, e parlammo del processo di de dollarizzazione eccetera eccetera.
Ma assurdamente dopo 2 mesi leggo ancora le stesse cose. Si continua a parlare di questi aspetti. Ma ciò è inconcepibile. Le tendenze sono quelle ed è inutile che si perda tempo a scrivere pagine e pagine sulla tendenza, bisogna agire dentro la tendenza non predicarne gli esiti.
Ma però la differenza rispetto a 2 mesi fa è, che mentre 2 mesi fa la tendenza aveva come fase tattica temporanea e chiara la possibile trattativa, oggi nelle menti delle elites anglosassoni dei circoli di potere, questa trattativa è scomparsa.
Quindi, mentre 2 mesi fa lo scenario del mondo diviso in 2 e lo scenario della dedollarizzazione avevano una tempistica, oggi ne hanno un’altra.
Gli intellettuali marxisti continuano a perdere tempo con il citare Samir Amin o altre dotte citazioni economicistiche di Marx.
Ma chi se ne frega…non ce ne deve fregare niente. Oggi la posta in palio è la fine dell’Europa così come l’abbiamo conosciuta e la miseria dei popoli europei. Tutto il resto sono chiacchiere di persone isolate dal mondo che poi al momento opportuno votano Macron.
Quindi lavoriamo ad un movimento popolare ampio con sindacati di base e settori del mondo imprenditoriale colpito dalla crisi, e andate a fare in culo voi intellettuali rivoluzionari della parola, amanti del “ma anche” e dei distinguo.
Contare sulle proprie forze, e calci in culo a tutti quelli che, complessificando il discorso equidistante nei fatti, non difendono un futuro popolare, che, meglio ricordarcelo fra di noi, non esisterà con la sconfitta della Russia, qualsiasi regime vi sia in quel paese.
Torniamo sulla terra, prima che sia troppo tardi.
Michele Geraci su fb scrive dei dubbi di analisti vari, specie del Financial Times, sui numeri del pil cinese (oggi ne parlano vari giornali italiani). Io invece voglio dar conto di altri numeri, pubblicati stanotte da People’s Daily. Eccoli: “Il consumo è stato frenato dai recenti rimbalzi dell’epidemia, ma la tendenza alla ripresa non cambierà e il consumo continuerà a funzionare come “pietra di zavorra” dell’economia,. I consumi finali hanno contribuito per il 69,4% all’espansione del PIL nel primo trimestre, mentre gli investimenti e le esportazioni hanno rappresentato rispettivamente il 26,9% e il 3,7%.”. Dunque, contrariamente alla vulgata corrente, è tutta domanda interna, l’export incide sul finale sul pil per appena il 3.7%. Qualora, come sembra, l’Europa, per la crisi che avrà, richiederà meno merci cinesi e qualora, a quel punto, gli Usa sferreranno una nuova guerra commerciale alla Cina, bloccandone l’esportazione, il danno sarebbe facilmente attutito con politiche fiscali e monetarie espansive, di modo che aumenti sempre più l’incidenza dei consumi, e degli investimenti ,sul pil. Questo processo loro lo hanno preparato sin dalla crisi asiatica del 1998, capirono che erano loro l’obiettivo, e incominciarono, timidamente, a rafforzare la domanda interna. Fu poi allargato con la Legge sul Lavoro del 2008, come racconto nel libro. Ora l’incidenza dell’export sul pil è ridotta al minimo e sempre più lo sarà. Domanda interna vista come arma di sovranità economica e militare. Oggi la Verità, per quanto riguarda noi, scrive di risarcimenti statali per gli esportatori italiani in Russia e per aree turistiche come Rimini. Questo quando ci si appoggia alla domanda estera massacrando quella interna. Vedo i numeri cinesi, forse non tutti veritieri, ma mi ci rivedo nei numeri della nostra Prima Repubblica. Era tutto consumo e investimento, gli italiani non sapevano nemmeno cosa fosse l’export. Non che non ci fosse, ma non era preminente. Gli uomini politici venivano quasi tutti dal Littorio, poi rinnegato, divennero democristiani, socialisti e comunisti. SI scannavano, ci furono morti, ma erano tutti intenti a ricostruire il Paese dalla guerra. Mina cantava Tintarella de Luna, i meridionali andarono a Milano e Torino, gli diedero un alloggio popolare, diversi si fecero la casa, si fecero una famiglia, nascevano tanti figli. D’estate affollavano l’autostrada del sole, andavano tutti al sud, spendevano, si divertivano, loro che avevano un lavoro quasi sempre garantito a vita. C’erano i colossi pubblici, la politica estera aveva spazi di autonomia. Ci furono le riforme sociali, quella santa donna di Tina Anselmi ci diede la sanità gratuita, poi l’istruzione universitaria gratuita, assunse un milione di disoccupati nella PA. Venne il benessere, davamo fastidio. Nel 1992 Guido Carli e Mario Draghi dissero: meno salari e pensioni, più export. Fu la nostra fine. Nel libro racconto della Cina per raccontare come eravamo noi, non abbiamo niente da imparare dagli altri, semmai paesi come la Cina hanno imparato da noi. Vedo i loro numeri, e mi viene l’amaro in bocca .Mi chiedo: quando riprenderemo il nostro destino?
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Pubblico un editoriale apparso oggi su Global Times. Su tutti i media occidentali da giorni non si fa altro che parlare del blocco del porto di Shanghai, il primo porto al mondo, che aumenta notevolmente le già critiche strozzature mondiali all’offerta, e si accusa la Cina della severità del lockdown, scrivendo di scene indescrivibili. Senz’altro a Shanghai ci sarà stata disorganizzazione facendo intervenire Pechino e l’esercito popolare. Al momento non sappiamo se la situazione si stia stabilizzando. Con questo articolo dò il punto di vista cinese sulla situazione, per avere un confronto. Ieri è stata tagliata la Riserva Obbligatoria per le banche dello 0.25%, a favore di micro e piccole imprese, liberando circa 83 miliardi di dollari. In più si pensa, per sopperire alla pandemia, a bloccare il pagamento dei fondi pensionistici per un periodo temporaneo. Oggi Xi pubblicherà un importante articolo sulle linee guida in materia di sicurezza sociale. Di certo la Cina pensa più a salvare vite e a fornire allo stesso tempo supporto fiscale alle realtà economiche, in vista della ripresa, che forse ci sarà quest’estate. Buona lettura.
