Pubblico, qui di seguito, il link dell’editoriale dell’economista Guido Salerno Aletta, che ringrazio, pubblicato ieri pomeriggio su Teleborsa. Faccio alcune considerazioni: molti, a sinistra, in questi decenni, vedevano con fastidio i fatti cinesi. Alcuni di noi, isolati, facevamo capire che un quarto polo fosse necessario, dopo il 1989, per l’economia mondiale e anche per la pace nel mondo. In questi giorni ci sono notizie di boicottaggi alla Russia in tutti i campi, dall’ambito finanziario all’ambito industriale, dall’ambito culturale all’ambito logistico. E’ di ieri la notizia che le multinazionali di container Maersk e Mcs boicotteranno la Russia. Ecco, avere un colosso pubblico nello stesso settore, cinese, la Cosco, permetterà alla Russia di continuare i suoi affari .Così come nell’ambito della messaggistica finanziaria, si passa da Swift alla cinese Cips. Proprio ieri la corrispondente de Il sole 24 Ore dava notizia che la merchant bank pubblica cinese Citic ha intenzione di allargare il suo campo d’azione con Cips a livello internazionale, anche con lo yuan digitale. Guido Salerno Aletta ieri pomeriggio ha passato brillantemente le opzioni in corso tra Russia e Cina. Per questo invito tutti voi a leggerlo e, possibilmente, a lasciare commenti. Grazie e buona lettura.
Categoria: Economia
Ho avuto il piacere di avere una proficua discussione telefonica con un consulente di alta direzione, 30 anni di management presso gruppi famosi italiani, laureato alla Sapienza con Federico Caffè. Gli chiedo, alla luce degli eventi bellici, che effetti avrà sul sistema industriale. Leggetelo: ” faccio una premessa, vale a dire la questione del debito. L’Italia pre-pandemia aveva già un debito pubblico alto, poi con il covid lo Stato è dovuto intervenire per sostenere imprese, commercianti e disoccupati, spesa corrente, quel che si dice “debito cattivo” che non porta ad investimenti con moltiplicatori superiori a uno. Si è dovuto fare ma il debito deve essere ripagato. Mi dice lei come si farà? Spostando la tassazione dai redditi ai patrimoni, aumentando le rendite catastali, visto che il risparmio degli italiani è un multiplo del debito pubblico. Nei media le notizie economiche importanti vengono dette in quattro righe, buone per gli addetti ai lavori, mentre i giornali sono pieni di notizie economiche irrisorie per la loro importanza. E’ intervenuta la politica monetaria, ma Caffè diceva che è come un’aspirina, fa abbassare la febbre ma non la fa passare. Un dato sottaciuto dai media è il rapporto derivati/pil mondiale, che è pari a 33/1. Mi dice lei cosa potrebbe succedere? I tassi di interesse sono negativi, la Bce, per le tensioni inflazionistiche, aumenterà forse i tassi di interesse, dopo la Fed. Se succedesse l’intero sistema economico collasserebbe per i debiti contratti e perché tutta questa liquidità è finita alla speculazione che ha trovato un asset allocation con rendimenti più alti. Mi dice lei in cosa essere ottimisti? La grande impresa italiana è andata via, rimangono le PMI, magari eccellenti, ma che non riescono a muoversi in questa complessità economica, sono ex artigiani brillanti che non sanno districarsi nella finanza e con esposizioni bancarie a breve termine. Ora c’è il conflitto ucraino, dopo la pandemia c’è lo shock energetico, assieme agli aumenti dei tassi è un mix micidiale che farà saltare il sistema industriale”.
Gli domando: eppure dottore nel 2021 c’è stato il record delle esportazioni, cosa vuol dire? Mi risponde: “le faccio una domanda io. Quanto è caduto il pil nel 2020? Del 9% giusto? Lo sa quanto abbiamo recuperato?” Gli ribatto, 6.5%. Lui fa: ” di questo la gran parte deriva dal Superbonus, spesa pubblica, al netto di questa voce abbiamo recuperato appena l’1,5% netto”.
Gli chiedo se si riapre il fronte sud della Via della Seta, lui ribatte” cosa esportiamo, nei prossimi tre anni quante PMI rimarranno visto che ci sarà una carneficina economica? Sa cosa diceva Caffè? L’economista ragiona a lungo termine, il politico a breve, non prende mai decisioni impopolari e se nessuno le prende mi dice lei come facciamo?”.
Alla fine cita Galbraith, il Grande Crollo, affermando che l’economista americano scriveva del crollo del 1929, noi abbiamo avuto quello del 2008, la bolla esplosa, poi alimentata ancora e pronta a scoppiare nuovamente. Mi dice: “lo sa che la Bce ha avuto perdite sul Qe? Si rende conto, una banca centrale con tassi negativi, fuori da ogni logica, che ha perdite. A questo punto siamo”.
