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LO SCUDO DELLO YUAN RISPETTO AL DOLLARO? L’ENORME SURPLUS COMMERCIALE

Potete anche non essere d’accordo con quello che dicono gli analisti, ma vi invito a leggere, in fondo all’articolo di China Daily di oggi, i numeri spaventosi del surplus commerciale cinese, cresciuto nei primi 7 mesi addirittura del 61%. Buona lettura. E dunque l’attacco monetario americano nei confronti almeno dei cinesi sarebbe vano.

Stimolo, surplus commerciale visto come chiave per un RMB stabile Di SHI JING a Shanghai | Quotidiano cinese | Aggiornato: 31-08-2022 08:57 La valuta cinese può essere stabilizzata sfruttando il significativo surplus commerciale della Cina e le politiche economiche stimolanti, hanno affermato gli esperti. Mentre il tasso di cambio del renminbi rispetto al dollaro USA ha continuato a dirigersi verso sud tra le aspettative di ulteriori aumenti dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve, la valuta cinese può essere stabilizzata sfruttando il significativo surplus commerciale della Cina e le politiche economiche stimolanti, hanno affermato gli esperti. Il tasso di cambio spot RMB onshore rispetto al biglietto verde è sceso di 500 punti base per chiudere a 6,92 lunedì, mentre il tasso offshore ha riportato un calo giornaliero di 300 punti base superando 6,93. Anche il prezzo mediano quotato lunedì dal China Foreign Exchange Trade System è stato abbassato di 212 punti base a 6,8698, il più basso degli ultimi due anni. Questo è stato solo circa una settimana dopo che USD/CNY ha toccato il minimo di 23 mesi scendendo sotto 6,8 il 22 agosto. Con il calo di lunedì, quest’anno il renminbi è sceso del 7,75% rispetto al biglietto verde. Ciò è dovuto principalmente a un dollaro USA più forte, hanno affermato gli esperti. L’indice del dollaro USA ha toccato 109,4 intraday lunedì, stabilendo un record di due decenni. Il dollaro USA ha guadagnato più del 13,8 per cento finora quest’anno. Il messaggio da falco che Jerome Powell, presidente della Fed, ha consegnato alla riunione di Jackson Hole venerdì ha fatto aumentare il dollaro, ha affermato Ipek Ozkardeskaya, analista senior di Swissquote Bank. Pur affermando che la Fed utilizzerà gli strumenti “con forza” per domare l’inflazione, Powell ha anche indicato che dovrebbero essere previsti ulteriori aumenti dei tassi di interesse anche se potrebbero causare un po’ di “dolore” all’economia statunitense. I rialzisti del dollaro ora osservano il livello di 110 sulla scia di una solida divergenza tra la Fed decisamente aggressiva ma sempre più preoccupata per le altre banche centrali, ha affermato Ozkardeskaya. Lunedì le principali valute sono andate debolmente rispetto al dollaro USA. Lo yen giapponese è scivolato a 138 lunedì, avvicinandosi al minimo dal 15 luglio. L’euro è rimasto al di sotto della parità rispetto al dollaro USA per chiudere a 0,9995 lunedì. Cheng Qiang, capo analista macroeconomico di CITIC Securities, ha affermato che le pressioni esterne guidate dall’aumento del dollaro USA eserciteranno la più forte pressione al deprezzamento del renminbi nel breve periodo. Ma l’USD/CNY probabilmente rimarrà intorno a 6,7-6,9 entro la fine di quest’anno. Wang Youxin, analista senior della Bank of China, ha affermato che l’inflazione dovrebbe contrarsi negli Stati Uniti nel quarto trimestre e qualsiasi nuovo aumento dei tassi di interesse da parte della Fed sarebbe moderato, non ripido. Lo stress sulle valute non in dollari USA sarà quindi alleviato per allora. Le politiche fiscali e monetarie favorevoli che la Cina ha introdotto all’inizio di quest’anno faranno una differenza maggiore nei prossimi mesi, il che aiuterà a stabilizzare il tasso di cambio del RMB, ha affermato. Pur ammettendo che un differenziale di tasso di interesse Cina-USA invertito possa esercitare una certa pressione al ribasso sulla valuta cinese, Guan Tao, capo economista di BOC International, ha affermato che il tasso di cambio RMB rimarrà stabile dato il significativo surplus commerciale della Cina, le abbondanti riserve valutarie e la prudenza politiche macroeconomiche. I dati pubblicati dall’Amministrazione generale delle dogane il 7 agosto hanno mostrato che l’avanzo commerciale della Cina ha raggiunto il record di 101,3 miliardi di dollari a luglio, con la cifra dei primi sette mesi dell’anno in aumento del 61,6% su base annua per raggiungere i 482,3 miliardi di dollari. Data la grande quantità di fondi in valuta estera accumulati dalle imprese e dai conti delle famiglie, nonché l’eccedenza commerciale stratosferica, il tasso di cambio RMB subirà solo un moderato aggiustamento a breve termine, ha affermato Zhao Wei, capo economista di Sinolink Securities. La pressione complessiva al deprezzamento dell’RMB è controllabile, ha affermato.

