Oggi Il sole 24 ore pubblica una proposta di un tavolo di concertazione trilaterale Governo-Confindustria e Confederali, una nuova politica dei redditi che “affronti” lo scenario inflazionistico corrente. Come al solito ai padroni non si chiede quasi nulla, tutto è addebitato allo Stato, alla fiscalità generale. Evidentemente a Roma si preparano alla nuova strategia della Bce di contenere ulteriormente i salari per affrontate l’inflazione importata. La guerra pagata dai salariati, sia nel reddito nominale, sia nei prezzi energetici – bollette- sia nel carrello della spesa. Mazziati tre volte. Una politica iniziata con i sacrifici chiesti ai salariati nella seconda metà degli anni settanta e mai più finita. Quasi 50 anni di guerra al salario per difendere i livelli di profittabilità venuti meno sin dagli anni sessanta sia mediante la lotta di classe dei salariati, sia per la modifica della composizione organica del capitale (più capitale morto rispetto a capitale vivo). Si fronteggia in tal modo la stessa competizione capitalistica con altre realtà economiche in ascesa, che sembrano inarrestabili, e si mantiene un alto profilo di rendita finanziaria visto che i profitti industriali per la quasi totalità si riversano lì. I confederali si preparano ad un nuovo pacco verso la classe dei salariati, fiancheggiatori della guerra di classe condotta dai capitalisti da decenni in questo paese. Si addossa tutto al cuneo fiscale venendo meno qualsiasi disponibilità di aumenti salariali diretti da parte delle associazioni di categoria. Cuneo fiscale che, se venisse ridotto, essendo fiscalità pubblica, verrebbe compensato da tagli sociali o di servizi, già al minimo storico, aggravati da blocco turn over da decenni. Una storia triste per il nostro Paese, che sembra non abbia mai fine. C’è la letargia della classe lavoratrice, nessuno si muove o si organizza, quasi tutti passivi e che hanno rinunciato a qualsiasi lotta. Ma senza di essa non c’è modernità, anche culturale, oltre che socio-economica. Gli anni sessanta e settanta furono anni duri, ma fervidi sotto questi punti di vista. Ora da 40 anni, dal divorzio Tesoro- Banca d’Italia, siamo nella melma, colpiti dalla deflazione salariale e dal taglio del salario sociale. Una volta si diceva: “vogliamo tutto”. Ora è il padronato a dirlo e a riprendersi ciò che aveva parzialmente concesso, ritornando ad assetti ottocenteschi. Ci vorrebbe un Proust, un Balzac per capire questi decenni. Ma non ce li abbiamo. Triste sorte.