Lo ringrazia e ci siamo promessi che ci risentiremo.
Ieri domenica, vedevo un pò di siti, media italiani, ma li scartavo, tutti che invitavano alla guerra. Poi sono andato su facebook. E ho visto due post. Uno, di Gudo Salerno Aletta, allarmato dalla follia delle cancellerie occidentali, l’altro, dell’analista Pierluigi Fagan, che mi ha fatto riflettere molto. Guarda caso alle 5:30 di stamane mi arriva un messaggio vocale di un direttore di una multinazionale asiatica, business advisor, Spatto, che, sulla base di un articolo di visualcapitalist.com, dice le stesse cose. Ho trascritto di tutta fretta, prima di iniziare a lavorare, il file audio, potrebbero esserci degli errori per la qual cosa mi scuso. Lo lascio parlare: “ciao, ti mando un messaggio, cerco di fare un intervento un po’ analitico; leggo su molti giornali stranieri e italiani soprattutto voci che danno per scontato un passaggio e cioè l’unione della Russia alla Cina ma non danno per scontato l’altro passaggio, l’unione dell’Europa agli Stati Uniti. Allora è su quest’altro passaggio che io vorrei soffermarmi, magari se tu non la pensi come me può intervenire, possiamo fare un dibattito. Il problema è molto semplice, non credo che l’escalation verbale e di baggianate che dicono le cancellerie europee sia dettato dalla follia e basta, ovviamente gioca anche l’impreparazione, ovviamente gioca anche il basso profilo culturale di questi personaggi, penso Di Maio, penso anche il ministro degli esteri inglese che sbaglia le mappe non conosce neanche la geografia, ma ovviamente tutte queste componenti agiscono come agivano durante la gestione pandemica, dove tutti si erano trasformati in improvvisati virologi da bar sport .Oggi ci sono ministri degli esteri che hnnoa una cultura da bar sport e in questo senso bisogna rimpiangere i grandi della Prima Repubblica italiani e i grandi che hanno fatto l’Europa nel dopoguerra dai Curchill a De Gaulle fino arrivare alla Merkel, giganti al confronto di questi nanetti. Quindi si può che ci sia la follia, puoi esserci l’impreparazione ma non credo.
Questa escalation di parole, mandiamo le armi centomila Hardy dice il cancelliere tedesco,, su la spesa militare tedesca, mandiamo 500 milioni di armi letali 450 armi letali, 50 milioni di euro di carburanti all’Ucraina, quindi praticamente in entrata in guerra; che differenza ci sarà mai tra un Ucraina nella Nato e Ucraina armata dalla Nato, non credo che vi sia molta differenza, quindi mi sto interrogando sul questa escalation fino arrivare al blocco della banca centrale russa, al blocco dei pagamenti internazionali fino a qualcuno che delira su blocco delle carte di credito dei circuiti visa master card a tutti i cittadini russi per mettere pressione su Putin. Allora se invece guardiamo da un punto di vista razionale potrebbe essere che dietro questa escalation verbale ci sia in atto un piano e qual è il piano? Il piano è staccare l’Europa dalla Russia indubbiamente, costruire il Ttp, praticamente il risultato è che gli europei in questo trattato economico si vanno a collegare con l’altro che fu lavorato da Obama e poi portato avanti dai giapponesi per l’Asia, praticamente la costruzione di un’area economica che ha quasi miliardo e 300 milioni di abitanti ma che rappresenta il 60% del gdp mondiale. Ora le ultime statistiche danno intorno a 94 trilione la somma tra gli Stati Uniti e l’Europa, poi bisogna aggiungerci appunto l’Australia, la Nuova Zelanda, il Canada, l’Inghilterra e così via fino arrivare quasi 60%, quindi l’idea io penso che sia quella di costruire nel mondo una cortina di ferro economica divisa in 2 :da un lato il capitalismo occidentale, dall’altro lato qualunque altra roba sotto il concetto ombrello di dispotismo autoritarismo dittatoriale ecc. Certo, ora a questo passaggio corrisponderebbe un rientro dell’industria delocalizzata in paesi esteri in Europa e questo avrebbe come passaggio obbligato la spinta sul mercato interno . E’ chiaro che un’area che presenta 60% del gdp ha un potere di pressione enorme nei confronti non so di un paese del nordafrica non schierato, di un paese del mediterraneo tipo l’Egitto, pensiamo un paese tipo l’Indonesia, Singapore, la Tailandia, pensiamo a un paese tipo il Pakistan . Paese tipo l’india avrebbe il potere di ricatto fortissimo se venisse detto o tu stai con noi o tu stai contro di noi ed esci da circuito finanziario, esci dalle possibilità di pagamenti, esci da tutto Cioè potrebbe che su questo che mi sto ponendo ci sia una logica in questo che a noi pare una follia delle cancellerie”
Sul mercato interno come la mettiamo? Lui risponde: “Ogni mercato interno a una propensione al consumo, dettato dalla mediana demografica, Il Ttip ha una media alta, ma non altissima, rispetto alle aree “dittatoriali”, ma con l’entrata nell’area di paesi come Turchia o Egitto la mediana si abbasserebbe. In più farebbero rientrare le produzioni.”