China’s epidemic fight hits global trade? Nonsense: Global Times editorial – Global Times
“La lotta all’epidemia della Cina colpisce il commercio globale? Assurdità: editoriale del Global Times A cura di Global Times Pubblicato: 16 aprile 2022 00:15
La violenta pandemia di COVID-19 e il conflitto Russia-Ucraina hanno aggiunto ulteriori incertezze alle prospettive di ripresa economica mondiale. Kristalina Georgieva, amministratore delegato dell’FMI, ha dichiarato giovedì che l’FMI taglierà le sue previsioni di crescita economica per 143 economie in tutto il mondo. Dovrebbe essere una questione di tutto il mondo, ma alcuni media occidentali hanno attribuito l’ostacolata ripresa economica e le strozzature nelle catene di approvvigionamento globali all’insistenza sulla politica dello “zero dinamico” da parte di diversi centri industriali cinesi, spazzando via la manipolazione politica che hanno effettuato dallo scoppio della pandemia con la nuova vernice. Negli ultimi due anni, la Cina è stato il paese più risoluto nell’aderire alla precisione scientifica e alla dinamica zero-COVID. Ha svolto il miglior lavoro nel proteggere la vita e la salute delle persone e ha dato il contributo maggiore per garantire la ripresa economica globale e catene di approvvigionamento regolari. Mentre la pandemia imperversava in tutto il mondo, la Cina ha assunto un ruolo guida nella stabilizzazione dell’epidemia, riprendendo il lavoro e la produzione e ottenendo una bassa mortalità e interruzioni minime dell’economia. Il primo trimestre di quest’anno ha visto il commercio totale del paese espandersi di oltre il 10% su base annua. Il commercio estero cinese ha registrato una crescita positiva anno su anno per sette trimestri consecutivi. Dai cellulari Apple alle auto elettriche Tesla, il “Made in China” continua a fornire sangue alle principali arterie della catena industriale globale, portando certezza al mondo turbato dagli eventi “Black Swan” e “Grey Rhino”. Bloomberg a febbraio ha pubblicato un articolo intitolato “Perché il mondo ha bisogno della politica Covid-Zero della Cina”, affermando che la politica ha beneficiato il mondo intero. Ora, l’eccessiva attenzione che alcuni media occidentali stanno prestando alla politica cinese di prevenzione delle epidemie dimostra solo il peso della Cina nella catena industriale globale. Va anche notato che l’impatto della “pausa” temporanea a Shanghai e in altre città cinesi è stato deliberatamente esagerato dall’Occidente. In primo luogo, la chiusura è solo temporanea. Si tratta di una misura temporanea per riprendere meglio il lavoro e la produzione e per far funzionare più efficacemente l’economia e la società. La sua efficacia è stata dimostrata. In secondo luogo, la Cina ha una popolazione di 1,4 miliardi. Tra questi ci sono 267 milioni di persone di età pari o superiore a 60 anni e più di 50 milioni di anziani non hanno completato un ciclo completo di vaccinazione. Se non preveniamo l’epidemia, ma ci concentriamo sul trattamento delle persone infette e lasciamo morire “naturalmente” un gran numero di pazienti anziani e pazienti con condizioni mediche di base, questo non è moralmente accettabile per la società cinese e porterà anche una vasta portata caos economico. Paesi come gli Stati Uniti e il Regno Unito stanno ancora affrontando avvertimenti di “recessione” dopo aver messo da parte la vita delle persone. È il rischio geopolitico unito alla pandemia di COVID-19 a costituire il più grande turbamento per la ripresa economica mondiale, piuttosto che le misure antiepidemiche scientifiche e precise. Perché l’industria high-tech globale è priva di chip e perché i prezzi dell’energia e del cibo stanno salendo alle stelle? Alcune persone dovrebbero sapere meglio di chiunque altro. Nel 2018 l’amministrazione Trump ha lanciato una guerra commerciale contro molti paesi del mondo, tra cui la Cina, che ha scosso la catena industriale globale, e le conseguenze sono ancora in fermento fino ad oggi. Dopo lo scoppio della pandemia, la Federal Reserve ha continuato a stampare più moneta e ha approfittato dell’egemonia del dollaro USA per realizzare un profitto, portando l’economia globale a rischio di stagflazione o addirittura di recessione. Dall’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina, gli Stati Uniti e l’Occidente hanno imposto il massimo delle sanzioni alla Russia, uno dei principali produttori di energia e cibo, e hanno costretto i paesi che mantengono normali scambi commerciali con la Russia. Ciò ha gravemente sconvolto l’ordine monetario, finanziario e commerciale internazionale. Gli Stati Uniti e l’Occidente hanno suscitato molte tempeste economiche globali negli ultimi anni, ma pochi media occidentali le hanno seriamente criticate. La Cina ha contribuito molto alla ripresa stabile dell’economia globale, ma è stata accusata di colpire il commercio globale solo perché le economie di diverse città sono temporaneamente colpite dall’epidemia. Questo è ingiustificato. Combattere l’epidemia e sviluppare l’economia non è mai stata una scelta per la Cina, ma una domanda a cui rispondere sulla pianificazione generale per entrambi. Anche quando molte aree residenziali sono state chiuse a Shanghai, il porto di Shanghai è ancora operativo 24 ore su 24, 7 giorni su 7, attraverso misure come l’istituzione di una bolla “a circuito chiuso” in diversi distretti e non c’è stato un “blocco” completo come alcuni media occidentali lo chiamavano. Il governo cinese sta anche lavorando duramente per adottare varie misure per aiutare le aziende a superare gli ostacoli in termini di trasporto e garantire la produzione e il sostentamento delle persone nella massima misura. Dietro il principio generale di “sforzarsi di ottenere il massimo effetto di prevenzione e controllo al minor costo e di ridurre al minimo l’impatto dell’epidemia sullo sviluppo economico e sociale”, nonché la politica dinamica zero-COVID, c’è l’importanza del Paese l’economia e il sostentamento delle persone. Dopo il successo nel controllo dell’epidemia, le persone hanno potuto vedere facili attività di produzione e operazioni. Jilin è un importante centro dell’industria automobilistica cinese. Dopo aver realizzato lo zero-COVID tra le comunità nella sua prevenzione e controllo dell’epidemia, sta promuovendo la ripresa simultanea del lavoro e della produzione per le imprese di tutte le dimensioni sia a monte che a valle della filiera industriale. Crediamo inoltre fermamente che Shanghai, che sicuramente si libererà dell’epidemia, riguadagnerà sicuramente il tempo perso nell’epidemia. L’epidemia alla fine passerà e l’economia cinese raggiungerà uno sviluppo più sano e contribuirà maggiormente alla ripresa dell’economia mondiale. La persistenza porterà la vittoria della Cina.”
