Pubblico qui una serie di recensioni del libro dell’amico Claudio. Stamane mi ha mandato una poesia. Ne sono rimasto così impressionato che gli ho chiesto di darmi delle recensioni per il mio blog. Lui gentilissimo, e ora ho il piacere di pubblicarle. Come frammenti. Come deve essere la poesia. Buona lettura.
Il mare a Pietralata
25 settembre 2021
Recensione di Alessandro Hellman
Claudio Orlandi e l’altrove nel quotidiano Il mare a Pietralata: 30 anni di poesia in un libro Ha atteso 30 anni Claudio Orlandi, voce carismatica dei Pane, prima di affidare alle pagine di un libro le sue poesie e le sue liriche per canzone. “Il mare a Pietralata” offre un saggio della scrittura affilata, psicotica e visionaria dell’autore, capace di implacabile crudezza e inattese tenerezze, di desolazioni riarse e improvvise fioriture. Slegata dalle costrizioni di una narrazione sequenziale, e dunque aperta all’intuizione che crea squarci nel reale e scopre nervi e organi interni, quella di Orlandi è una poesia del presente e dell’altrove, messi in contatto dalla violenza eruttiva di un’emozione, una poesia di ferite aperte e lente guarigioni, di morte e resurrezione, in un universo in cui tutto è sensibile e tutto è possibile, anche il mare a Pietralata. Alessandro Hellmann – Settembre 2021
06 agosto 2021
Il Mare a Pietralata: la poesia esce dai laboratori
Ecco un libro diverso. Finalmente, mi verrebbe da dire. Personalmente, non ne posso più di: tanta poesia di laboratorio, clinica, nucleare, ingegneristica, linguistico-vegetativa; di tanti “geniali” rilievi geopoetici intorno all’assenza dello Spirito, il senso, il corpo (bastaaaaaaaa), ecc. ecc. ecc. ecc.. Ad ogni modo, ho avuto la fortuna di leggere questo “Mare a Pietralata” un mesetto fa e ne sono stato molto colpito.. Mi ha lasciato una strana sensazione di benessere, appagamento… a tratti mi sono sentito proprio bene. Potevo finalmente sentirmi un lettore deresponsabilizzato, privo di colpe. Sarà per il mare, mi viene da dire. E forse è così. Ma probabilmente la risposta sta nella particolare natura di questi testi, una natura che si potrebbe dire “vocale”: sono poesie che si (mi) lasciano ascoltare, sentire. Una “poesia buona”. Posso stare tranquillo. Nessuna urgenza di fare un mondo (per poi farne il senso e/o il nonsenso), mi basta accompagnarne l’apparire. Si entra nell’ascolto e si è contemporanei all’autore. Piccolo stupore: essere al lato dell’autore (un passo indietro chissà, ché la pagina è fina, ma taglia). Insomma, un’esperienza di lettura diversa, una specie di cerimonia, ecco, Cosa c`e in questo libro? Difficile da dire: poesia in circolo, in cerchio (o in un chiostro o un centro, privato, civile…), e il circolo di sé stesso, del proprio tempo, le parole della memoria, la disciplina dell’amore, della morte, riunioni di animali, pesci, alberi, mele, molte noci.., E canzoni chiaro (Orlandi è la voce – oltre cha autore dei testi – del gruppo Pane da moltissimi anni). Insomma, una bell’episodio editoriale questo libro, complimenti a TIC edizioni, La prima lettura è stata proprio un viaggio. La seconda poi si fa “ad occhi chiusi”. Tanto non ci si perde. Il mare è grande e orienta..
Recensione di M. Lodoli
23 luglio 2021
O dentro o fuori! Questa ormai sembra essere l’unica logica nel mondo dello spettacolo e dell’arte, una sorta di darwinismo spietato che lascia pochissimo spazio a quella che una volta si chiamava “cultura alternativa! Per chi ha successo ci sono come sempre tappeti rossi, interviste, contratti e applausi, mentre per chi rimane per scelta e vocazione fuori dal circo non c’è più neanche un briciolo di attenzione. Eppure esistono ancora artisti ostinati che poeticamente continuano a creare sul margine, senza pretendere nulla, orgogliosi della loro irriducibile diversità. Claudio Orlandi, voce del gruppo musicale “Pane”, è uno di questi perenni esiliati, quasi un reperto storico dell’underground romano. Per anni ha suonato e cantato in piccoli club, registrato dischi pressoché introvabili, prodotto musiche e testi a volte quasi irritanti per il loro anacronismo: e ancora tiene duro, ancora canta e suona e scrive. E ora pubblica un libro “Il mare a Pietralata”, che contiene i testi delle sue canzoni e molte poesie inedite. Scrive nella poesia “Lode al 211”(l’autobus): “Parte dal nulla/ osserva il secondo fiume di Roma/ ma forse il primo per inquinamento in Europa/ si innerva sulla via/ collega Nomentana e Tiburtina/ affronta buche ciclopiche/ per pochi spicci e pochi passeggeri/ tutti rigorosamente residenti a Pietroburgo./ Poi affoga nella Magna Tiburtina/ tra piccole forme umane di borghesia/ quindi in stazione/ dove il mondo sfreccia ad alta velocità/ E’ un eroe. Passa poco”. Ecco, una periferia romano-pietroburghese, abitata da anime pure e dimenticate, attratte dall’assoluto e divorate dalla miseria. “La grande poesia risiede al quinto piano”, scrive Orlandi, in palazzoni anonimi, mille miglia distanti dalle luci abbaglianti della fortuna e del successo. Quasi nessuno se ne accorge, nessuno ascolta: “Tutti si tengono a distanza da un cartello con su scritto/ attenzione si scivola” Marco Lodoli – La Repubblica, 21 giugno 2021.