In Europa dovrebbero abbassare il rapporto export/pil, mentre la Cina ha un rapporto export pil al 17%, il più basso al mondo. Come faranno?
“Devi ragionare come macroarea, Ttip non come Europa. Se il piano americano andasse in porto la Cina non avrebbe più la forza di essere il polo della crescita mondiale ma soltanto della sua area di riferimento geopolitica.
E così il piano americano avrebbe ottenuto quello che si voleva. Fermare la perdita di centralità in questo secolo. Fermare o rallentare la propria decadenza. La Cina collassa perché la sua borghesia creata da Deng è legata ai circuiti finanziari mondiali e alla logistica mondiale. Senza di essa la borghesia cinese collasserebbe e porrebbe problemi di tenuta alla dirigenza cinese. Ci dobbiamo aspettare 20–30 anni di arretramento della Cina, questo penso. Ma siamo sicuri che la Cina starà al gioco americano .Cosa potrebbe fare di alternativo nel mercato mondiale? Questi sono i temi attuali per un pensiero strategico alternativo al metodo americano”.
Il dibattito è aperto, chiunque volgia intervenire è ben accetto.
Non mi addentro nelle tematiche della guerra, voglio fare un’altra considerazione. Nei siti cinesi durante l’ultimo anno e mezzo si dava conto dell’esplosione dei transiti ferroviari, anche a seguito del boom dei prezzi dei noli marittimi, tra la Cina e l’Europa. Il mercato era arrivato a valere il 14% dell’intero interscambio Cina Europa. Il transito passava per la Russia, la Bielorussia e l’Ucraina, per poi arrivare a Duisburg, Germania, dove c’è uno snodo merci fondamentale per l’intera Europa. La stessa Italia era arrivata a programmare transiti ferroviari con la Cina, attraverso lo snodo di Melzo, in Lombardia. Il transito ferroviario suggellava l’asse Germania ,Russia Cina, un asse commerciale ma che aveva ricadute politiche visto che era criticato dagli Stati Uniti. Non solo gli Usa, inglobando l’Ue nella guerra con la Russia, hanno bloccato North Stream, non solo ci saranno sanzioni che colpiranno la Russia e come un boomerang l’Ue, ma lo stesso interscambio ferroviario con la Cina si bloccherà con conseguenze gravi per gli esportatori europei. Certo, c’è il mare, ma il costo dei noli marittimi è esplosivo da due anni e molti piccoli operatori non se li possono permettere. Viene dunque bloccato il fronte Est. Gli Usa avevano già bloccato il Fronte Sud (Italia) con i repentini cambi di politica governativa ed estera nel nostro Paese, che nel giro di tre anni passava dall’accordo sulla Via della Seta e ostracismi diplomatici fomentati dagli americani. Ai cinesi rimane il Pireo, ma non ha linee autostradali e ferroviarie. La Cina dunque perde una parte dei commerci con l’Ue. Gli Usa a questo punto si rivolgeranno al Mar cinese meridionale per bloccare i traffici marittimi cinesi e fomenteranno rivolte in Egitto per bloccare il canale di Suez. Alla Cina rimane l’Asia e l’asse Cina, Russia, Pakistan e Iran, un blocco unico capace di compensare le perdite europee. Di fondamentale importanza il “Corridoio Pakistano” che la Cina ha ultimato e che arriva al porto di Gwdar. Se questo blocco regge e si sviluppa, assieme al Rcep, la storia dei commerci internazionali potrebbe dopo secoli cambiare, con perdita di centralità europea. Tre di questi paesi sono potenze atomiche, la Cina da anni contribuisce alla loro industrializzazione in cambio di sbocchi al mare e/o materie prime. Non ho idea di come finirà in Ucraina, il fronte est commerciale è perduto. Si tratta di vedere quali altri verranno aperti. Di certo, l’Europa ci perderà. Aver rinunciato ad una propria autonomia strategica e aver seguito gli americani, che altro non volevano che la rottura dell’asse Germania Russia Cina sarà nei prossimi decenni fatale.