Ieri Berlusconi dopo vari mesi ha parlato, stigmatizzando Putin, la sua guerra che lo consegna alla Cina. Sin dal 2001 Berlusconi operò per fare entrare la Russia nell’élite occidentale, proprio per allontanarla dalla Cina. Pensava che questo avrebbe cambiato il corso degli eventi e offerto un assist all’Occidente. Si creò il G8, poi venne la guerra in Georgia e la Russia fu espulsa. C’è un altro evento che ha fatto cambiare idea a Putin: la defenestrazione di Gheddafi nel 2011. Gheddafi voleva creare un’area di libero scambio africana e soprattutto un’unione monetaria grazie ad oro, petrolio e gas. Fu ucciso, Berlusconi, che firmò un anno prima un Trattato d’amicizia con la Libia, su insistenza di Napolitano, partecipò alla guerra. Dolendosene, ma partecipò, questo il dato. L’Italia tradiva un alleato nel Mediterraneo e da allora nessuno si fida di essa. Putin andò avanti, fino al golpe di Maidan in Ucraina e la guerra nel Donbass nel 2014 (è da allora che c’è la guerra lì, non il 24 febbraio 2022). Pochi mesi dopo Putin firma con Xi il trattato sul gas con l’implementazione del gasdotto Power of Siberia, un accordo da 400 miliardi di dollari ventennale con pagamenti in euro, yuan e rubli. Lì fu la svolta. Da allora Berlusconi non faceva altro che mettere in guardia il suo amico Putin sulla Cina. Il corso degli eventi andò male all’ex Premier, due anni fa si firmò un nuovo accordo per un nuovo gasdotto Russia-Cina. E ora siamo alla guerra del 24 febbraio: Lavrov si indirizza verso Cina, India, Iran, Pakistan e Afghanistan, oltre che altre varie parti del mondo, specie Africa. Lì ci sono la popolazione, i consumi, la terra, le risorse minerarie, l’industria (in particolare in Cina). L’Europa ha disconosciuto una pratica diplomatica con la Russia, vendendosi agli Usa, che non volevano altro che questo. Perde la Russia al momento, vincono gli Usa, ma la loro vittoria è di breve periodo, sulla lunga, la decisione russa, che riprende Gheddafi, di creare un’area monetaria fondata sull’oro e sulle materie prime, alla fine è un colpo al dollaro nel lungo periodo. L’Ue perde nel breve, medio e lungo periodo. La povertà aumenta a dismisura, il capitale ha bisogno di consumatori e li va a cercare dove si trovano, proprio come sta facendo la Russia. A Berlusconi gli rimangono le sue reti con cui ha riconglionito in 35 anni gli italiani, i suoi miliardi, buoni per i figli, e null’altro. La storia non la fa chi tradisce Gheddafi.
Dopo l’articolo di sabato di China Daily pubblicato sul blog sono andato a caccia di altri pezzi cinesi a conferma di quanto era stato scritto. Ma non trovavo niente. Pensai: i cinesi parlano e scrivono una sola volta, non si ripetono, le parole sono come pietre. Era stata notevole l’analisi di sabato scorso, tant’è che è stata molto letta. Oggi, per caso, mi sono imbattuto sul Quotidiano del Popolo e ho trovato un’altra perla. I cinesi battono il tasto con sempre più decisione sugli Usa, segno che non abboccano alle richieste degli alleati occidentali di boicottare la Russia, ma fanno capire anzi che hanno ben chiaro il quadro degli eventi e perciò stesso non abbandonano la Russia, quasi a voler dire, ora Mosca e poi noi. Rispetto all’Europa la vedono quasi come vittima, non è essa il loro nemico principale, anzi tendono sempre la mano. Hanno ben chiaro che il nemico è gli Usa, con essi si confrontano, con essi si scontrano, ad essi viene riservato un trattamento speciale di analisi, come lo era quello di sabato scorso e come lo è quello di oggi. Buona lettura.
Commentary: U.S. rakes in flurry of profits in time of war – People’s Daily Online
“Gli Stati Uniti rastrellano una raffica di profitti in tempo di guerra Di Zhang Hong (People’s Daily Online) È passato più di un mese dallo scoppio del conflitto Russia-Ucraina. Le città ucraine danneggiate e i profughi sfollati ricordano alla gente la crudeltà della guerra. Tuttavia, gli Stati Uniti, che hanno istigato e aggiunto carburante alla crisi, sono in realtà un grande vincitore. Il complesso militare-industriale degli Stati Uniti è un gruppo di interesse nell’ambito del quale le forze armate statunitensi, le società di difesa private, il governo e il Congresso lavorano a stretto contatto mentre sono collusi con i think tank americani e i media. La guerra è un grande affare per gli Stati Uniti, come ha affermato chiaramente Peter Kuznick, professore di storia all’Università americana negli Stati Uniti. Da questo punto di vista, il conflitto Russia-Ucraina può essere visto come il lavoro del complesso militare-industriale statunitense, con gli americani che dovrebbero fare una grande fortuna. Mentre gli alleati americani in Europa stanno soffrendo per le forniture insufficienti di petrolio e gas naturale, le esportazioni di petrolio greggio degli Stati Uniti sono aumentate notevolmente. Le esportazioni di petrolio greggio statunitensi sono aumentate fino a raggiungere 3,8 milioni di barili al giorno il 18 marzo, rappresentando il volume più alto dall’ultimo picco del luglio 2021, secondo i dati del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti. Il 25 marzo, la Casa Bianca ha emesso un annuncio in cui si afferma che gli Stati Uniti lavoreranno con i partner nel tentativo di fornire all’Europa 15 miliardi di metri cubi in più di gas naturale liquefatto quest’anno. Nel frattempo, gli Stati Uniti hanno spesso tratto profitto dalle attività nel mercato finanziario internazionale. Un mondo turbolento sta creando panico finanziario sui mercati globali, mentre la Federal Reserve statunitense ha deciso di passare a una politica monetaria più restrittiva, alzando i rendimenti dei titoli di stato statunitensi. Nonostante le continue lotte sul mercato globale dei capitali, la posizione del dollaro come valuta dominante ha potuto beneficiare di un ulteriore consolidamento, consentendo agli Stati Uniti di continuare a sfruttare i movimenti globali di ricchezza. Inoltre, il complesso militare-industriale degli Stati Uniti è ovviamente un chiaro vincitore di tutto questo conflitto. Un pacchetto di assistenza alla sicurezza degli Stati Uniti per l’Ucraina del valore di 800 milioni di dollari, la fornitura degli Stati Uniti di armi avanzate all’Ucraina, tra cui decine di migliaia di missili anticarro e missili per la difesa aerea, e ordini in aumento per i caccia stealth F-35 di fabbricazione americana, sono tutti rappresentativo dei benefici che il complesso militare-industriale statunitense ha raccolto approfittando dell’escalation della crisi ucraina, solo per citare alcuni esempi. Inoltre, i prezzi delle azioni delle principali società di difesa private statunitensi sono aumentati in modo significativo e i paesi europei, tra cui Germania, Svezia e Danimarca, hanno tutti contemporaneamente aumentato i loro budget per la difesa in risposta al conflitto. Queste mosse offrono opportunità commerciali redditizie per sviluppatori e produttori di armi statunitensi. “Fare fortuna con la guerra” è una vivida descrizione di ciò che gli Stati Uniti stanno facendo, incluso l’esaltazione