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VISTA DALLA CINA: DISORDINI IN ARRIVO IN EUROPA

I problemi economici dell’Europa porteranno grandi cambiamenti di Tian Dewen | China Daily Global | Aggiornato: 30-08-2022 09:09

 

Secondo il rapporto mensile pubblicato dalla Deutsche Bundesbank, la banca centrale tedesca, il 22 agosto, l’economia tedesca potrebbe scivolare in recessione questo inverno, poiché il suo tasso di inflazione dovrebbe superare il 10% in autunno. Ciò avviene dopo che la Germania a maggio ha registrato il suo primo deficit del commercio estero in più di tre decenni, indicando sfide strutturali e prospettive cupe per la sua economia. La Germania è il motore dello sviluppo economico europeo e il suo indebolimento della crescita è destinato a trascinare al ribasso l’intera economia europea. Dopo aver vissuto l’estate più calda e secca degli ultimi decenni, l’Europa sta ora passando all’autunno e poi all’inverno. I forti aumenti dei prezzi dell’energia dovuti all’influenza del conflitto Russia-Ucraina potrebbero rendere questo inverno particolarmente difficile per l’Europa, ma i problemi economici potrebbero essere più difficili e durare più a lungo. La causa prossima dei problemi economici dell’Europa è la “trasformazione energetica”. Poiché i paesi europei stanno tagliando i loro sistemi di approvvigionamento energetico dalla Russia e si stanno rivolgendo agli Stati Uniti e al Medio Oriente per petrolio e gas a prezzi più elevati, lo sviluppo delle industrie europee sarà limitato per molto tempo da scarse forniture di energia e costi elevati. La Germania è il centro dell’industria europea e il suo deficit nel commercio estero mostra che la competitività internazionale dell’industria europea è in forte calo. La prospettiva della recessione economica europea porterà grandi cambiamenti nel continente. In primo luogo, per gli europei che sono stati abituati a mantenere la temperatura interna sopra i 25°C in inverno, è già una sfida mantenere la temperatura al di sotto dei 17°C raccomandati dal governo, e questo è particolarmente vero per le famiglie a basso reddito, che devono affrontare l’aumento i prezzi dell’elettricità e la pressione dell’inflazione. In secondo luogo, è probabile che un numero crescente di paesi in Europa sperimenterà disordini politici a causa dei cambiamenti psicosociali della popolazione. Il primo ministro britannico Johnson Boris si è dimesso, il primo ministro italiano Mario Draghi si è dimesso, il punteggio di supporto del cancelliere tedesco Olaf Scholz è sceso solo al 25% di recente e anche il punteggio di supporto del presidente francese Macron non è ottimista al momento. In Europa, il cambio dei leader di governo potrebbe non essere un grosso problema. Il problema è che coloro che subentrano potrebbero non essere in grado di invertire la tendenza della crescita economica fiacca e dell’aggravarsi delle tensioni sociali. Terzo, sotto le pressioni economiche e sociali, i paesi europei saranno inevitabilmente più deboli nella loro volontà di perseguire obiettivi ambiziosi come promuovere l’integrazione europea, affrontare il cambiamento climatico e guidare la governance globale. Il motivo fondamentale per cui l’Europa è oggi in declino è che non ha costruito un sistema di difesa europeo indipendente dopo la seconda guerra mondiale e la sua libertà di scelta politica è fortemente limitata. Nel 2002, il dialogo energetico tra Unione europea e Russia è stato istituito nella dichiarazione congiunta del vertice UE-Russia, stabilendo un quadro globale di cooperazione economica basato sulla cooperazione energetica. Nel 2013 l’UE e la Russia hanno raggiunto un consenso di principio sulla creazione di un “mercato integrato”. Tuttavia, questa forma di convivenza pacifica e di sviluppo comune delle relazioni UE-Russia Crimea è stata interrotta dai leader di Germania e Francia in quel momento ha attivamente facilitato la firma dell’accordo di pace di Minsk del 2015 tra Ucraina e Russia, che ha continuato la stabilità generale del regione europea per altri otto anni, fino allo scoppio di quest’anno del conflitto Russia-Ucraina. Guardando indietro a questo processo, potrebbe non essere difficile giudicare se gli Stati Uniti abbiano svolto un ruolo distruttivo o costruttivo in Europa. L’Europa, per uscire da questo declino, deve rafforzare la sua reale autonomia strategica e abbandonare la “mentalità da guerra fredda” caratterizzata dall’esclusività e dal confronto. Sarà difficile uscire dalla situazione senza cambiare idea.

L’autore è vicedirettore dell’Istituto di studi russi, dell’Europa orientale e dell’Asia centrale presso l’Accademia cinese delle scienze sociali.

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LA FED FRUSTRATA DALLA POLITICA MONETARIA CINESE: DIVERGENZE E PROSPETTIVE.

DA CHINA DAILY DI OGGI. COMMENTO.