Metto il link apparso oggi pomeriggio su Teleborsa sulla crisi Ucraina dell’economista Guido Salerno Aletta. Come sostenevo due giorni fa, e come chiaramente espresso da Salerno Aletta in questo pezzo, gli Usa vogliono la dollarizzazione dell’Europa. Già con Saddam Hussein ci fu la guerra iraqena perché voleva commerciale il petrolio in euro. Prima ancora la guerra jugoslava agli inizi del percorso dell’euro. Ora Cina e Russia che vogliono commerciare in rublo, yuan ed euro. Si metta pure North Stream, che avrebbe sigillato un’alleanza di ferro Germania Russia in euro, esiziale per il dollaro e il quadro è completo. Forse se la smettessimo di andare dietro notizie dei media ufficiali potremmo avere un quadro della situazione chiara. Occorre dire che gli Usa sono fortemente indeboliti, hanno una posizione finanziaria netta estera negativa per la sbalorditiva cifra di 11 mila miliardi. Da qui la crisi ucraina, che è un attacco all’Europa e all’euro. Se non vengono fermati l’Ue si ritroverà fortemente immiserita, dollarizzata e colonizzata dagli Usa, una strategia americana fatta anche per impedire la saldatura tra l’Ue e l’immenso continente asiatico, dopo quello russo. La potenza talassocratica americana utilizza tutte le armi, financo finanziarie, per attrarre capitale, al fine di impedire queste saldature. Guido Salerno Aletta offre una disamina degli ultimi 50 anni. Buona lettura.
La crisi è in Ucraina, lo scontro è sull’Euro | Teleborsa.it
Chiariamo una cosa: da quando l’Unione Europea ha incominciato a parlare di esercito europeo, collegato ma autonomo dalla Nato, e da quando la Von der Leyen ha annunciato una strategia diplomatica, produttiva, industriale e militare europea, le cose sono precipitate. Ora è il Donbass, per il quale la Cina è stata chiara, tutti devono attenersi al diritto internazionale. Ma non è questo il punto: la situazione si è aggravata da aprile scorso con l’impennata dei costi energetici, a tal punto che ormai molte fabbriche, pur piene di ordini, sono ferme perché i costi non sostengono i prezzi di vendita. Ne parlava su questo blog il 31 dicembre scorso un industriale, una voce autorevole, sul campo, che dichiarò che già l’ultimo trimestre del 2021 era stato difficilissimo. L’Ue ci ha messo del suo, con l’idiozia della transizione energetica: l’automative tedesco, e i subfornitori italiani, sono per questo al tappeto. La Germania è in grossa crisi, sta tentando, mediante forti sussidi, una riconversione industriale, ma ci vorrà tempo. L’Ue ha trovato uno sfogo commerciale nel 2021 in Asia, principalmente in Cina (da qui i record di export italiani nello scorso anno). Il primo gennaio è entrato in vigore il RCEP, accordo di libero scambio asiatico, con Cina in testa. L’Ue vuole agganciarsi, dopo aver pensato all’esercito europeo. Troppo per gli Usa, alle prese con una posizione finanziaria netta estera estera negativa per 11 mila miliardi di dollari. Ecco allora arrivare il caos europeo, fomentato dall’amministrazione americana democratica, che fa seguito al caos del Mediterraneo sud per mano di Obama. Creare il caos, azzerare, mediante il boom dei prezzi energetici, il surplus delle partite correnti europee, dirottare l’immenso risparmio europeo, in primis tedesco e italiano (ne dò notizia da mesi sulla posizione finanziaria netta estera positiva per 105 miliardi, denaro che va all’estero, principalmente Wall Street), verso i sicuri lidi americani e da qui sostenere il dollaro, ferito dall’accordo sul gas russo cinese scambiato in rubli e yuan. Ci si metta pure lo yuan digitale della Banca Centrale cinese e la minaccia al dollaro è esiziale. L’Europa diviene campo di battaglia, tra Cina e Usa, con in mezzo la Russia (non foss’ altro per il suo ruolo militare e per l’energia). Si ammazza l’Europa per togliere mercato di sbocco ai cinesi e per impedire il l’unione commerciale di fatto tra Ue e Rcep. Oggi su Il quotidiano del Popolo (Cina) vi sono diverse notizie riguardo a future politiche fiscali espansive cinesi (anche la politica monetaria diviene “flessibile”). Questo per parare il colpo della probabile diminuzione di mercato di sbocco cinese, in primis in Ue. Ci si affida ancora una volta al mercato interno. Gli Usa divorano il risparmio europeo nella carta, la Cina amplia il suo mercato interno. Strategie opposte di accumulazione, l’una di asset inflation, buona giusta per una decina di milioni di benestanti americani (100 milioni di non forza lavoro in Usa, Marx li avrebbe definiti i “lazzari”), la Cina espande la sua classe media portandola a 500 milioni di persone. Il conto verrà nei prossimi anni e ci dirà chi aveva ragione.