intenzionale della minaccia di guerra e l’intensificarsi degli scontri regionali, approfittando del caos in Ucraina e cercando vantaggi economici dai suoi alleati europei insieme al mondo più ampio. Le guerre guidate dagli americani in Afghanistan e Iraq hanno causato notevoli sofferenze nei due paesi, ma l’industria militare statunitense ha comunque prosperato nonostante tutta la carneficina. Il volume dei trasferimenti internazionali di armi principali nel periodo dal 2017 al 2021 è stato del 4,6% inferiore rispetto al periodo dal 2012 al 2016. Tuttavia, le esportazioni di armi statunitensi sono cresciute del 14% nello stesso periodo, aumentando la sua quota globale di tali vendite da 32 per cento al 39 per cento, secondo un rapporto prodotto dallo Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI). In tempo di guerra, gli Stati Uniti sono abituati ad assorbire enormi profitti e depredare ricchezze, facendo affidamento sulla loro posizione militare dominante nel mondo. Il 28 marzo, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha presentato un piano di bilancio per l’anno fiscale 2023, chiedendo un aumento della spesa militare americana. Il piano di budget include 813,3 miliardi di dollari per la “difesa nazionale”. È la prima volta che il budget per la difesa degli Stati Uniti supera gli 800 miliardi di dollari, essendo il budget per la difesa il più alto budget annuale per la difesa nella storia degli Stati Uniti. Dietro il budget record per la difesa di Washington, si può vedere che gli Stati Uniti da un lato stanno offrendo assistenza militare all’Ucraina e dall’altro stanno raccogliendo profitti dalla crisi ucraina in corso. Per questo motivo, quindi, il mondo dovrebbe fare tutto il possibile per rimanere altamente vigile nei confronti degli Stati Uniti nei loro affari di guerra. (Zhang Hong è un commentatore con People’s Daily Overseas Edition.)”
Pubblico in lingua originale un interessante contributo appena inviatomi da Laura Ruggeri. Potete utilizzare google traduttore, in ogni caso la traduzione verrà pubblicata su Lantidiplomatico. Con questo articolo incomincio a pubblicare pezzi in inglese, per raggiungere una platea internazionale.Buona lettura

https://www.strategic-culture.org/news/2022/03/31/is-russia-losing-the-information-war/
On March 10 when CIA director Bill Burns addressed the US Senate and declared “Russia is losing the information war over Ukraine”, he repeated a claim that had already been amplified by Anglo-American media since the start of Russia’s military operations in Ukraine. Though his statement is factually true, it doesn’t tell us why and mainly reflects the West’s perspective. As usual the reality is a lot more complicated.
The US information warfare capability is unparalleled: when it comes to manipulating perceptions, producing an alternate reality and weaponizing minds, the US has no rivals. The US coercive deployment of non-military instruments of power to bolster its hegemony, and attack any state that challenges it, is also undeniable. And that’s precisely why Russia was left with no other option than the military one to defend its interests and national security.
Hybrid warfare, and information warfare as an integral part of it, evolved into standard US and NATO doctrine, but it hasn’t made military force redundant, as proxy wars demonstrate. With more limited hybrid warfare capabilities, Russia has to rely on its army to influence the outcome of a confrontation with the West that Moscow regards as an existential one. And when your existence as a nation is at risk, winning or losing the information war in the Western metaverse becomes rather irrelevant. Winning it at home and ensuring that your partners and allies understand your position and the rationale behind your actions inevitably takes precedence.
Russia’s approach to the Ukraine question is remarkably different from the West’s. As far as Russia is concerned Ukraine is not a pawn on the chessboard but rather a member of the family with whom communication has become impossible due to protracted foreign interference and influence operations. According to Andrei Ilnitsky, an advisor to the Russian Ministry of Defence, Ukraine is the territory where the Russian world lost one of the strategic battles in the cognitive war. Having lost the battle, Russia feels all the more obliged to win the war — a war to undo the damage to a country that historically has always been part of the Russian world and to prevent the same damage at home. It is rather telling that what US-NATO call an “information war” is referred to as “mental’naya voina”, that is cognitive war, by this prominent Russian strategist. Being mainly on the receiving end of information/influence operations, Russia has been studying their deleterious effects.
While it is too early to predict the trajectory of the Russia-Ukraine conflict and its political outcomes, one of the main takeaways is that the US employment of all instruments of hybrid warfare to instigate and fuel this conflict, left Russia no alternative than the recourse to military power to solve it. You can’t win the battle for hearts and minds when your opponent controls them. You first need to restore the conditions that will make it possible to reach them and even then it will take years to heal wounds, undo the psychological conditioning.
Though disinformation and deception have always been a part of warfare, and information has long been used to support combat operations, within the framework of hybrid warfare information plays a central role, so much so that in the West combat is seen as taking place primarily through it and vast resources are assigned to influence operations both online and offline. In 2006 retired US Maj. General Robert H. Scales explained a new combat philosophy that would later be enshrined in NATO’s doctrine: “Victory will be defined more in terms of capturing the psycho-cultural rather than the geographical high ground.”(1)
In the US-NATO lexicon, information and influence are interchangeable words. “Information comprises and aggregates numerous social, cultural, cognitive, technical, and physical attributes that act upon and impact knowledge, understanding, beliefs, world views, and, ultimately, actions of an individual, group, system, community, or organization.”(2)
The US information war arsenal is unmatched because it controls the Internet and its main gatekeepers of content such as Google, Facebook, YouTube, Twitter, Wikipedia… It means the US can exercise control over the noosphere, that “globe-spanning realm of the mind” that RAND in 1999 was already presenting as integral to the American information strategy. For this reason no government can ignore the profound impact of the Internet on public opinion, statecraft and national sovereignty. Because neither Russia nor China can beat the US in a game where it holds all the cards, the smart thing to do is to leave the gaming table, which is exactly what both powers are doing, each drawing on its specific strengths.