Come dare un senso alla riduzione del tasso a sorpresa da parte della PBOC di Zhou Lanxu | Quotidiano cinese | Aggiornato: 22-08-2022 09:18 L
Se dovessi scegliere l’argomento macroeconomico più interessante di quest’anno, la mia prima scelta sarebbe la divergenza tra le politiche monetarie delle due maggiori economie mondiali. La Federal Reserve statunitense ha alzato i tassi di interesse di ben 225 punti base da marzo per frenare l’inflazione galoppante che si aggira intorno ai massimi da 40 anni. Al contrario, la People’s Bank of China, la banca centrale del paese, ha mantenuto una posizione accomodante, con l’ampia offerta di moneta del paese, o M2, in aumento del 12% su base annua rispetto alla fine di luglio. La divergenza è diventata più netta la scorsa settimana quando la PBOC ha tagliato un tasso di riferimento chiave per sostenere la ripresa economica. La PBOC ha condotto 400 miliardi di yuan (58,89 miliardi di dollari) in operazioni di prestito a medio termine il 15 agosto a un tasso di interesse del 2,75 percento, in calo rispetto al 2,85 percento del mese prima. Secondo un rapporto di Sealand Securities, il taglio dei tassi non solo ha sorpreso la maggior parte dei partecipanti al mercato, ma ha segnato il primo taglio in assoluto dei tassi ufficiali della PBOC durante i cicli di rialzo dei tassi della Fed. La teoria e la pratica hanno dimostrato che gli aumenti dei tassi della Fed possono restringere la liquidità globale e accumulare le pressioni del deflusso di capitali e del deprezzamento della valuta sui mercati emergenti, impedendo loro un allentamento monetario, che potrebbe intensificare tali pressioni. Quindi, come mai la PBOC ha scelto il taglio dei tassi apparentemente rischioso in un momento in cui la Fed è nel suo ciclo di rialzo dei tassi più aggressivo degli ultimi decenni? Innanzitutto, una crescita economica stabile funge da fondamentale supporto per la stabilità dei flussi di capitali transfrontalieri, dato che i rendimenti degli asset a medio e lungo termine dipendono ancora dalle prospettive di sviluppo economico. Questa logica trova prove nel mercato cinese delle azioni A. I dati compilati da China International Capital Corp, o CICC, hanno mostrato che il commercio in direzione nord dei programmi di connessione tra la terraferma e le borse di Hong Kong, ha visto afflussi netti di capitali per quasi 80 miliardi di yuan a giugno, la cifra più alta finora quest’anno. Gli analisti del CICC hanno attribuito l’aumento degli afflussi alla fiducia del mercato nella ripresa economica della Cina, rafforzata dalla riduzione del tasso di riferimento del prestito superiore a cinque anni a maggio, un benchmark guidato dal mercato su cui i finanziatori basano i loro tassi ipotecari. In secondo luogo, poiché la capacità di approvvigionamento costante della Cina si distingue in una catena industriale globale in frantumi e soddisfa la domanda globale di beni, il suo forte surplus commerciale ha sostenuto il tasso di cambio dello yuan e compensato la pressione dei deflussi di capitali. L’eccedenza commerciale cinese di merci è aumentata del 36% su base annua a 320,7 miliardi di dollari nel primo semestre, la lettura più alta mai registrata per lo stesso periodo, ha affermato l’Amministrazione statale dei cambi. In effetti, il tasso di cambio onshore dello yuan rispetto al dollaro si è indebolito a circa 6,79 martedì in seguito al taglio dei tassi, ma ha guadagnato una posizione più solida mercoledì intorno a 6,77, continuando a funzionare entro un intervallo ragionevole. Le possibili giustificazioni di cui sopra per il taglio dei tassi della PBOC non solo alimentano la curiosità, ma possono fornire indizi sulla definizione delle politiche della banca centrale nel resto dell’anno. La pressione imposta dall’inasprimento della Fed potrebbe non fermare le mosse di allentamento della PBOC fintanto che i dati economici interni indicano la necessità di un maggiore sostegno mentre i pagamenti internazionali del paese rimangono generalmente stabili. Ciò potrebbe essere particolarmente vero in quanto la Fed potrebbe rallentare i rialzi dei tassi con la pressione inflazionistica statunitense che ha mostrato segni di attenuazione a luglio. Come ha affermato la PBOC nel suo rapporto sulla politica monetaria del secondo trimestre, continuerà a considerare i fattori interni come dominanti nella definizione delle politiche, tenendo d’occhio gli effetti di ricaduta della situazione economica e gli aggiustamenti della politica monetaria nelle economie sviluppate.
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PERCHE’ LA CINA, NONOSTANTE TUTTO, AVRA’ UNA MARCIA IN PIU’

Siamo figli della generazione della deflazione salariale, delle privatizzazioni, dei tagli alla spesa pubblica, dello smantellamento del salario sociale globale di classe. Una storia iniziata negli Usa nel 1976, in risposta alla lotta di classe del movimento operaio statunitense, e in Italia con l’austerity fine anni settanta, ma che si esplicitava a partire dalla separazione Tesoro Banca d’Italia del 1981 e, soprattutto, dopo il Britannia di Draghi, dal 1992. Contemporaneamente, si avviava la politica delle banche centrali occidentali dell’asset inflation, il gonfiamento dei valori di bond e azioni buoni per la rendita finanziaria. Rendita finanziaria che prendeva il sopravvento sul capitale industriale, in crisi di valorizzazione del capitale a partire dalla fine degli anni sessanta. La risposta al movimento operaio statunitense provocava la delocalizzazione di enormi impianti industriali prima in Messico e poi in Cina e Asia. Ma la Cina, forte dell’alfabetizzazione di massa voluta da Mao a partire dal 1948, si avviava ad industrializzarsi per conto suo, sfruttando il trasferimento di tecnologia occidentale e, poi, con il salto tecnologico, creando colossi pubblici con respiro mondiale. La dipendenza dal commercio estero negli ultimi 14 anni, dopo la Legge sul Lavoro del 2008 e l’adesione al marxiano plusvalore relativo, organizzazione tecnologia e manageriale, salto tecnologico, alta qualificazione lavoratori, aumento del valore dei beni industriali, apporto di istruzione e scienza, spostava lo sbocco mercantile verso il mercato interno, reflazionato in termini salariale e di salario sociale di classe. Ora siamo al post pandemia e alle tensione mondiali (Ucraina e Taiwan). Con il zero covid, la Cina si chiude, provocando anche un aumento del tasso di disoccupazione, voluto dal governo in risposta all’arroganza occidentale (prezzo da pagare, evidentemente). I tassi sono stati abbassati, il differenziale inflazionistico, enorme, a favore della Cina, provoca da mesi il record del surplus commerciale, il ritiro dei capitali dall’Occidentale, unito ad un aumento del flusso in entrata di capitali, gonfia di liquidità la Cina, che, diversamente dal passato, non la riverserà sull’asset inflation occidentale, ma su Brics, Africa, Asia, e America Latina, costruendo connessioni infrastrutturali e reti commerciali che provocheranno, in diverse zone, il salto tecnologico, l’aumento della produttività dei fattori produttivi, il plusvalore relativo e spese sociali, sul modello cinese degli ultimi 15 anni. In Occidente l’asset inflation ora si rivolge verso le materie prime, impoverendo, per il tramite dell’inflazione, ceti medi e popolari e piccole imprese. La distruzione di mercato iniziata negli Usa nel 1976 sembra non avere fine. Un ultimo appunto: i cinesi assaporano il benessere, vogliono godersi la vita, la politica dello zero covid gliela sta impedendo, vogliono conoscere il mondo, viaggiare, istruirsi su altri paesi. Prima o poi questa contraddizione, se il governo non molla la presa, esploderà.