PRAGMATISMO ED IDEOLOGIA
Forse sarò ripetitivo parlando di Cina. Il fatto è che vedo siti americani, francesi, occidentali in genere. Parlano soprattutto di miliardari, o ci sono editoriali di miliardari che dicono ai governi cosa fare. L’altro giorno su Il sole 24 ore c’era un editoriale di Soros, una pagina intera di tiritera contro Xi Jinpging e nulla sulla società americana (evidentemente non ha difetti, per lui) e/o europea. Un eurocentrismo che ormai ha fatto il suo tempo. In questi giorni vedo siti cinesi, celebrativi del Capodanno e delle Olimpiadi e celebrativo dei discorsi di Xi. Questi ultimi non mi interessano, non li leggo, ma c’è una particolarità. Nei siti cinesi quasi ogni giorno ci sono editoriali economici schietti, con cifre e numeri (puoi farti un’idea), spesso autocritici, non si accontentano mai, vogliono sempre il meglio. La loro è una conoscenza economica che non si vede in Occidente da almeno 30 anni, per questo è piacevole, per un economista, leggerli, perché fanno analisi economica. Milano Finanza e Sole 24 ore non si possono leggere, è tutta pubblicità per realtà finanziarie ed industriali, ma non c’è quasi mai qualcosa di macro economico. Forse è il percorso universitario degli ultimi decenni che ha preferito studiare l’azienda, un percorso micro che non dà un quadro generale. Per cui preferisco i siti cinesi, abbiate pazienza, pretendo di studiare, non di sapere quanto è bravo un miliardario. Perché l’economia è pragmatismo, ricerca di soluzioni, nel mentre la stampa occidentale ormai fa solo ideologia da quattro soldi. Ad esempio, quello che passa oggi su Il sole 24 Ore. C’è un editoriale di Marco Fortis, il consulente economico del Governo Renzi, che da anni celebra le gesta dell’industria italiana. Oggi dice di continuare politiche dell’offerta (soldi alle aziende) per rafforzare la posizione patrimoniale estera, che lui stesso riconosce essere passata da una situazione debitoria ad una situazione creditoria. Nei miei studi degli ultimi anni, pubblicati su Lantidiplomatico e ora sul blog, racconto sta storia. Ora, a novembre la posizione finanziaria netta estera italiana è positiva per 105 miliardi di euro, vale a dire abbiamo più crediti che debiti. Fortis non si accontenta, vuole aumentare ancora, crediti che vanno a finire a Wall Street, Londra e Francoforte, con il 20% della popolazione italiana che campa di questo e non fa un cacchio dalla mattina alla sera se non locali e vacanze. Tutto a spese di bassissimi salari e precarietà diffusa (l’89% dei nuovi contratti è a termine). Uno schiavismo di fatto celebrato da Il sole 24 ore di oggi e non c’è nessuno che a questo signore lo mandi a quel paese. Degrado della scienza economica e della cultura in genere italiana. Celebrazione della ricchezza dei miliardari, e misera per chi lavora. Non sanno dire altro.
Oggi faccio parlare un signore, specialista della logistica, che sta sferrando un colpo alle multinazionali transnazionali dei trasporti marittimi, che eseguono gli ordini di Davos e del Great Reset. Si chiama Mikhail Voytenko, russo, navigatore professionista della marina mercantile, per istruzione ed esperienza precedente. Possiedee e gestisce il sito web del Bollettino Marittimo da più di 10 anni. “Gli spedizionieri assaporano la speranza di una ripresa delle esportazioni nel 2022, anche se tutti i problemi, che hanno colpito le spedizioni dopo la dichiarazione della “pandemia”, permangono e continuano a peggiorare: tariffe di trasporto alle stelle e costi del carburante; grave carenza di contenitori vuoti; colli di bottiglia nei principali porti container USA/UE (oltre all’improvvisa irrazionale politica cinese “zero-covid”). I fondamenti del loro ottimismo restano quindi un mistero. Le tariffe di trasporto sono aumentate del 200-300%, così che il costo del trasporto FEU sulle rotte tra Thailandia e Stati Uniti è balzato da $ 5.000 a $ 15.000. Gli elevati costi del carburante e l’impatto della “pandemia” rimarranno nel 2022, aumenteranno solo i loro effetti negativi, senza alcuna mitigazione in vista.