The “information war over Ukraine” didn’t start in response to Russia’s military operations in 2022. It was initially unleashed in Ukraine. Since 1991 the US spent billions of dollars, and the EU tens of millions, to tear this country apart from Russia, not to mention the money spent by Soros’ Open Society. No price was deemed too high due to the importance of Ukraine on the geopolitical chessboard. US influence operations led to two colour revolutions, the Orange Revolution (2004–05) and EuroMaidan (2013–14). After the 2014 bloody coup, with the removal of any counterweight, US-NATO influence turned into full control and violent repression of dissent: those who had opposed Maidan lived in fear — the Odessa massacre being a constant reminder of the fate that would befall anyone who dared to resist the new regime.
The promotion of Neo-Nazi tendencies intensified, together with the cult of Nazi collaborationist Stepan Bandera; members of terrorist organizations such as the Azov Battalion and other ultranationalist groups joined government and the Ukranian National Guard, the past was erased and history re-written, Soviet monuments were destroyed, Russian-speakers faced daily threats and discrimination, pro-Russian parties and information outlets were banned, Russophobia was inculcated in children starting from kindergarten. In 2020 alone ultranationalist projects, such as the “Young Banderite Course”, “Banderstadt Festival of Ukrainian Spirit”, etc. received almost half of all the funds allocated by the Ukrainian government for children’s and youth organisations.
Ukrainians who lived in the separatist People’s Republics of Donetsk and Lugansk and couldn’t be targeted by influence operations were targeted by rockets, bombs and bullets: the former compatriots had been recast as enemies almost overnight.
While all quality of life indicators revealed a marked decline, large segments of the population lived in a permanent state of cognitive dissonance: they were told that discriminating LGBT is wrong but discriminating Russian speakers is right, remembering Soviet soldiers who had fought Nazism in WW2 and liberated Auschwitz is wrong, remembering the Holocaust is right. Because cognitive dissonance is an uncomfortable feeling, people resorted to denial and self-deception, embraced whatever opinion was dominant in their social environment to seek relief.
Since the mindset of an entire population cannot be changed overnight, even with an army of cognitive behaviour specialists, the groundwork was laid in stages. The Orange Revolution helped foster Ukrainian national identity but precisely because it leveraged on existing cultural and linguistic differences it ended up being the most regionally divided of all colour revolutions: western Ukrainians dominated the protests and eastern Ukrainians largely opposed them. The Orange Revolution had a profound effect on the way Ukrainians perceived themselves and their national identity but it didn’t succeed in severing the political, cultural, social, and economic ties between Ukraine and Russia. Most people on both sides of the border continued to regard the two countries as inextricably intertwined.
A second revolution, Euromaidan, would finish the job started in 2004. This time the narrative had a wider appeal: its proponents identified corruption and lack of economic prospects as the main grievances of the population, indicated Ukraine’s leadership and its ties to Russia as the main cause of the country’s troubles and proposed integration into the EU as a cure-all solution.
Turning Russia into a scapegoat for all societal and economic problems, fuelling an anti-Russian sentiment was exactly what a myriad of US and US-funded players had been doing since the fall of the Soviet Union. Ukraine, like the rest of post-Soviet countries, was teeming with media outlets, NGOs, educators, diaspora groups, political activists, business and community leaders whose status was artificially inflated by their access to foreign resources and international networks.
These “vectors of influence” introduced themselves as purveyors of “global standards and best practices”, “democratic rules”, “participatory development and accountability”, used marketing buzzwords for their work of demolition of existing practices, frames of reference and their sostitution with new ones, often of inferior quality. Under the guise of fighting corruption, offering a path to modernization and development these players became entrenched in Ukraine’s civil society, shaped its collective consciousness and demonized both Russia, local politicians and public figures who advocated closer relations with Moscow.
The work of these agents of influence was instrumental in demolishing worldviews, beliefs, values and perceptions that dated back to Soviet times, thus altering the population’s self-understanding. It ensured that younger generations would be ignorant about their country’s history and embrace a new fictional identity.
But colour revolutions require both brain and brawn to topple governments and defend the power of the new ruling class. The brute force that was necessary to intimidate and attack those who were impervious to influence operations could only be provided by fringe elements in society who had been seduced by the ultra-nationalist rhetoric.
These violent fringe groups were organized and empowered to exercise greater influence in Ukraine and thus attract more followers. A romanticized, imaginary identity was radicalized by absurd claims that Ukrainians and Russians cannot be called brotherly nations because Ukrainians are “pure-blood Slavs”, while Russians are “mixed-blood barbarians”. Nothing was beyond the pale: sleek re-enactments of Nazi propaganda tropes like torchlight parades that looked impressive on social media, speeches that echoed Hitler’s, xenophobic and anti-Semitic rhetoric, the cult of Bandera and those who fought with the Nazis against the Soviet Army.
While foreign groups sharing the same ideological tool box were labelled extremist and terrorist organizations just across the border, in Ukraine they received advice, financial and military support by the US military and the CIA. At the same time the CIA presentable spin-off, NED, was giving out funds, grants, scholarships and media awards to their globalist, politically-correct, “freedom, democracy and human rights” country fellows. The latter cohort would whitewash the crimes of the former. After all, if members of Al-Qaeda donning white helmets in Syria became the darlings of Western media and even won an Oscar, Neo-Nazis could be marketed as defenders of democracy just as easily.
Ukraine’s population was subjected to the sort of psychological operations that would make it want more of a medicine that not only didn’t cure the disease but could kill the patient. In order to turn the country into a beachhead from which to launch hostile operations aimed at weakening Russia and creating a rift between Moscow and Europe, Russophobia had to become a sort of state religion, anyone who didn’t practise it was to be marginalized and eventually excluded from public discourse. The pressure to conform was so strong that it impaired judgement.
The discursive construction of an enemy required the constant demonization of Russia (Mordor), Russians (uncivilized Eurasian barbarians) and Donbass separatists (savages, subhumans).
When neo-Nazi narratives and Russophobia are normalized and allowed to shape both policies and dominant discourse, when people are “weaned” from critical thinking, from their own history, and wage an 8-year long war against their fellow countrymen, that’s a sign people’s minds have been weaponized.
Public consciousness was actively manipulated both at the level of meaning and at the level of emotions. Selective perception and consolatory fantasies were some of the psychological mechanisms ensuring that the population would manage the stress of living in a state of cognitive dissonance where facts and fiction could no longer be separated. By offering cheap passage through a complex world, these narratives provided emotional certainty at the cost of rational understanding.