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CHINA DAILY: RECORD DI STATUNITENSI CON DOPPIO LAVORO PER CAROVITA

Di BELINDA ROBINSON a New York | China Daily Global | Aggiornato: 2022-08-19 09:20

Un numero record di americani sta facendo due lavori per stare al passo con le bollette e far fronte a prezzi più alti per gas, generi alimentari e alloggi mentre l’inflazione aumenta il costo complessivo della vita. Secondo il St. Riserva Federale Louis. l’inflazione ha toccato il massimo da 40 anni a giugno negli Stati Uniti, facendo salire i prezzi dei beni generali. Più americani che mai ora hanno due lavori, secondo il Bureau of Labor Statistics, che ha iniziato a tenere i registri nel 1994. A giugno, 426.000 americani hanno lavorato una settimana di 70 ore, secondo l’ufficio, un aumento rispetto a febbraio 2020, quando 308.000 hanno lavorato molte ore a settimana. Junior Phillips, 49 anni, che vive a Brooklyn, New York, ha un lavoro a tempo pieno nell’installazione di pavimenti in case e aziende. Tuttavia, ha anche iniziato a raccogliere lavori part-time per pulire tappeti e posare pavimenti per clienti privati ​​per far fronte all’aumento delle bollette e ai costi associati ai suoi tre figli. “Nel mio lavoro principale, lavoro circa 30 ore a settimana.” ha detto Phillips. “Il lavoro mi porta in giro per New York e talvolta in altri stati. Mi occupo di sollevare molto, stendere il tappeto e cose del genere. Il mio secondo lavoro è lungo la stessa linea di lavoro. “Uso i soldi extra che guadagno per i miei figli. Hanno bisogno di cose tutto il tempo. Tratto anche le mie sorelle per i loro bisogni. I trasporti qui sono economici, quindi non è un problema. Uso i soldi del mio secondo lavoro per comprare generi alimentari, ma cerco di non mangiare così tanto. Il fatto è che i soldi che guadagno dalla parte non sono davvero “soldi extra” perché vivere a New York è davvero molto costoso. Ho quasi abbastanza per farcela”. Il camionista Donn Boyce, 44 anni, del Queens, New York, lavora circa 60 ore alla settimana per due diverse compagnie. Boyce ha detto: “Uso tutti i soldi che guadagno per comprare generi alimentari e benzina per la mia auto, e li uso per i miei figli. Lavoro come camionista per la mia azienda principale. Vado dappertutto. Ho iniziato il secondo lavoro per un’altra azienda di autotrasporti circa un anno fa perché le cose erano difficili. Al secondo lavoro, lavoro dalle 15 alle 20 ore settimanali, dipende da dove mi mandano”. Nell’ultimo anno, secondo l’ufficio di presidenza, la retribuzione oraria media di molti dipendenti è aumentata del 5,1%. Ma l’inflazione record ha annullato tale aumento, con i salari che sono scesi del 3,6% se adeguati all’inflazione nell’ultimo anno. A giugno, i prezzi del gas hanno raggiunto per la prima volta in assoluto una media nazionale di $ 5 per gallone, causando ulteriori difficoltà. Nelle ultime tre settimane, il prezzo della benzina di qualità normale è crollato di 45 centesimi a $ 4,10 per gallone, secondo il Lundberg Survey. Alcuni lavoratori che accettano un secondo lavoro non lo dicono al datore di lavoro per paura di violare le regole dell’azienda. Claire Deason, un avvocato del lavoro di Minneapolis con Littler Mendelson PC, ha affermato che se un lavoratore viola un patto di non concorrenza lavorando per un’altra azienda, il datore di lavoro potrebbe citare in giudizio. John, 32 anni, del New Jersey, che ha nascosto il suo cognome, crede che potrebbe avere problemi con il suo attuale datore di lavoro se scoprisse che ha un secondo lavoro. “Il mio lavoro principale è come tester COVID-19. L’azienda va in diversi distretti con un sito di test mobile. In quel lavoro, lavoro 50 ore a settimana. Il mio secondo lavoro, faccio part-time. Sono un flebotomo. Prelevo sangue dai pazienti per un operatore sanitario. “Lavoro circa 16 ore in quel lavoro. Ho ottenuto il secondo lavoro molto di recente perché le cose sono più costose di questi tempi. Ho dovuto fare qualcosa in più per fare soldi. Ho un sacco di conti. È chiaro che i supermercati hanno alzato il prezzo di tutto. Faccio 66 ore di lavoro a settimana, non è difficile e non mi colpisce troppo, mi sento solo, molto stanco”. Per molti, il costo dei generi alimentari è salito alle stelle, con il prezzo di carne e pesce in aumento del 14,2% e le uova in aumento del 32,2% da maggio 2021 a maggio 2022. Francis Leo, 60 anni, originario di St Lucia, ma che ora è cittadino statunitense e vive a New York da più di 35 anni, ha affermato che il costo della vita è oggi più alto di quanto ricordi. Possiede un condominio e guadagna un reddito dai suoi inquilini, ma ha anche un secondo lavoro come camionista che trasporta cibo deperibile per una grande catena di supermercati perché sta risparmiando per la pensione. “Da quando sono venuto qui dai Caraibi, mi sono concentrato sugli investimenti”, ha detto. “Quindi, anche se i prezzi della benzina sono alti e il costo del cibo è alto, risparmio tutto il tempo, quindi non mi colpisce così tanto. Ho intenzione di andare in pensione a 64 anni, quindi sono molto attento a cosa Spendo. Più persone devono essere così”.