Ancora una volta, come hanno fatto all’inizio del 2020 con l’inizio della vaccinazione di massa, gli esperti di navigazione prevedono la ripresa dell’economia mondiale. Ancora una volta, non possono essere più lontani dalla realtà: non c’è ripresa nel futuro previsto; così come nessuna immunità di gregge.Costo “Spedizione a zero emissioni”: chi deve pagare? Non major, ovviamente.
L’agenda del “cambiamento climatico” si sta facendo strada, spingendo tutti i costi verso l’alto e, per come va, presto sferrerà il colpo di grazia alle economie occidentali già al collasso, quindi molti produttori asiatici, con ogni probabilità, dovranno affrontare un nuovo problema emergente nel 2022: crollo della domanda. Gli spedizionieri, gli spedizionieri e gli acquirenti finali devono pagare il prezzo della “spedizione a emissioni zero”, non le principali società di spedizioni. Per quanto ancora l’economia globale sarà in grado di resistere a questa follia senza sosta, chiamata “Great Reset” o “Agenda-2030”? È impossibile fare previsioni. Cambiamenti climatici, covid e strozzature non bastano, arriva una nuova botta. Come se tutto quanto sopra elencato non bastasse, le principali compagnie di container stanno per colpire gli spedizionieri/spedizionieri delle PMI con un nuovo, potente, colpo:
“Migliaia” di piccoli spedizionieri temono per la loro sopravvivenza in seguito alla decisione di Maersk di offrire loro solo il suo prodotto Maersk Spot. Gli spedizionieri più grandi si sono assicurati contratti a lungo termine con altre linee, ma gli spedizionieri più piccoli non sono in grado di seguire l’esempio.
“Questa situazione creerà sicuramente sconvolgimento nel mercato, perché le regole del gioco stanno cambiando e ci sarà una nuova selezione naturale nel nostro settore.
“Dovremmo pensare a come unire le forze e le risorse per affrontare la situazione. L’anno sarà molto difficile per sopravvivere”.
Spera che sia solo Maersk – ovviamente no, ovviamente altri giganti seguiranno l’esempio, sono le loro tattiche nella guerra contro le PMI, siano esse spedizionieri, spedizionieri, armatori, produttori o rivenditori. È tutto nella tabella di marcia di Great Reset, e se la consideri ancora una “teoria del complotto”, non una realtà, vai a prendere il tuo prossimo colpo di richiamo, per incontrare il tuo fallimento in modo rilassato, non preoccuparti. Le PMI sono i principali nemici di Great Reset, mentre le corporazioni monopolistiche transnazionali sono i principali strumenti per attuare i piani anti-umani dei globalisti, è tutto molto semplice, come tutto con il Male, alla lunga. Maersk non interrompe la PMI per un capriccio, Maersk sta semplicemente effettuando ordini.
Ma non è la fine del mondo, ecco il lato positivo: come uccidere il monopolio delle major dei container
Ovunque, e in particolare in Asia, i caricatori stanno attivamente cercando altre opzioni per evitare i “servizi” delle major di linea. E stanno trovando tali opzioni, minando le major (ONE Alliance in cima alla lista) in modo basilare. I produttori thailandesi, ad esempio, spediscono le loro merci con portarinfuse e navi da carico generale, in container o scatole, o alla rinfusa. Le merci deperibili si stanno spostando dai container refrigerati ai container refrigerati convenzionali – ciao ciao ONE e i tuoi “servizi” di riferimento. Qualsiasi tipo di trasporto si sta rivelando meno costoso di quanto le major abbiano brandito “efficienza”. I loro “servizi” sono esorbitanti, inaffidabili e, per di più, non sicuri. Se c’è un’antitesi all'”efficienza”, è sicuramente il servizio di linea delle major.
Nell’estremo oriente russo, caricatori e armatori stabiliscono nuove mini linee di container, trasportando container da/per Corea, Giappone e Cina; e porti nordamericani. I caricatori si spingono così lontano in alcuni casi, che noleggiano tweendecer o bulker e pagano per il loro rimontaggio, solo per spedizioni di sola andata: diverse centinaia di container negli Stati Uniti. Sta ancora venendo fuori più economico, più sicuro e più affidabile dei “servizi” in stile bolschevico (o in stile mafioso, che è essenzialmente dello stesso carattere) delle major di linea. Grazie major, ora perdetevi.
I caricatori e i produttori thailandesi, come qualsiasi altra nazione nella regione, devono pensare al futuro – e un futuro prospero, sicuro e sovrano risiede nei vettori nazionali, di proprietà e gestione statale/privata. Le nazioni non possono fare affidamento su giganti monopolistici, se vogliono assicurarsi la loro stabilità economica e mantenerla così. La sovranità della nazione è incompatibile con i mostri transnazionali.