The emotionally satisfying decision to believe, to have faith, inoculated individuals against counter-arguments and inconvenient facts. The election of an actor on the basis of his convincing performance as a president in a TV series titled “Servant of the People” confirmed the successful substitution of politics with its spectacular simulation: it wasn’t simply the blurring of illusion and reality, but the authentication of illusion as more real than the real itself. The majority of Ukrainians voted for a brand new party that was named after the TV fiction and was the brainchild of the same people. A party that even used billboards advertising the series for Zelensky’s election campaign.
With the global streaming of the TV series by Netflix and its broadcasting by more than a dozen TV channels in Europe we see the marketing of Zelensky to foreign audiences as an image-object whose immediate reality is its symbolic function in a semiotic system of abstract signifiers that take on a life of their own and generate a parallel, virtual reality. This virtual reality in turn generates its own discourse.
For instance, to foreign audiences the 8-year long war in Donbass that caused 14,000 deaths is less real than images extrapolated from a videogame and passed off as “the bombing of Kiev.” That’s because the war in Donbass has been largely ignored by international media.
Images of atrocities, whether taken from other contexts or fabricated, have become free-floating signifiers that can be repurposed according to the needs of propagandists, while real atrocities must be hidden from view. After all it doesn’t matter whether the narrative is true or false, as long as it is convincing.
In post-Maidan Ukraine one could see an anticipation of the fate that awaited the rest of Europe, almost as if Ukraine had been not only a laboratory for colour revolutions, but also a testing ground for the kind of cognitive warfare operations that are leading to the rapid destruction of whatever vestige of civility, logic and rationality is left in the West.
Cognitive warfare integrates cyber, information, education, psychological, and social engineering capabilities to achieve its ends. Social media play a central role as a force multiplier and are a powerful tool for exploiting emotions and reinforcing cognitive biases. Unprecedented information volume and velocity overwhelms individual cognitive capabilities and encourages “thinking fast” (reflexively and emotionally) as opposed to “thinking slow” (rationally and judiciously). Social media also induce social proofing, wherein the individual mimics and affirms others’ actions and beliefs to fit in, thus creating echo chambers of conformism and groupthink. Shaping perceptions is all that matters; critical opinions, inconvenient truths, facts that contradict the dominant narrative can be cancelled with a click, or by tweaking the algorithm. NATO uses machine learning and pattern recognition to quickly identify the locations in which social media posts, messages, and news articles originate, the topics under discussion, sentiment and linguistic identifiers, pacing of releases, links between social media accounts etc.
Such system allows real-time monitoring and provides alerts to NATO and its social media partners, who invariably comply with its requests to remove or ‘shadow ban’ content and accounts deemed problematic.
A polarized, cognitively disoriented population is a ripe target for a type of emotional manipulation known as thought-scripting and mind-boxing. A person’s thinking comes to congeal around increasingly set scripts. And if the script is arguable, it is unlikely to be changed through argument. The well-boxed brain is impervious to information that doesn’t conform to the script and defenceless against powerful falsehoods or simplifications that it has been primed to believe. The more boxed a mind, the more polarized the political environment and public dialogue. This cognitive damage makes all efforts to promote balance and compromise unattractive, in the worst cases even impossible. The totalitarian turn of Western liberal regimes and the insular mentality of Western political elites seem to confirm this sad state of affairs.
With the ban on Russian information outlets, the exclusion and bullying of anyone who seeks to explain Russia’s position, the equivalent of ethnic cleansing of public discourse has been achieved and its cheerleaders have a mad grin on their face that doesn’t bode well.
Examples of irrational mob frenzy are too many to list, those who have fallen victims to this pseudo-religious fervour demand that Russia and Russians be cancelled. For that matter you don’t even need to be human or alive to become a target of mass hysteria: Russian cats and dogs have been banned from competitions, Russian classics banned from universities, Russian products taken off the shelves.
The relentless manipulation of people’s emotions has unleashed a dangerous whirlwind of mass insanity. As in Ukraine, so in Europe citizens are supporting decisions and calling for measures against their own interests, prosperity and future. “I’ll freeze for Ukraine!” is the new epitome of virtue-signalling among those who access only US- approved information, the kind of script compatible with a frame of reference that excludes complexity. In this fictional, parallel universe, a sort of safe, reassuring, compensatory metaverse that has broken free from the messiness of reality, the West always occupies the moral high-ground.
By and large international media coverage of the war in Ukraine has been not only fictional but also completely aligned with narratives provided by Ukrainian propaganda units that were set up and funded by USAID, NED, Open Society, Pierre Omidyar Network, the European Endowment for Democracy et al.
Dan Cohen in an article published by Mint Press News described in detail how the system of Ukrainian strategic information works.(3) Ukraine, with the help of foreign consultants and key media partners, built an effective network of PR-media agencies that actively churn out and promote fake news. In NATO countries whoever dares to question the correctness of this information is accused of being a “Putin’s agent”, attacked and excluded from public debate. The information space is so heavily guarded that it resembles an echo-chamber.
Ukrainian disinformation campaigns affect the judgment of both Western audiences and lawmakers. On March 8 when Ukrainian President Zelensky addressed the British House of Commons remotely, many members of parliament had no earphones to listen to the simultaneous translation of his speech. It didn’t matter. They liked the show and applauded enthusiastically. In their boxed-minds Zelensky had already been framed as “our good guy in Kiev”, and any script, even an incomprehensible one, would do. On March 1 diplomats from Western countries and their allies walked out during a video link address by Russia’s Foreign Minister Lavrov at the UN Conference on Disarmament in Geneva. Boxed-brains are cognitively incapable to engage in discussions with those who hold different views, making diplomacy impossible. That’s why in lieu of diplomatic skills we see theatrics and media stunts, empty suits who deliver script lines and project moral superiority.
The West has found refuge in this media-generated make-believe world because it can no longer solve its systemic problems: instead of development and progress we see economic, social, intellectual and political regression, anxiety, frustration, delusions of grandeur and irrationality. The West has become completely self-referential.
Dystopian ideological and social-engineering projects such as Trans-humanism and the Great Reset are the only solutions Western elites can offer to address the inevitable implosion of a system they contributed to wreck.
These “solutions” require the suppression of pluralism, the curtailing of freedom of information and expression, the widespread use of violence to intimidate critical thinkers, disinformation and emotional manipulation, in short, the destruction of the very foundations of modern democracy, public discourse, rational debate and informed participation in decision-making processes. The cherry on top is that it is cynically packaged and marketed as a “victory of democracy against authoritarianism.” To project democracy first they had to kill it and then replace it with its simulation.