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PROCESSO BOLOGNA, PROPAGANDA E RIFORME NELL’ISTRUZIONE PUBBLICA

Finalmente il blog si occupa dell’istruzione, o meglio, della sua distruzione, grazie al contributo di una cara amica. Ho sorelle e amiche insegnanti, amici che lavorano nella scuola come Ata o come bidelli, ho sempre ritenuto che l’istruzione, assieme alla sanità, fosse il caposaldo del salario sociale di classe e il cui smantellamento, iniziato negli anni novanta, ha portato un degrado pazzesco nel Paese. Un crimine contro le nuove generazioni. Qui una testimonianza.

Mirella Cané

Mio figlio ha 16 anni e il prossimo a.s. frequenterà il terzo anno di Liceo scientifico…. se il Liceo a cui è iscritto riuscirà a formare le terze classi, secondo le indicazioni del ministro dell’istruzione Bianchi, e cioè con il criterio di dividere e accorpare le classi per ridurne il numero totale, così da ridurre anche il personale docente e ATA. Gli studenti per classe devono essere almeno 28/30….

Alla luce di questo momento così “alto” nella strategia che il Ministero dell’istruzione (MIUR) ha adottato pensando alla formazione culturale di milioni di studenti, ci dobbiamo porre delle domande e comprendere perché – e quando – è iniziato il lavoro di smantellamento dell’organizzazione scolastica italiana, e che ha portato a minare le basi per la formazione e la cultura di milioni di ragazzi italiani.

La condizione critica in cui versa oggi l’istruzione in Italia parte da lontano, almeno dalla fine degli anni 90 del secolo scorso.

Possiamo identificare l’origine di questo processo da un incontro avvenuto a Bologna nel 1999, incontro promosso dai ministri della pubblica istruzione d’Italia, Germania, Francia e Regno Unito e che è stato chiamato il Processo di Bologna.

L’obiettivo ufficiale e propagandato era di realizzare uno Spazio di formazione comune europeo o Spazio d’educazione Europeo entro il 2025, che uniformasse i titoli di studio tra i diversi paesi europei, che permettesse il libero movimento all’interno della comunità europea di insegnanti e studenti del mondo accademico e dell’istruzione superiore al fine di trovare più facilmente lavoro all’interno del mercato comune europeo.

Ricordo quel periodo: negli anni Novanta ero studentessa della facoltà di Scienze Politiche dell’Alma Mater Studiorum di Bologna, mi sono laureata e mi sono rimaste impresse le immagini, trasmesse dalla televisione, del crollo del muro di Berlino e del mondo sovietico, oltre che dei bombardamenti della Nato su Belgrado e su Baghdad, e ricordo come i politici italiani (in primis Romano Prodi, mio concittadino, oltre che titolare di una cattedra nella Facoltà di Scienze Politiche, ma assente giustificato perchè impegnato nel processo di eropeizzazione forzata dell’Italia.

Politici e media in quel periodo proclamavano i valori europeisti come l’abbattimento delle frontiere, la libera circolazione di uomini e merci nel vecchio continente, l’introduzione della moneta unica europea, la divisione del lavoro a livello europeo e mondiale, insomma stavano dando vita e forma al nuovo mondo politico economico e finanziario noto ora con il nome di globalizzazione ed io non me ne stavo accorgendo….

Il Processo di Bologna fu un evento di portata storica, che segna una “rivoluzione” e stravolge il sistema della pubblica istruzione in Italia, nei contenuti dei programmi di studio, nelle finalità pedagogiche e di formazione culturale e professionale del sistema scolastico italiano. Questa “rivoluzione” riguarda tutto l’ordinamento scolastico, ma investe soprattutto la formazione universitaria e quella secondaria di secondo grado.