Ci sono altri modi oltre alla creazione di vettori nazionali, essendo probabilmente la cooperazione regionale, molto promettente in questo senso. Che ne dici delle compagnie di navigazione tailandese-russe? I porti dell’Estremo Oriente russo sono effettivamente, le porte del Pacifico settentrionale, gli hub, in grado di trasbordare le merci destinate al Nord America, o al Giappone, o alla Corea, o alla Cina, evitando le strozzature e, in sostanza, il disastro”.
Come vedete ci sono tanti managers ed esperti che ragionano in termini analitici meglio dei centri comunisti e di Confindustria.
IL TRIONFO DEL CAPITALISMO ASIATICO
Le pagine successive tengono conto della performance della cinese Cosco e le sue ricadute sui dipendenti. Medesimo cosa si può dire della Evergreen taiwanese. La mentalità è la stessa. Procediamo per gradi.La sera del 24 gennaio, COSCO SHIPPING Holdings, la principale compagnia di spedizioni di container, ha emesso una previsione di performance. La società prevede un utile netto di circa 89,3 miliardi di yuan nel 2021, con un aumento di circa 8 volte anno su anno, che sarà la migliore performance annuale nella storia dell’azienda.
Secondo il calcolo preliminare della società, nel periodo di rendicontazione, il volume di trasporto (TEU) del business container shipping della società dovrebbe essere di circa 26.912 milioni di TEU, con un aumento di circa 567.500 TEU rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente , con un incremento di circa il 2,15%; si stima che l’utile ante interessi e imposte (EBIT) della società sia stato di circa 131,52 miliardi di RMB, con un aumento di circa 113,48 miliardi di RMB o circa il 629,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Continuando l’elevata crescita nei primi tre trimestri del 2021, l’ultima previsione di performance di COSCO SHIPPING Holdings mostra che l’utile atteso della società nel 2021 è di 89,28 miliardi di yuan, un aumento anno su anno del 799,3%; si prevede che l’utile netto dopo aver dedotto le organizzazioni non profit nel 2021 sarà di 89,14 miliardi di yuan, con un aumento anno su anno di circa l’829,2%. Nel 2020, l’utile netto annuale di COSCO SHIPPING Holdings è stato di 9,93 miliardi di yuan. A partire dalla fine del 2021, COSCO SHIPPING Holdings stima che l’utile non distribuito in bilancio della società madre sarà di circa 27,78 miliardi di yuan, ponendo le basi per la corretta attuazione del dividendo in contanti del 2021. La società ha precedentemente dichiarato che prevede di avere condizioni di dividendo in contanti entro la fine del 2021 e il piano di dividendi specifico sarà divulgato insieme alla relazione annuale 2021. Complessivamente, COSCO SHIPPING Holdings ha ottenuto la migliore performance della storia nel 2021, con un guadagno medio giornaliero di quasi 245 milioni di yuan. Tuttavia, va segnalato che l’ultima previsione di performance rilasciata da COSCO SHIPPING Holdings è leggermente inferiore alle aspettative ottimistiche di alcuni istituti sui precedenti “100 miliardi di utile netto”. Inoltre, secondo il livello di profitto annuale previsto di 89,3 miliardi di yuan, il tasso di crescita dell’utile di un trimestre di COSCO SHIPPING Holdings nel quarto trimestre è rallentato rispetto al trimestre precedente. Nei primi tre trimestri del 2021, l’utile netto dell’azienda ha raggiunto 67,59 miliardi di yuan, con un aumento anno su anno del 1650,97%. Tra questi, nel terzo trimestre, la società ha realizzato un grande profitto di quasi 30,5 miliardi di yuan e l’utile giornaliero nel trimestre è stato di circa 331 milioni di yuan. L’aumento sia del volume che del prezzo è il motivo principale dell’impennata delle prestazioni di COSCO SHIPPING Holdings. Per quanto riguarda le prospettive del settore, COSCO SHIPPING Holdings ha recentemente risposto alle domande degli investitori e ha analizzato che nell’ultimo anno, a causa del continuo impatto dell’epidemia globale, si è verificata una carenza di manodopera nei principali porti d’oltremare. La contraddizione tra domanda e offerta è evidente. Le autorevoli istituzioni di ricerca marittima internazionali stimano che la perdita di capacità effettiva globale dovuta a fattori come la congestione portuale sarà del 17%. Tuttavia, a causa della maggiore congestione degli ultimi mesi, l’effettiva perdita di capacità effettiva sarà maggiore e si prevede che la capacità effettiva globale andrà perduta nel 2022. 12%, nel 2022, il mercato dei container sarà ancora in uno stato di approvvigionamento carenza. Allo stesso tempo, l’azienda ritiene che con l’entrata in vigore dell’accordo RCEP all’inizio dell’anno, migliorerà significativamente il livello di integrazione economica regionale nel sud-est asiatico, aiuterà la regione a formare catene di approvvigionamento e catene del valore basate su dati comparativi vantaggi e formano un effetto di “creazione commerciale”. Secondo le previsioni dell’UNCTAD, la riduzione delle tariffe, ecc. aumenterà il volume degli scambi nella regione di circa 42 miliardi di dollari USA e il nuovo effetto commerciale nella regione sarà di circa 17 miliardi di dollari USA, il che andrà a beneficio dei consumatori dei paesi membri e fornirà anche alle imprese del commercio estero e alle imprese di navigazione opportunità di mercato. Ora le ricadute sui dipendenti.