But a global communication and information space that doesn’t respect the principle of pluralism and mutual respect inevitably produces its own gravediggers. We already see how this global space is fragmenting into heavily defended information spaces along the lines of geopolitical spheres of influence. The US-led globalization project is unravelling and that’s mainly due to its overambition.
The US might be winning the information war in the West but any victory in the parallel universe created by the media could easily turn into a Pyrrhic one when reality reasserts itself.
Recent history tells us that carefully crafted narratives, disinformation and demonization of the opponent radicalize and polarize public opinion, but victory in the information battlefield doesn’t necessarily translate into military or political victory, as we have seen in Syria and Afghanistan.
While the collective West revels in its success after the nuclear option of banning all Russian media from the global infosphere it controls, it’s too blinded by hubris to even notice the inevitable fallout. Total control over the narrative is achieved through authoritarian measures and the repression of dissenting voices, that is a reversal of those inclusive democracy and universalist values that the West hypocritically claims to defend and is actively projecting in the Global South. In the ideological confrontation with countries it defines “authoritarian” the West is losing the edge it claimed to possess.
The unipolar, US-led world order is coming to an end and the West is fast losing its influence. Russia is paying attention and in the future it might invest more energy in reaching non-Western audiences instead, that is people who aren’t as indoctrinated and impervious to truth, facts and reason as their Western counterparts.
While at the beginning of the information revolution China took measures to protect its digital sovereignty, for many reasons it took Russia longer to recognize the danger posed by a communication and information system that despite initial claims of being an open, level playing field, was actually rigged in favour of those who controlled it.
Russia’s initiative in Ukraine is not only a response to attacks on the population of Donbass and a way to forestall Ukraine’s accession to NATO. Its avowed goal to denazify Ukraine is a defensive response to the intense cognitive war operations that the US has been conducting both inside Russia and in neighbouring countries. NATO’s eastward expansion wasn’t simply a military expansion, it led to the occupation of the psycho-cultural, information and political space as well.
After losing a strategic battle in the cognitive war, watching the normalization of Neo-Nazi Russophobia and realizing that hostile forces, both domestic and foreign, have become entrenched in Ukraine, Russia feels all the more obliged to win the war, as Andrei Ilnitsky explained in an interview to Zvesda.(4)
Ilnitsky recognized that “The main danger of cognitive warfare is that its consequences are irreversible and can manifest themselves through generations. People who speak the same language as us, suddenly became our enemies.” The erection of monuments to Stepan Bandera while those of Soviet soldiers were being destroyed, was not only an intolerable provocation for Russia — a country that lost 26.6 million people fighting Nazism in WW2 — it was also a tangible expression of the kind of erasure and rewriting of history that is not limited to Ukraine.
The current conflict in Ukraine shows that restoring a sense of reality exacts a heavy and bloody toll. Unfortunately in matters of national security painful decisions cannot be postponed indefinitely.
1. http://armedforcesjournal.com/clausewitz-and-world-war-iv/
2. JP 3–0, Joint Operations, 17 January 2017, Incorporating Change 1, 22 October 2018 (jcs.mil)
3. Ukraine’s Propaganda War: International PR Firms, DC Lobbyists and CIA Cutouts (mintpressnews.com)
4. Андрей Ильницкий: «Ментальная война за будущее России» (zvezdaweekly.ru)
Pubblico questo eccezionale editoriale di China Daily di oggi. Non c’è niente da aggiungere, solo che trovano conferme tutte le tesi messe sul piatto in queste ultime settimane sul blog. La chiarezza, la profondità di analisi pongono questo editoriale ad un livello che nei media italiani non si vedono da decenni. La traduzione forse non sarà delle migliori, ma dà l’idea. Vi invito a leggerlo e, possibilmente, a condividerlo. Ne vale la pena. Buona lettura.US wages economic war to maintain global supremacy – Opinion – Chinadaily.com.cn
Gli Stati Uniti intraprendono una guerra economica per mantenere la supremazia globale Di Zhang Yugui | chinadaily.com.cn
Gli Stati Uniti sono l’unica superpotenza al mondo in grado di creare conflitti regionali o di condurre guerre unilateralmente. Nel conflitto Russia-Ucraina, l’obiettivo esplicito degli Stati Uniti è quello di tagliare il legame economico tra Russia ed Europa, paralizzare il canale di contatto economico estero della Russia, spezzare l’ancora di salvezza finanziaria internazionale della Russia, ottenere profitti in eccesso sul mercato paneuropeo con costi inferiori e guidare il flusso di capitale globale verso gli Stati Uniti. Ma il suo obiettivo strategico di fondo è quello di approfondire la dipendenza di altri paesi dall’ordine economico e finanziario guidato dagli Stati Uniti e prolungare il ciclo di egemonia del dollaro USA. Come tutti sappiamo, sebbene siano ancora la più grande economia del mondo, gli Stati Uniti non sono più potenti come una volta. Nel 1945 rappresentava il 45 per cento dell’economia globale e il 59 per cento delle riserve auree mondiali e, 77 anni dopo, rimane la più grande economia mondiale e il maggiore detentore di riserve auree globali, ma è diventata una superpotenza piena di debiti. economia. Secondo i dati diffusi dal Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti il 1° febbraio, il debito nazionale degli Stati Uniti ha superato per la prima volta i 30 trilioni di dollari, raggiungendo un livello record, e il 15 marzo ha raggiunto i 30,3 trilioni di dollari, il che significa che è stato generato un debito aggiuntivo di 300 miliardi di dollari. solo un mese e mezzo. D’altra parte, l’indice dei prezzi al consumo è aumentato del 7,9% su base annua a febbraio, il livello più alto dal 1982. Ciò ha portato la Federal Reserve ad avviare un ciclo di rialzi dei tassi di interesse il 16 marzo. Il piano di salvataggio economico da 1,9 trilioni di dollari e la sua proposta “Build Back Better World” da 2,59 trilioni di dollari, sono entrambi programmi basati sul disavanzo che creeranno aspettative di inflazione significative e oneri del debito. Il governo degli Stati Uniti oggi ha bisogno di più soldi che mai. In questo contesto, l’amministrazione Biden ha completamente ritirato le truppe statunitensi dall’Afghanistan sotto forti pressioni, ponendo formalmente fine alla presenza militare statunitense nel Paese dopo 20 anni. Oltre al