Da questo momento si susseguono una serie di riforme che tendono all’applicazione delle linee guida formulate dal Processo di Bologna, ma sviluppate e articolate anno dopo anno, incontro dopo incontro, tra i paesi membri di questo Processo, che crescono di numero, e ogni volta si incontrano in città diverse, in nazioni diverse, e ogni volta aggiungono nuove linee guida che gli Stati aderenti sono invitati a seguire per realizzare gli obiettivi prefissati. Per inciso, oggi i paesi aderenti sono quasi 50. Ne citiamo alcuni, giusto per assaporare l’eterogeneità o il globalismo del Processo: oltre ai Paesi promotori Francia, Regno Unito, Germania e Italia, si sono aggiunti via via, Montenegro, Ucraina, Moldavia, Azerbaigian, Paesi baltici, Paesi dell’est Europa, etc. etc… Ne faceva parte anche la Federazione Russa che ha annunciato il suo ritiro nell’Aprile 2022.

Quali sono state le tappe attraverso cui i vari governi italiani che si sono succeduti negli ultimi 20 anni sono riusciti a raggiungere gli obiettivi imposti e condivisi con la classe politica europea globalista

  • 1997 Si parte con la riforma del ministro della pubblica istruzione Luigi Berlinguer, quello che è stato pioniere del Processo di Bologna del 1999. Questa riforma non è mai stata attuata per questioni di crisi di governo, ma di fatto rappresenta lo spartiacque ideologico nella formazione scolastica italiana. Berlinguer annulla il principio fondamentale su cui poggiava il sistema formativo italiano fino a quel momento, l’esistenza cioè di due percorsi: il processo di formazione culturale e quello di formazione professionale. La riforma Berlinguer riguarda soprattutto l’università, vennero riformati i corsi di studio universitari, con l’introduzione del “sistema del 3+2” ovvero la creazione della laurea triennalee della laurea specialistica. Altre novità che vengono introdotte nel sistema e che resteranno: il credito formativo, l’esame di maturità riformato e l’introduzione del voto in centesimi
  • 2003 Riforma Moratti che, con alcune aggiunte, integrazioni e modifiche della successiva riforma Gelmini (2008) rappresenta l’ordinamento scolastico italiano tuttora attivo. Si è trattato di una riforma completa, dalla scuola d’infanzia all’università ma, l’elemento secondo me fondamentale, riguarda la riforma dei programmi ministeriali, che subiscono un cambiamento drastico per quanto riguarda lo studio delle discipline storia, geografia, scienze.

Ritengo fondamentale soffermarmi su questo punto. Vediamo il programma di storia nella scuola primaria ad esempio:

1 anno: Avviamento alla disciplina

2 anno: Concezione del tempo in generale e del proprio

3 anno: Studio dalla Preistoria alla scoperta della scrittura

4 anno: Studio delle civiltà antiche

5 anno: Studio della civiltà greca, dei popoli italici, della civiltà romana

 

Mio figlio, cioè, terminato il secondo anno di Liceo, a 16 anni è arrivato ai Romani, da quando ha iniziato la scuola a 6 anni ha studiato sempre e soltanto i Sumeri, gli antichi popoli della Mesopotamia, l’Antico Egitto, l’Antica Grecia e l’Impero Romano. Dai titoli di testo della terza Liceo si evince che arriverà fino al Medioevo…. Non sono a conoscenza dell’obiettivo per l’ultimo anno di Liceo, staremo a vedere…

  • Altre importanti novità introdotte dalla Moratti e che sono ormai “patrimonio” della struttura organizzativa della scuola italiana:
  • Abolizione del tempo prolungato, sia per la scuola primaria che la scuola secondaria di primo grado
  • Introduzione dell’alternanza scuola – lavoro nella scuola secondaria

 

  • 2008 Riforma Gelmini:

 

 

 

Da wikipedia; 12/7/2022 “Autonomia finanziaria e didattica, processo di Bologna e seguente riforma del 3+2, percorso a ipsilon, legge 270, riforma Gelmini nelle sua varie forme: dietro a queste denominazioni neutre si nascondono privatizzazione dell’università, tagli selvaggi al finanziamento statale, aumento delle tasse studentesche, smantellamento del diritto allo studio, blocchi agli accessi ai diversi livelli di laurea, svilimento della didattica.”

 

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DEMOCRAZIE E IMPERIALISMO SONO INCOMPATIBILI

Eccellente post di Nevio Gambula, attore e commediografo.

 