Le compagnie di navigazione asiatiche stanno offrendo mega bonus ai dipendenti in mezzo al boom delle tariffe di trasporto, con il gigante statale cinese Cosco Shipping Holdings Co. che distribuisce fino a 30 volte lo stipendio mensile di un lavoratore, secondo Caixin Global.
Cosco sta distribuendo gli enormi bonus di fine anno ai dipendenti, incluso il personale di vendita e marketing, ha affermato Caixin, citando i dipendenti dell’azienda. Anche altri caricatori stanno distribuendo generose ricompense. Un lavoratore della Evergreen Marine Corp. ha ricevuto un bonus di fine anno che era quasi 40 volte il loro stipendio mensile, secondo il quotidiano.
Come afferma un mio amico manager italiano in Asia, “Modello asiatico vince in quanto lega sempre i dipendenti agli esiti aziendali”. “La forza di un regime si costruisce dando un dividendo dello sviluppo”. Potrebbe sembrare un modello corporativo, ma in Italia dal 1992 vige il neocorporativismo con effetti opposti, vale a dire diminuire i salari. In Asia li si lega alle performance, da noi, anche quando le aziende vanno benissimo, ci sono salari bassi. Ecco perché l’Asia vince su di noi.
In queste riflessioni dei giorni scorsi occorre analizzare il conflitto tra il capitalismo e la lotta di classe da parte dei lavoratori in tutto l’Occidente negli anni settanta. I capitalisti passarono alla controffensiva con la Trilaterale, incominciando dal Cile e le bombe in varie parti d’Italia. Sostanzialmente vollero riportare le lancette della storia indietro di un secolo e mezzo (disconoscendo la natura progressiva del capitale). E’ come se nel ‘700 della Rivoluzione francese si disconoscesse Colombo del 1492 per ritornare alle Sacre Scritture, come se le Americhe non fossero mai esistite. Ma la contraddizione capitale lavoro è che i capitalisti riportano il lavoro precario, parziale, eliminano quello a tempo indeterminato, ma al contempo devono aumentare i consumi e se questi aumentano aumenta la produzione, facendo rinvigorire i salariati. S i trova tra Scilla e Cariddi il capitale, una contraddizione risolta con il credito al consumo e con l’indebitamento, foraggiato dalle sue banche centrali, ma è un gioco che nel 2007 finisce, continua tuttora immarcendosi ma non ha più quel vigore di un tempo. Allo stesso tempo Rosa Luxemburg sosteneva che il capitale per entrare in crisi definitivamente occorre che tutti i paesi siano capitalisti. La Cina si è sviluppata grazie ai capitali americani e grazie alla tecnologia Usa, anch’esse foraggiate dalla Fed. Ora, dopo 30 anni, la Cina si espande economicamente rendendo capitalisti paesi estremi dell’Asia centrale e dell’Africa. Potrebbe essere una minaccia per gli americani ma al contempo, per essi, un’opportunità perché vedrebbero aprirsi mercati per le loro multinazionali. Il tutto in un contesto ottocentesco, i capitalisti negarono i progressi del capitale e per andare avanti devono fare un salto qualitativo repressivo. La popolazione carceraria americana nel 1975 era di 300 mila unità, nel ’76 iniziò la controffensiva dei capitalisti in quel paese e ora siamo a circa 5 milioni di unità, tra carcerati (due milioni), domiciliari e braccialetto elettronico (3 milioni). I capitalisti hanno negato la modernità pur di sopravvivere, non si tratta di riportare indietro la storia ma di farla avanzare. Dopo il 1973 si è tornati indietro di un secolo e mezzo. Non sono moderni, la modernità appartiene ai vinti.