cambiamento strategico, un’importante considerazione economica della mossa è liberarsi del peso della guerra afgana che ha consumato in media 50 miliardi di dollari all’anno. Chiunque abbia familiarità con gli affari degli Stati Uniti sa che la guerra è un grande affare. Infatti, poco dopo il ritiro militare dall’Afghanistan, il 10 novembre gli Stati Uniti hanno firmato una carta aggiornata per la cooperazione strategica USA-Ucraina, approfondendo la cooperazione bilaterale nei settori della politica, della sicurezza, della difesa, dello sviluppo, dell’economia, dell’energia, dell’istruzione e della cultura, e vincolare l’Ucraina al gioco di scacchi strategico geopolitico degli Stati Uniti. In un recente articolo per The Economist, John Mearsheimer, professore di scienze politiche all’Università di Chicago, ha sottolineato che la mossa è stata una delle micce che ha innescato la crisi Russia-Ucraina. Il complesso militare-industriale e i conglomerati finanziari statunitensi devono essere stati molto eccitati quando è iniziata la guerra. Infatti, sulla scia della crisi, la Germania ha deciso di acquistare jet da combattimento americani e ha annunciato un budget speciale di 100 miliardi di euro in più per accelerare la sua modernizzazione della difesa. Si prevede che una parte significativa della massiccia spesa andrà a giganteschi appaltatori come Lockheed Martin, Raytheon, General Dynamics, Boeing e Northrop Grumman. Dopo lo scoppio del conflitto Russia-Ucraina, gli Stati Uniti hanno immediatamente avviato la loro macchina egemonica istituzionalizzata per strangolare gli interessi economici e finanziari della Russia. In primo luogo si è unito ai principali alleati per imporre sanzioni economiche e finanziarie alla Russia per paralizzare i suoi legami economici esterni, interrompere l’ancora di salvezza finanziaria internazionale della Russia e aprire la strada a una “rapina legale” a basso costo di beni russi. Poco dopo il conflitto, gli Stati Uniti e i paesi del G7 hanno escluso alcune banche russe dalla Società per le telecomunicazioni finanziarie interbancarie mondiali e hanno congelato le attività della banca centrale russa e vietato le transazioni con essa. Sono state inoltre poste restrizioni alla capacità della Russia di condurre transazioni commerciali in valute comuni di valuta estera. Successivamente, la Russia è stata costretta a chiudere il mercato azionario e le attività all’estero e le società quotate sono state saccheggiate dai baroni finanziari globali. Ad esempio, Sberbank, quotata a Londra, è stata costretta a chiudere una posizione il 2 marzo, con i prezzi delle azioni che sono crollati del 95% a $ 0,045 per azione dal suo picco di $ 21,63, una perdita di $ 110 miliardi di valore di mercato in un solo giorno lasciandola con soli $ 243 milioni. Allo stesso tempo, un gruppo segreto di istituzioni finanziarie di Wall Street, esenti da sanzioni, ha acquistato quasi il 40 percento della banca con uno sconto di appena 0,02 sul patrimonio netto, con meno di 100 milioni di dollari. Ciò significa che i magnati finanziari di Wall Street potrebbero guadagnare centinaia di miliardi di dollari se le sanzioni venissero revocate.
In secondo luogo, gli Stati Uniti hanno cercato di tagliare il legame economico tra Russia ed Europa per intensificare la dipendenza economica dell’Europa dagli Stati Uniti. Da quando le sanzioni sono entrate in vigore, le ricevute di deposito globali delle società russe sono crollate di oltre il 95% prima della sospensione delle negoziazioni e gli investitori globali in società quotate al di fuori della Russia, la maggior parte delle quali istituzioni finanziarie europee, hanno subito enormi perdite. Il capitale finanziario statunitense e britannico ha successivamente preso parte a un giro di caccia all’affare. Le aziende europee che operano in Russia hanno perso più di 100 miliardi di dollari di valore di mercato nell’ultimo mese. Inoltre, il governo tedesco ha sospeso l’approvazione per il progetto del gasdotto Nord Stream 2 e gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno vietato le importazioni di petrolio russo. L’incertezza sull’offerta futura ha portato all’impennata dei prezzi del petrolio e del gas nel mercato internazionale, aumentando le sofferenze dei cittadini europei. Mentre paesi come la Germania e la Francia erano intrappolati tra il tentativo di porre fine alla loro dipendenza dall’energia russa e l’adozione di misure per attutire il colpo dei prezzi elevati dell’energia, gli Stati Uniti hanno lanciato un’azione congiunta “mirata a rafforzare la sicurezza energetica europea e ridurre la dipendenza dell’Europa dal petrolio russo e gas” apparentemente per alleviare le preoccupazioni dell’Europa. Ma in realtà, ha colto l’occasione per esportare gas naturale liquefatto americano in Europa a un prezzo elevato. Secondo Reuters, le spedizioni di gas naturale liquefatto degli esportatori statunitensi in Europa hanno raggiunto livelli record per tre mesi consecutivi, con prezzi in aumento di oltre 10 volte rispetto a un anno fa. In terzo luogo, gli Stati Uniti hanno continuato a creare tensioni nel mercato finanziario internazionale ea incoraggiare il flusso di capitali internazionali dall’Europa agli Stati Uniti attraverso aumenti dei tassi di interesse. Dopo il conflitto Russia-Ucraina, gli Stati Uniti hanno lanciato feroci sanzioni finanziarie per congelare le riserve valutarie della banca centrale russa da 300 miliardi di dollari, provocando l’immediato dimezzamento del tasso di cambio del rublo rispetto al dollaro e l’impennata del tasso di inflazione. La banca centrale russa è stata costretta ad aumentare il tasso di interesse al 20%. Allo stesso tempo, le tre principali agenzie di rating, a seguito di una serie di bruschi downgrade del rating creditizio delle società russe, hanno recentemente cancellato il rating creditizio del debito sovrano russo e di tutte le società in risposta al quarto round di sanzioni dell’Unione Europea contro la Russia . Ciò equivale al blocco diretto del canale di finanziamento del governo russo e delle imprese sul mercato finanziario internazionale. È stato anche in questo momento che gli Stati Uniti hanno avviato il ciclo di aumenti dei tassi di interesse con il pretesto di combattere l’inflazione e hanno rivelato che avrebbero ridotto drasticamente il bilancio della Fed. In un momento di incertezza sui mercati globali, gli aumenti dei tassi della Fed segnalano chiaramente la fiducia degli Stati Uniti nella dinamica di crescita endogena del suo sistema economico e inviano un forte messaggio alle altre economie che gli Stati Uniti ancora dominano. Pur promuovendo la stabilità del mercato finanziario statunitense, il flusso accelerato di capitali globali verso gli USA prolungherà ulteriormente il ciclo dell’egemonia del dollaro USA. L’autore è preside della School of Economics and Finance della Shanghai International Studies University. L’articolo è stato pubblicato per la prima volta sul Guangming Daily.