Amo viaggiare, ed ho viaggiato tanto (e viaggerò ancora). Di ogni paese ricordo tutto, il paesaggio, le città, gli incontri; dall’Ecuador agli Emirati Arabi, ricordo ogni singola persona con cui ho conversato. Il mondo, anche quello che non ho visto, è ricco di significati, differenziato in quanto a culture, variegato; eppure, in ogni luogo ho incontrato un’unica specie, interessante e bella. Nel mondo può darsi che tutto complotti contro di essa, ma essa è, in fondo, un’unica magnificenza. È per questo che non riuscirò mai ad abituarmi al pensiero che esista l’imperialismo. Nulla è più insensato della volontà di una parte della specie umana di dominarne un’altra.
Ma l’imperialismo esiste, fa parte della storia attuale dell’umanità. I suoi sforzi sono chiari: così come in passato, con rinnovata tecnologia, mira a un unico scopo, a guadagnare e possedere, cioè a sottrarre qualcosa a una parte dell’umanità a vantaggio di un’altra, più potente economicamente e meglio armata. Tutta l’umanità è corrotta da esso, tutto il mondo sta sotto il suo dominio. È pura ipocrisia negarne l’esistenza, o anche nominarlo solo in relazione alle azioni di paesi autocratici e mai per le politiche di paesi che fanno parte di quell’insieme variegato che chiamiamo Occidente. In realtà, la lacerazione è più profonda quando la vocazione imperiale appartiene a paesi che fanno professione di valori universali, giacché non esiste dimensione più distante dalla libertà e dalla democrazia dell’imperialismo.
L’umanità rimane una, benché la sua esistenza si moltiplichi in forme diverse; ma il suo destino non è la sua unificazione, bensì la sua disgregazione ad opera di forze materiali che non riesce a controllare. L’imperialismo è, per così dire, l’ossatura tecnico-finanziaria di queste forze, il protagonista quasi assoluto della scena globale. La sua astuzia è tale da impedire alla democrazia di controllarlo e persino, talvolta, di spingerla a praticare in suo nome politiche di carattere sostanzialmente criminale, come se fossero il prezzo da pagare per mantenere in vita un intero sistema. L’aspetto sconcertante di questi paesi: che essi si comportano come le autocrazie che vogliono combattere, con le loro invasioni, e le loro guerre, e le loro violazioni del diritto internazionale, e i loro crimini contro l’umanità. Così, l’imperialismo diviene la più completa forma di negazione della democrazia.
Gli Stati Uniti, per esempio. Nulla è più terribile della stupida provocazione di questi giorni contro la Cina; d’improvviso l’umanità assiste, suo malgrado, all’apertura di un altro fronte di guerra, potenzialmente più catastrofico di quello in Ucraina. La mia sensazione è che nell’amministrazione americana ci siano forze che spingono per una guerra contro la Cina; stanno talmente tramando in quella direzione, facendo della Cina il simbolo di ogni male, che non avranno problemi a creare il casus belli. Si può davvero credere che lo facciano per difendere la democrazia? Un ingenuo può crederci, forse; ma chiunque abbia un minimo di conoscenze storiche, anche solo sommarie, arriverà presto a sospettare che si tratti di altro. Il significato più profondo del loro comportamento provocatorio sta nel fatto che gli Stati Uniti vogliono preservare la loro egemonia globale, e quella di Taiwan è un’area strategica fondamentale per il controllo del Pacifico. Imperialismo, nient’altro che imperialismo.
In molti dei paesi che ho visitato, anche in quelli più simili al nostro, la politica estera americana non gode di tante simpatie. In Ecuador, per esempio; ricordo la conversazione con un indio del luogo, a Cuenca. «C’è un punto in cui l’umanità dovrà dire basta», mi disse; «se non riuscirà a fermare la politica di potenza statunitense, non potrà che soccombere». Aveva ragione. Per l’umanità, non c’è niente di più pericoloso quanto la politica internazionale degli Stati Uniti; lavorano per affermare il loro egoismo di nazione, si adoperano per difendere i loro interessi, e perciò coltivano la destabilizzazione, l’ingerenza, la guerra. Di quante prove abbiamo ancora bisogno per ammetterlo?
Io amo molto della cultura americana, e adoro New York, che considero una delle città più belle al mondo. Non vi è alcun dubbio sul fatto che si tratti di un paese da cui dipende il destino del mondo, nel bene e nel male. Ricordo molto bene cosa mi disse l’addetto dell’agenzia di viaggi dove acquistai i biglietti aerei per andare a New York: «Gli Stati Uniti sono l’universo». Anche in questo caso, il mio interlocutore aveva ragione. Ma ogni universo ha i suoi buchi neri. Al di là di ciò che appare, e delle eccellenze che conservano comunque un aspetto progressista, c’è una società fondata sull’egoismo (l’interesse personale come misura di ogni successo) e sulla concorrenza (il fare di ogni cosa mercato e di ogni altro un nemico), e dunque sulla sopraffazione, sulla disgregazione sociale (e razziale), sulla diseguaglianza, sulla povertà – e sulla violenza, giacché gli Stati Uniti sono un paese dannatamente violento. A pensarci bene, c’è qualcosa di tremendo nella metafora degli Stati Uniti come “universo”. La sua universalizzazione riguarda il suo lato peggiore, quello che toglie respiro alle tendenze egualitarie dell’umanità. Ciò che gli Stati Uniti “esportano” principalmente non è l’eccellenza medica o tecnologica, bensì l’idea che i propri interessi di nazione debbano prevalere su quelli delle altre nazioni. In ciò sta la loro pericolosità, che è poi la pericolosità propria di ogni imperialismo: l’imposizione forzata della propria egemonia è la negazione più efficace, e perciò stesso spaventosa, delle aspirazioni di libertà e democrazia dei popoli.
Troppo piccolo è il mondo, e troppo fragile è la specie umana. Io continuo a pensare che l’umanità dovrebbe alimentare la propria vocazione alla condivisione e al rispetto delle differenze, per sviluppare qualcosa di diverso dalla politica di potenza e imperiale. Non è facile, tutt’altro. Ma è già qualcosa pensarci, pensare un’alternativa e liquidare, prima di tutto in se stessi, ciò che esprime tolleranza verso il lato peggiore della società occidentale. Si deve saper pensare, e dirlo a piena voce, che la democrazia è incompatibile con l’imperialismo.
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“IL MARE A PIETRALATA”. LIBRO DI POESIA DI CLAUDIO ORLANDI

Pubblico qui una serie di recensioni del libro dell’amico Claudio. Stamane mi ha mandato una poesia. Ne sono rimasto così impressionato che gli ho chiesto di darmi delle recensioni per il mio blog. Lui gentilissimo, e ora ho il piacere di pubblicarle. Come frammenti. Come deve essere la poesia. Buona lettura.

 

Il mare a Pietralata
25 settembre 2021
Recensione di Alessandro Hellman
Claudio Orlandi e l’altrove nel quotidiano Il mare a Pietralata: 30 anni di poesia in un libro Ha atteso 30 anni Claudio Orlandi, voce carismatica dei Pane, prima di affidare alle pagine di un libro le sue poesie e le sue liriche per canzone. “Il mare a Pietralata” offre un saggio della scrittura affilata, psicotica e visionaria dell’autore, capace di implacabile crudezza e inattese tenerezze, di desolazioni riarse e improvvise fioriture. Slegata dalle costrizioni di una narrazione sequenziale, e dunque aperta all’intuizione che crea squarci nel reale e scopre nervi e organi interni, quella di Orlandi è una poesia del presente e dell’altrove, messi in contatto dalla violenza eruttiva di un’emozione, una poesia di ferite aperte e lente guarigioni, di morte e resurrezione, in un universo in cui tutto è sensibile e tutto è possibile, anche il mare a Pietralata. Alessandro Hellmann – Settembre 2021

06 agosto 2021
Il Mare a Pietralata: la poesia esce dai laboratori
Ecco un libro diverso. Finalmente, mi verrebbe da dire. Personalmente, non ne posso più di: tanta poesia di laboratorio, clinica, nucleare, ingegneristica, linguistico-vegetativa; di tanti “geniali” rilievi geopoetici intorno all’assenza dello Spirito, il senso, il corpo (bastaaaaaaaa), ecc. ecc. ecc. ecc.. Ad ogni modo, ho avuto la fortuna di leggere questo “Mare a Pietralata” un mesetto fa e ne sono stato molto colpito.. Mi ha lasciato una strana sensazione di benessere, appagamento… a tratti mi sono sentito proprio bene. Potevo finalmente sentirmi un lettore deresponsabilizzato, privo di colpe. Sarà per il mare, mi viene da dire. E forse è così. Ma probabilmente la risposta sta nella particolare natura di questi testi, una natura che si potrebbe dire “vocale”: sono poesie che si (mi) lasciano ascoltare, sentire. Una “poesia buona”. Posso stare tranquillo. Nessuna urgenza di fare un mondo (per poi farne il senso e/o il nonsenso), mi basta accompagnarne l’apparire. Si entra nell’ascolto e si è contemporanei all’autore. Piccolo stupore: essere al lato dell’autore (un passo indietro chissà, ché la pagina è fina, ma taglia). Insomma, un’esperienza di lettura diversa, una specie di cerimonia, ecco, Cosa c`e in questo libro? Difficile da dire: poesia in circolo, in cerchio (o in un chiostro o un centro, privato, civile…), e il circolo di sé stesso, del proprio tempo, le parole della memoria, la disciplina dell’amore, della morte, riunioni di animali, pesci, alberi, mele, molte noci.., E canzoni chiaro (Orlandi è la voce – oltre cha autore dei testi – del gruppo Pane da moltissimi anni). Insomma, una bell’episodio editoriale questo libro, complimenti a TIC edizioni, La prima lettura è stata proprio un viaggio. La seconda poi si fa “ad occhi chiusi”. Tanto non ci si perde. Il mare è grande e orienta..

Recensione di M. Lodoli
23 luglio 2021
O dentro o fuori! Questa ormai sembra essere l’unica logica nel mondo dello spettacolo e dell’arte, una sorta di darwinismo spietato che lascia pochissimo spazio a quella che una volta si chiamava “cultura alternativa! Per chi ha successo ci sono come sempre tappeti rossi, interviste, contratti e applausi, mentre per chi rimane per scelta e vocazione fuori dal circo non c’è più neanche un briciolo di attenzione. Eppure esistono ancora artisti ostinati che poeticamente continuano a creare sul margine, senza pretendere nulla, orgogliosi della loro irriducibile diversità. Claudio Orlandi, voce del gruppo musicale “Pane”, è uno di questi perenni esiliati, quasi un reperto storico dell’underground romano. Per anni ha suonato e cantato in piccoli club, registrato dischi pressoché introvabili, prodotto musiche e testi a volte quasi irritanti per il loro anacronismo: e ancora tiene duro, ancora canta e suona e scrive. E ora pubblica un libro “Il mare a Pietralata”, che contiene i testi delle sue canzoni e molte poesie inedite. Scrive nella poesia “Lode al 211”(l’autobus): “Parte dal nulla/ osserva il secondo fiume di Roma/ ma forse il primo per inquinamento in Europa/ si innerva sulla via/ collega Nomentana e Tiburtina/ affronta buche ciclopiche/ per pochi spicci e pochi passeggeri/ tutti rigorosamente residenti a Pietroburgo./ Poi affoga nella Magna Tiburtina/ tra piccole forme umane di borghesia/ quindi in stazione/ dove il mondo sfreccia ad alta velocità/ E’ un eroe. Passa poco”. Ecco, una periferia romano-pietroburghese, abitata da anime pure e dimenticate, attratte dall’assoluto e divorate dalla miseria. “La grande poesia risiede al quinto piano”, scrive Orlandi, in palazzoni anonimi, mille miglia distanti dalle luci abbaglianti della fortuna e del successo. Quasi nessuno se ne accorge, nessuno ascolta: “Tutti si tengono a distanza da un cartello con su scritto/ attenzione si scivola” Marco Lodoli – La Repubblica, 21 giugno 2021.